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Forse è solo una suggestione indotta dalla labirintica e mirabolante capacità di scrittura di J. L. Borges.

Ma bisogna leggere la descrizione dell’Aleph che Borges fa nell'omonimo racconto, un Aleph visto nella cantina di Carlos Argentino ed esattamente nel diciannovesimo gradino della sua scala .

Pare quella descrizione una rappresentazione visionaria ed iperscientifica di ciò che accade in una immensa sovrapposizione quantistica (solo a Borges "visibile") dove il tutto si sovrappone al tutto e  ivi si rappresenta,  pronta, al termine del più complesso dei calcoli possibili,  a produrre, a generare  un nuovo mondo.

Ciò che appare come visionarietà può essere in Borges illuminazione.

Che lo porta a conoscere (e a farci conoscere)  con la sua inesauribile creatività ed intuitività un mondo altro che è poi questo stesso mondo, visto con diversi occhi e diversa  sapienza.

Forse la fisica quantistica ha bisogno più della creatività e della intuitività di un Borges piuttosto che di una grande e genialissima intelligenza razionale.

(scritto il 26/4/23)

 

 

 

 

 

 


 

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