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Il sentirsi perseguitati (dalla sorte, dalla avversa fortuna, dal proprio capo, dal vicino/a, ecc.,ecc.)  ha un suo preciso senso, un suo specifico significato.

Che risale,manco a dirlo, all'infanzia.

Quando, dapprima, l'inconscio parentale sovraccarico di rimosso trova sfogo scaricando parte della sua immondizia nel piccolo inconscio del figlio o della figlia appena nata.

E questo è il primo attacco violento contro il piccolo Sè dell'appena nata creatura.

Segue, nel corso di tutta l'infanzia e di tutta l'adolescenza, l'attacco che la comunicazione sensibile parentale, castrante e dissociante, porta alla piccola coscienza in formazione.

Crescendo ci si sente perseguitati?.

Mi pare una reazione normale!.

Ci si sente perseguitati dalla sorte?.

Mi sembra perfino ovvio!.

Ci si sente perseguitati dal vicino, dall'avversario politico, dalle vignette satiriche?.

Mi pare reazione giusta e leggittima.

Purchè si capisca da dove questo senso di persecuzione effettivamente e realmente discenda.

Il nostro peggior nemico non è mai l'altro.

Non è mai altro da noi stessi.

Esso risiede nelle informazioni che la nostra coscienza è stata costretta ad acquisire, inconsapevolmente da tutti, nel corso della infanzia e che ci hanno  segnato per tutta la vita.

E che, subito dopo, il macchinismo inconsapevole di quella coscienza fa agire e fa operare nella nostra vita, nella nostra mente, nelle nostre patologie, nelle nostre sofferenze, nelle nostre scelte (solo apparentemente libere), perfino nelle nostre ingannevoli gioie, ecc .

(scritto il 21/4/23)

 

 

 

 

 

 


 

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