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(Questo è un racconto METAFORICO il quale riprende i significati fondamentali che riguardano la psiche umana utilizzandoli in forma rappresentativa.
Nulla di diverso da ciò che fanno, INCONSAPEVOLMENTE, gli scrittori, gli sceneggiatori cinematografici, i pittori, gli scultori ed ogni creativo che trasformi i prodotti della sua ispirazione creativa in una qualche forma rappresentativa chiamata ARTE.
Questi significati COSÌ TRASFORMATI sono evidenziati nel testo.)
I sette piccoli villaggi erano sparsi nel grande altopiano, irraggiungibile d'inverno, per il gran freddo e la tanta neve che ricopriva i dodici ripidi tornanti che ad esso conducevano.
All'inizio della primavera un carretto a quattro ruote, trainato da due grossi cavalli normanni un maschio ed una femmina, stracarico di merci di ogni tipo si arrampicava lungo quei tornanti per vendere le proprie merci ed i propri servigi agli abitanti dei villaggi dell'altipiano.
Ed il solitario mercante raggiungeva uno dopo l'altro ciascuno dei sette villaggi cercando di concludere il proprio giro prima del sopraggiungere dell'inverno ben sapendo che ciò lo avrebbe irrimediabilmente bloccato lassù.
Giunto in ciascuno dei villaggi, preannunciato dal suono cristallino di una argentea campanella appesa in alto sul carro, la gente, poveri contadini, donne di casa e bambini macilenti, si affollava festosamente attorno al carro indicando per poterli acquistare i preziosi, per loro, ma poveri essenziali beni commerciati dal solitario mercante.
Il quale offriva a quella gente sparuta anche i servigi per i quali era attrezzato.
Il nostro infatti si offriva per bonificare, dietro un modesto compenso, le luride cantine ed i sottoscala, infestate dai topi, e di solito ingombre di tutto il ciarpame e le immondizie in esse accumulate.
Inoltre si offriva, per lo stesso prezzo, di ripulire le case dagli scarafaggi e dei tanti parassiti che le infestavano per quanto quelle brave donne dessero l'anima per mantenerle pulite.
Ed una vendita dopo l'altra, una bonifica ed un ripulitura dopo l'altra, una casa dopo l'altra attraversava il villaggio lungo la strada che portava lui, i suoi cavalli normanni, il suo carro e le sue merci al villaggio successivo.
Il suo guadagno erano i pochi soldi che quelle genti erano in grado di spendere e le tanti merci, cibo, vino, attrezzi artigianali, ecc. che esse offrivano in cambio delle merci e dei servigi che il mercante offriva.
Passava così tutta la primavera e l'estate.
Quando giungeva al villaggio più lontano, sul colle più alto dell'altipiano che talora trovava già spruzzato di neve, accelerava il passo perchè capiva che l'inverno si avvicinava.
E terminato il suo giro il carro ormai svuotato dalle merci ed in parte carico di ciò che di buono e di riutilizzabile aveva recuperato barattando riprendeva la strada del ritorno lungo i pendii dei dodici tortuosi tornanti.
(Scritto il 19/9/25)