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Si tratta dello straordinaria romanzo di Stefano d’Arrigo che rappresenta simbolicamente lo sviluppo ed il processo di crescita della psiche fino all’età adulta .

E fino alla morte del simbolo del Sé che conclude il romanzo (in proposito vedasi in questo lavoro “la morte dell’eroe”).

Racconto simbolico e  visionario di un lungo processo di crescita la cui stesura , non a caso , è durata venti anni.

Romanzo ricco di digressioni significative dell’autore nelle quali egli rappresenta simbolicamente storie ed eventi personali.

 

Parte Prima.

Nella prima parte il lungo viaggio di ‘Ndria Cambria (il simbolo del Sè inconscio) dalla base navale di Napoli, dopo la fine del grande conflitto la seconda guerra mondiale,  fino a Scilla sulla sponda calabrese dello Stretto di Messina , con tutti gli eventi che lo attraversano , rappresenta il percorso di trasferimento dei significati del Sé dal codice genetico dove sono innati fino all’inconscio (la lunga traversata del deserto).

Nel suo viaggio ‘Ndria incontra le femminote che contrabbandano sale ( sapienza ,saggezza) e che rappresentano i tanti simboli dei contenuti istintuali e degli istinti del Sé.

Ed il più importante simbolo del Sé è la bellissima vergine Cata la quale rappresenta il simbolo della “coscienza del Sé” .

Le femminote nel loro viaggio si portano dietro un testone di gesso di Mussolini in quanto Cata , vittima di un incantesimo, lo usa come water.

‘Ndria non accetta l’invito della madre di Cata di sverginarla quando viene a sapere di quell’incantesimo.

Si accodano a’Ndria in quel viaggio alla ricerca del modo di attraversare lo Stretto (di entrare nella coscienza/Sicilia) quattro altri soldati  (le quattro funzioni inconsce della coscienza) cui uno, il mutilato Boccadopo ( la funzione intuizione inconscia), si pone a capo del gruppo.

Giungono nel paese delle Femmine (Scilla sulla riva calabrese dello Stretto di Messina)  il quale è appestato dal cattivo odore dovuto al fatto che le femminote (i simboli che rappresentano i contenuti inconsci del Sé)  cucinano  e si nutrono delle fere (i simboli degli istinti inconsci).

Alla vista delle fere a ‘Ndria tornano in mente due episodi del suo recente passato: .

-          Nel primo l’incomprensibile  uccisione di una fera da parte di un caporione fascista (uno dei simboli   delle ideologie castranti) ;

-          Nel secondo l’incontro con il guardiamarina Monanin che non crede nella ferocia delle fere/delfini/istinti inconsci le quali gli suscitano invece sentimenti di bontà (esattamente all’opposto del caporione fascista).

Ciò inoltre suscita in ‘Ndria il ricordo del trauma subito dal padre da bambino il quale divenuto amico di una giovane fera/delfino  femmina, mezzagiornara, la vede uccisa sotto i propri occhi da alcuni cacciatori (il trauma iniziale della  brutale castrazione dei primi contenuti del Sè affiorati alla coscienza).

 continua

 

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