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Da molto tempo ormai ho cominciato sempre di più ad ascoltare, ad osservare.
Senza esprimere giudizi o valutazioni ma, oh si!, questo si!, a cercare di capire il senso, il significato di ciò che ascolto, di tutto ciò che osservo.
E molto spesso, troppo spesso osservo l'odio inconscio (che si manifesta, appena mascherato, con il disprezzo profondo pressoché inconscio esso pure) verso i figli.
E non sto parlando di genitori criminali ma di gente assolutamente comune.
Spesso di buona od ottima cultura.
E lo osservo nei genitori verso i loro figli e soprattutto negli effetti patologici sia a livello psichico che a livello fisico che quell'odio parentale inconscio e quel disprezzo nemmeno tanto nascosto ha prodotto nei loro figli.
Si sà, i bambini spesso sono fastidiosi, rumorosi, sporcano il letto, non fanno dormire, ci distraggono da ciò che ci interessa veramente: La TV, i social network, le chiacchiere con le amiche e gli amici, il lavoro, la carriera, i soldi, ecc., ecc.
E qualche genitore sbuffa ed accusa talora quei suoi figli di essere "una cosa inutile".
Sbuffa o talora picchia.
E non parliamo dei bambini e delle bambine straziate dalle guerre.
"UNA COSA INUTILE: Non un essere vivente ma una cosa, un oggetto inerte, per di più INUTILE".
Ma nessuno di quei bambini, di quelle bambine ha chiesto di venire al mondo.
Che effetto farà una definizione siffatta nella coscienza di quel bambino, di quella bambina, di quei bambini?.
E se si imprimerà in quella coscienza infantile non l'immagine del suo Sé, della sua reale natura ma la falsa informazione (lo schiaffo. l'insulto, l'offesa, il rimprovero, l'indifferenza, ecc., ecc) che egli, il piccolo essere umano che quella coscienza sottende, è UNA COSA INUTILE?.
Come sarà da adulto quel bambino, quella bambina?.
Come si comporterà, come si sentirà, come vivrà la sua vita?.
(scritto il 04/6/25)