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Nel Liber Novus  (Il libro rosso) C. G. Jung , attraverso la tecnica della immaginazione attiva , strizza la creatività del suo inconscio trasponendola in un lungo pippone (*) ultrasimbolico.

Dando in qualche modo forma al proprio caos interiore, quello  che di solito chiamiamo inconscio.

Inconscio che è di ogni essere umano e che diciamo caotico in quanto, con ogni probabilità, non abbiamo sufficiente capacità intellettuale, razionale ed intuitiva , per comprenderne la logica superiore che lo determina.

Scorrendo quel testo si scopre che esso è intriso , e non potrebbe essere diversamente , da un infinità di simboli e simbolismi  che nel loro insieme rappresentano un percorso di crescita psichica fino alla costruzione nella coscienza del suo autore della immagine del suo Sé (rappresentato dal Cristo).

Jung chiama questo percorso “processo di individuazione” e da quel libro, il quale  racconta di una potente creatività,  egli distilla, nel tempo successivo della sua vita, praticamente tutta la sua opera letteraria e la sua fondamentale teoria psicoanalitica.

Uno normale si sarebbe limitato a trascrivere in un quadernetto  i propri sogni  per poi interpretarli e trascrivere le interpretazioni intuitive più riuscite su un altro quaderno.

Ma certo Jung era Jung ed egli doveva scalare e scavallare l’immensa montagna costituita , all’epoca, dal suo amico/nemico Freud che le teorie Junghiane viveva come un dito nel suo occhio migliore.

Quindi oltre alle proprie comprensibili resistenze doveva vincere anche le resistenze che più o meno inconsapevolmente gli opponevano il suo ambiente sociale , professionale ed accademico.

Doveva dimostrare a colui che in quel tempo era considerato il “fenomeno”  (e, sembra incredibile, ma molti lo considerano tale anche adesso) che egli non straparlava ma aveva moltissimo  da dire di  più e meglio sulla psiche umana rispetto al psicologismo di Freud.

E ad onor del vero ci è riuscito quasi del tutto.

La forza e la fortuna di C. G. Jung  è stata la sua capacità di abbandonarsi a quel suo potente flusso creativo continuamente INTERPRETANDONE il monumentale simbolismo.

Se non fosse riuscito in questo percorso interpretativo avrebbe scritto solo un altro pippone delirante ed ultrasimbolico  alla Nietzche e con ogni probabilità sarebbe finito anche lui in manicomio.

(*): Chiamasi scherzosamente “pippone” un lungo scritto di pesantissima  lettura e di noiosissimo  ascolto il quale ha la capacità di abbattere,  dopo pochi secondi, i narcolessici ed è adorato dagli insonni.

Se scritto da persone prive di creatività, che credono di essere scrittori, dicesi anche “mappazza indigeribile”.

 

 

 

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