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Quando si verifica un danno cerebrale (un ictus, un incidente , ecc.) può accadere che il soggetto perda l’uso di un arto, per esempio la gamba sinistra, e debba iniziare una terapia riabilitativa.

Il soggetto sa come si cammina ma la sua coscienza/cervello ha subito un danno e non può più azionare l’arto.

La terapia riabilitativa ,sfruttando l’elasticità del cervello, tenta di insegnare ad un’altra parte della coscienza , non danneggiata, a muovere l’arto.

“Alza il piede sinistro, porta in avanti la gamba , appoggia il piede sinistro, ora  appoggia sulla gamba destra e si ricomincia daccapo.”.

La ripetizione del messaggio (la ripetitività della sua esecuzione , spesso faticosa e dolorosa) poco alla volta  insegna a quella parte non danneggiata  del cervello/coscienza ad azionare come può l’arto.

Attenzione a questa cosa della ripetitività.

Nel corso della infanzia , mesi ed anni e decenni, l’ambito parentale ripete una enorme quantità di volte alla coscienza del bambino/a sempre lo stesso messaggio (lo stesso meta messaggio) prodotto dalla sempre uguale condizione psichica di quell’ambito:

-         “Il tuo Sé, la tua reale natura , il tuo inconscio, i tuoi istinti , la tua sessualità, ecc. sono i tuoi peggiori nemici , stanne lontano,  se possibili uccidili, essi sono il diavolo, ecc.,ecc..”. Nasce così la condizione dissociativa , nasce così il complesso di castrazione.

-         Oppure:

-          “Tu sei importante e noi ti amiamo , sei importante  tutto , amiamo tutto te stesso, amiamo la tua vita interiore, amiamo i tuoi istinti, amiamo la tua sessualità, amiamo la tua reale natura di essere umano,ecc.” .(E qui parliamo di genitori psichicamente adulti , coscienti di sé , anche se di ciò inconsapevoli)  Cresce così un individuo in pace ed in armonia con sé stesso.

Quale che sia il meta messaggio, castrante oppure orientato alla crescita psichica,  la coscienza di quel bambino/a nel corso della adolescenza strutturerà un adattamento secondario con  una condizione psichica che consentirà all’adulto  di conciliare la condizione psichica di partenza come più o meno brutalmente imposta o incoraggiata dall’ambito parentale con le esigenze di sopravvivenza dell’individuo.

Con la condizione migliore di vita possibile (quale che essa sia o possa essere ) nella situazione psichica data.

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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