11/9/10

Oggettistica d'arredo.

La presenza nell’inconscio di “oggetti rimossi” e di parti di sé non integrati nella coscienza da origine, tra l’altro, ad una quantità di pulsioni inconsce che si manifestano alla coscienza sotto forma di desideri.

Da qui nascono una serie di bisogni che portano all’acquisto di oggetti di ogni tipo che diventano rappresentazioni simboliche degli “oggetti rimossi” e delle parti di sé non integrate.

La casa dell’individuo inconscio diventa allora un palcoscenico nel quale tutti i contenuti del suo inconscio vengono rappresentati sotto forma di oggetti d’arredo, abiti, cibi, mobili, libri, sgabuzzini e garage pieni di roba inutile ed ammuffita e quant’altro.

E poiché i contenuti inconsci continuano a rimanere tali , essendo la coscienza schermata verso di essi e perciò incapace di integrarli, la casa di quell’individuo, ed in genere la sua vita, continua a riempirsi di “cose” (ma anche di persone viste come “cose”) che continuamente gli metadicono della sua condizione inconscia.

Un esempio per tutti: Se si visita la casa di G. D’annunzio sul Lago di Garda si resterà impressionati dalla enorme quantità di oggetti d’arredo di ogni tipo sparsi in ogni dove. In un piccolo bagno ne sono stati contati ben più di 150.

Perfino i suoi camerati morti in combattimento sono diventati macabri “oggetti d’arredo”, “oggetti” che rappresentano i contenuti “morti” del suo inconscio..

Non c’è dubbio circa la straordinaria ricchezza dell’inconscio del Poeta e la sua casa è là a metadescriverne i contenuti.

Ed a fronte della sua virulenta sessualità (che a questo punto dovrebbe intendersi come un agito) sta la scultura della testa della E. Duse, perennemente ricoperta di un velo, che sta sullo scrittorio dell’artista a rappresentare il principio femminile, inconscio e negato, (ma così intensamente desiderato) del Poeta stesso.

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