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Qualunque elettrodomestico o attrezzatura di ogni genere che fosse dotata di una qualche componente elettronica (praticamente tutte) hanno un qualche circuito programmato in modo di determinare, dopo un certo lasso di tempo,  la fine della possibilità di utilizzo di quell’elettrodomestico o attrezzatura che sia.

Si sa l’industria deve produrre sempre, deve mantenere posti di lavoro e creare profitti per il produttore.

E prima la roba si guasta e si deve cambiare è meglio è per tutti.

Ma chi difende i consumatori dalla ingordigia dei produttori che hanno tutto l’interesse di ridurre fino al limite della decenza o dell’indecenza la vita elettronicamente programmata di ciò che producono?.

Siccome esiste il concetto di durata della vita media degli individui appartenenti ad ogni specie vivente è abbastanza logico presumere che, per un elementare problema di igiene del mondo, il codice genetico di ogni cellula, a qualunque specie appartenga il vivente abbia un meccanismo di obsolescenza programmata  che al momento giusto, in un modo o in un altro, fa cessare di vivere quell’organismo.

Per cui si sa che la vita media di un elefante è tot, quella dei cani è tot, quella degli umani è tot e così via.

Per gli umani c’è però un problema,

La condizione dissociativa della sua coscienza, e gli eventuali complessi di castrazione, possono avere strutturato in loro stessi meccanismi di obsolescenza programmata i quali non possono essere che peggiorativi rispetto al tempo geneticamente predeterminato della propria morte.

Malgrado ogni sforzo possibile da parte  di una sia pur avanzatissima tecnalità clinica.

 (scritto il 25/5/23)

 

 

 

 

 

 


 

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