.
Dice un sogno transferale: “Sono a casa di zio T. lui arriva dal lavoro si mette in mutande lunghe ed io è come se stessi dormendo. C'è anche la nonna materna e loro parlano di ambate come se giocassero a lotto insieme. Poi dico che P., figlio di zio T., riceve degli anelli di plastica gialla che non so a cosa servono. Taluni a forma di quadrato aperto su un lato, altri a forma di quadrato chiuso. Dicono che per poterli usare deve dimagrire".
Questo sogno richiede una premessa.
Ho conosciuto ed incontrato più volte questo giovanotto, ora sui 35/40 anni, affetto da autismo una decina di anni fa, e forse più, nei corsi di nuoto.
L'ho reincontrato casualmente stamane e come al solito mi ha attaccato un "bottone" riferendomi sempre sugli stessi argomenti sui quali mi riferiva in quegli anni.
Ha una personalità di un quattordicenne e so che ha preso il diploma di scuola superiore.
Le quattro chiacchere di stamane hanno prodotto nel mio sonnellino pomeridiano il sogno transferale di cui sopra.
Il quale rappresenta il principio maschile (lo zio) e quello femminile (la nonna) nonché il simbolo (e quindi le relative informazioni) della coscienza "aperta" alla realtà, e perciò dissociata (l'anello quadrato con solo tre lati, aperto su un lato), e quello della coscienza di Sé (l'anello quadrato con tutti i suoi quattro lati).
Come a dire che se l'imprinting infantile non avesse strutturato una coscienza che ha castrato e represso il tutto nell'inconscio questo giovane sarebbe potuto diventare come qualsiasi persona c.d. "normale" e non un giovane con un gravissimo disturbo della personalità.
Quanto meno nel caso osservato l'autismo potrebbe essere una delle patologie causate da un imprinting infantile particolarmente ostile che ha impedito alla coscienza infantile di integrare in sé il "minimo sindacale" per strutturare una coscienza c.d. "normale" (cioè "solamente" dissociata).
(scritto il 11/6/25)