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Con l'uccisione di Falcone e delle loro scorte i politici mafiosi ed i mafiosi che capiscono di politica più dei politici stessi hanno avuto la vista lunga.
Ed il crollo della tensione antimafia nella politica e nella coscienza dei cittadini ha favorito politiche che agli interessi mafiosi ben si confanno.
Interessi mirati all'arricchimento personale e di "famiglia" e che usano l'omicidio e la strage (continuazione della politica con altri mezzi) con la stessa disinvoltura con il quale sostengono partiti ed ideologie a quell'arricchimento confacenti.
E certe ideologie, che rendono cieche e strabiche le coscienze, credono di intravedere in Borsellino (ritenuto di destra) l'eroe martire dell'antimafia mentre quella vista si annebbia nei confronti dell'altro eroe martire nella stessa lotta, Falcone (ritenuto di sinistra).
Non riuscendo a capire che il vero nemico, come ben avevano capito invece entrambi i due procuratori martiri, sono certe ideologie e le loro collusioni mafiose che le criminalità organizzate fanno da sempre sopravvivere e prosperare.
E quella vista, limitata dalla ideologia (la quale non a caso fa della lotta alla Magistratura indipendente una sua sventolante e sventolata bandiera), si acceca perciò del tutto quando accetta con gratitudine i voti che la capacità di controllo di quella stessa mafia esercita sui cittadini votanti.
Il calo di tensione antimafia di cui si diceva ha contribuito a creare in molti individui una mitologia identitaria definita come "mafiosità" dalla quale non sono esenti nemmeno taluni boss mafiosi.
Mitologia identitaria che attraversa le coscienze di molti individui da sé dissociati che trovano in tale mitologia una nuova stampella protesica, una nuova "eroica" (sic) dipendenza psichica.