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14/3/11

 Vincendo la mia naturale pigrizia un volenteroso amico mi trascina una sera in un minuscolo paesino della provincia (è noto che la mia capacità di orientamento è prossima allo zero ed alcune mie amiche dicono che se io fossi nato piccione viaggiatore sarei stato radiato dal loro glorioso Corpo con ignominia il giorno dopo l’assunzione. E perciò senza il GPS col cavolo che ci sarei arrivato).

Comunque sia ivi giunti andiamo in un minuscolo teatro ricavato in una chiesa sconsacrata ad assistere ad una rilettura del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa.

Cosa questa singolare ed insolita in un piccolissimo e desolato paesino nel quale forse la maggioranza degli uomini e perfino delle donne “ce l’hanno duro”.

La rappresentazione è comunque gradevole, una bella ragazza danza sul palcoscenico al suono di una chitarra e la serata trascorre.

Ed io capisco qualcosa.

Il disincantato Tomasi di Lampedusa racconta di quel particolare periodo della formazione dell’Unità d’Italia da un punto di vista sociale.

Racconta di una classe dirigente bella, nobile ed assolutamente inetta (rappresentata nel romanzo dal Principe di Salina) che viene sostituita alla guida di un paese in formazione da una classe borghese avida e furbastra (Il sindaco Sedara padre della bellissima Angelica) che approfitta del cambio epocale per arricchirsi, acquisire terre e latifondi dai nobili in decadenza e per imporre una nuova egemonia a classi succube e prive di coscienza politica.

Ma non è tutto qui !

Nasce insieme a questo cambio epocale di classi dirigenti una nuova opposizione anzi l’opposizione tout court.

Essa è rappresentata nel romanzo dal guardiacaccia del Principe.

Egli sospetta e a ragione che la nuova classe dirigente, che già si intravede avida di potere, sarà classe ancora più rapace e priva di scrupoli della precedente e quindi esprime questa sua visione votando NO al plebiscito.

Ed a conferma della sua visione nell’esito degli scrutini, pilotate dal Sedara,  il suo voto scompare : “Il 100% dei votanti ha votato Si al plebiscito”.

Per Tomasi di Lampedusa l’unità d’Italia in formazione non è perciò solo un evento politico ma è un vero e proprio cambio rivoluzionario di classe dirigente molto simile a quello avvenuto nella Rivoluzione Francese.

Anche lì una classe nobiliare pomposa ed inetta viene  sostituita, non grazie a Garibaldi ma con l’aiuto di Madame la Guillotine, dalla classe borghese avida e rapace quanto la prima ma certamente non quanto essa inetta.

L’amore tra il principino Tancredi e la bellissima Angelica (il primo figlio della classe nobiliare in decadenza e la seconda figlia della classe borghese emergente) si può anche leggere come una rappresentazione della transizione in corso.

E a ben vedere si potrebbe perfino scrivere un sequel al romanzo.

Si può cioè ben prevedere che il principino Tancredi diventerà, sospinto dalla moglie ed ormai canuto, un piccolo industrialotto dell’industria alimentare che esporta arance e fichidindia nella nuova Italia unita.

Mentre Angelica ormai sfiorita accudisce alla numerosissima prole.

Il Sedara è ora trionfante senatore del Regno mentre il nostro guardiacaccia già partecipa, con Filippo Turati,  ai riti di fondazione del nascente Partito Socialista Italiano.

Il Principe di Salina invece percorre ciabbattando, avvolto in una sdrucita vestaglia, le tante vuote stanze del suo palazzo pensando sconsolato ai fasti di un tempo quando i saloni rispendevano di luci ed ancora i creditori non si erano impossessati dei fastosi mobili.

E dell’Unità d’Italia che ne è stato ?

Ma per favore, gli affari sono affari !!

Ed allora ancora non poteva prevedersi il peggio a venire: le guerre mondiali, il fascismo e la nascita della tragica operetta da avanspettacolo che attualmente ci affligge.

 

 

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