20/5/09

Partiamo da una canzonetta.

Si ascolta una canzonetta che piace per le parole, per il ritmo, per l’orecchiabilità.

A distanza di ore o di giorni mentre si sta facendo tutt’altro quel motivetto ritorna in mente e la mente lo ripete.

Senza che l’ego avesse nessun desiderio di fare ciò. Anzi con un effetto disturbante dato che si sta facendo tutt’altro.

Che cosa succede?

Una parte della coscienza ha creato una immagine del gradito ritornello (si può dire anche che lo ha memorizzato).

Questa parte della coscienza però ha il compito di indurre nell’individuo comportamenti assunti dall’ambiente al di là della volontà dell’ego.

L’esempio più diretto è l’effetto suggestivo della pubblicità: La si guarda senza interesse (anzi con meno interesse la si guarda è più sarà suggestiva) ed al momento giusto passeggiando tra gli scaffali del supermercato l’oggetto corrispondente sullo scaffale viene agganciato dalla immagine pubblicitaria memorizzata inconsciamente e scatta il desiderio di acquisto.

“La realtà ha indotto, attraverso la mediazione suggestiva della immagine pubblicitaria prima acquisita, un comportamento.”

L’individuo ritiene ingenuamente di avere “voluto” acquistare quell’oggetto ed in realtà egli è stato agito inconsciamente dalla suggestione indotta dalla pubblicità.

Si presume che quando si vuole compiere una azione la volontà dell’ego investa energeticamente quella parte della coscienza che memorizza lo specifico pattern comportamentale e questo a sua volta induca il comportamento voluto (attiva muscoli, fa compiere movimenti, compie insomma l’azione):

Ma nel caso di prima non c’era volontà dell’ego : Il motivetto è stato ripetuto dalla mente senza che l’ego volesse effettivamente canticchiarlo mentalmente e l’acquisto è comunque avvenuto (apparentemente, ma solo apparentemente, per volontà dell’ego ma in realtà l’ego è stato illuso circa la manifestazione di volontà).

Ricordate: La pubblicità induce (inconsciamente per l’ego) il bisogno !.

Il meccanismo psichico appena descritto ha interessanti implicazioni.

Una parte della coscienza (e quindi del cervello che la sottende) ha la funzione di costruire immagini mentali dell’ambiente ed indurre (praticamente senza la partecipazione dell’ego) comportamenti congruenti con quelle immagini.

Che succede negli animali superiori nei quali si presume non esista un ego cosciente?

Succede la stessa cosa.

La coscienza acquisisce una immagine dell’ambiente ed induce comportamenti congruenti.

L’ambiente (e la relativa immagine mentale) è pericoloso per l’animale ? La coscienza induce un comportamento di fuga.

L’ambiente è ricco di cibo ? La coscienza (che ha recepito nel frattempo anche gli stimoli della fame) induce il comportamento congruente.

In pratica un automatismo nella filiera: ambiente esterno è immagine nella coscienza è induzione di comportamento.

Ora allarghiamo l’orizzonte.

Nell’Eocene medio-superiore esisteva un equide , un antico progenitore del cavallo attuale, chiamato Eohippus.

Grande quanto una volpe e tetradattilo (piede perciò adeguato ai terreni molli del sottobosco).

Nel corso della evoluzione l’ambiente, particolarmente favorevole a questa specie, induce dei notevoli cambiamenti strutturali.

La specie diventa più grande fino alle dimensioni attuali, da tetradattilo riduce il numero delle dita, il dito mediano diventa un robusto zoccolo (adatto a terreni duri o rocciosi).

Si potrebbe presumere che l’automatismo comportamentale/evolutivo operi ancora nella filiera:  ambiente esterno e sue variazioni epocali è immagine nella coscienza è induzione di comportamento (e nel lungo periodo circa una cinquantina di milioni di anni)èinterazione a feed-back con il codice genetico è evoluzione della specie fino alla morfologia attuale.

 

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