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11/7/08

Chi lavora al computer impara molto presto, spesso a sue spese, che ogni modifica da lui fatta alla immagine che sta sullo schermo, sia che si tratti di un testo o di una foto o di un disegno, va salvata.

Va salvata nel file dell’hard disk allo scopo di rendere permanenti le modifiche apportate sullo schermo.

Si deve salvare tutto, il lavoro va sempre salvato.

Salvare. Questa parola così evocativa diventa ben presto una parola chiave per chiunque si avvicini ad un computer o di computer abbia esperienza.

Bisogna salvare il lavoro fatto !

Prima di spegnere salva !.

Hai salvato? .

Ti sei dimenticato di salvare ?E allora hai perso tutto.

E così via bestemmiando.

Tanto che se esistessero i comandamenti per i computer il primo comandamento sarebbe:Salvalo!!!!.

Gennaro lavorava ormai da molto tempo come webmaster in una grossa azienda di informatica e di computer, salvataggi e trucchi del software ne aveva oramai digeriti parecchio.

A sue spese come tutti aveva perso ore ed ore di lavoro avendo dimenticato di salvare.

Un giorno dopo otto ore di lavoro al pc con gli occhi che bruciavano per la fatica e la mente stanca per l’impegno profuso era andata via la luce e si era spento tutto.

Per un attimo Gennaro rimase là interdetto con le mani sulla tastiera e quando realizzò il disastro che era successo, una giornata di lavoro persa, guardò la finestra , l’ufficio era  al sesto piano, e per un attimo pensò di raggiungerla.

Cose di altri tempi naturalmente.

Ora, più esperto, salvava spesso e volentieri e non si faceva più fregare.

Una mattina Gennaro come al solito si svegliò e come al solito cominciò a farsi la barba allo specchio del bagno.

Finito il lavoro e sciacquatasi la faccia pensò tra sé e sé:Chissà come starei con i baffi ?.

Carmelina l’amore suo si lamentava sempre ogni volta che le si accostava per via che la sua barba le raspava la delicata pelle del viso.

Con che cosa ti fai la barba , gli chiedeva, con il temperalapis?.

Eppure sta cosa dei baffi lo attirava.

Perciò prese un grosso pennarello che stava sulla lavatrice e disegnò sullo specchio in corrispondenza del suo labbro superiore un grosso paio di baffi spioventi.Si rimirò con calma e poi andò di là a vestirsi.

Senza rendersene conto si toccò sotto il naso come per sentire i baffoni che si era immaginato.

Restò ovviamente deluso.

Non aveva salvato!!! In un istante il lampo attraversò la sua mente.E se invece fosse stato possibile salvare l’immagine dello specchio sull’originale?.

Ci pensò tutto il giorno e la sera a casa si mise al suo computer e lavorò tutta la notte.Riuscì infine a scrivere un piccolo programma che era una meraviglia.Un programma che riusciva a salvare l’immagine sullo specchio sull’originale in carne ed ossa.

Lo provò dapprima su sé stesso.

Disegnò sullo specchio un bel paio di baffi, lanciò il programmino e tac ecco un bel paio di baffi spuntare sotto il suo naso.

Gennaro dapprima esultò poi però pensando ai brontolii di Carmelina prese sapone e pennello e si rase.

Però la cosa funzionava.

Poco alla volta si sparse la voce in ufficio.

Dapprima si presentò la segretaria del capo.Aveva un grosso neo che le deturpava la tenera pelle della guancia.

La ragazza si mise davanti allo specchio cancellò il neo dallo specchio con un pennarello e Gennaro clic lanciò il programmino.

Ed il neo sparì.

Poi venne Giselda .Era l’addetta alla fotocopiatrice del terzo piano.

Guardò allo specchio la sua maglietta e malinconicamente sospirò.

I seni si sa dovrebbero essere grandi quanto una coppa di champagne.I suoi invece al massimo potevano riempire una tazzina da caffè.

Detto fatto prese il pennarello e disegnò sullo specchio due bocce strepitose.

Gennaro sorrise, cliccò e la ragazza andò via saltellando, lei ed il suo seno, dentro una maglietta rigonfia.

La sera tardi venne a trovarlo Franco.Faceva il p.r. ai piani alti.Era imbarazzatissimo ma tra uomini ci si capisce.

Gennaro distolse lo sguardo e Franco disegnò sullo specchio, laggiù verso l’inguine, un affare monumentale.

Clic ancora una volta e Franco andò via sistemandosi i nuovi attributi nei pantaloni.

Un giorno infine si presentò da lui il capo.

Con fare circospetto si tolse il cappello e Gennaro capì dove voleva arrivare.Lo portò davanti allo specchio e gli diede il pennarello.

Il grande capo disegnò sullo specchio una criniera che pareva una foresta.

Gennaro si schiarì la voce con sussiego e il capo sfoltì un po’.

Clic ancora una volta ed il capo buttò via il cappello.

Un giorno all’improvviso prematuramente Gennaro morì.

E si ritrovò suo malgrado davanti al padreterno.

Che dapprima lo guardò storto:ma chi ti credi di essere !, mugugnò.

Poi a mezza voce , guardandosi intorno con aria circospetta, gli chiese:A Gennà ce la faresti a togliermi queste alucce che ho dietro la schiena.E che cavolo alla mia età mi fanno sembrare proprio ridicolo.

 

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