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L’ostilità della coscienza materna (nella assoluta inconsapevolezza del suo ego) nonché della coscienza paterna (anche qui nella assoluta inconsapevolezza del suo ego) implicano che il primo affioramento di un qualche contenuto del Sé del bambino/a venga bloccato al confine tra quella piccola coscienza ed il suo inconscio.

E lì esso si incista.

Se quella ostilità dell’ambito parentale è particolarmente intensa e castrante accade che essa riesca anche ad impedire che quel primo contenuto venga alimentato dalla energia dell’inconscio per cui nel giro di pochi mesi accade che quel contenuto  soccomba.

Quel piccolo nucleo del Sé infantile , quel piccolo Sé resta perciò là morto  e disattivo in quell’incistamento.

E da là condiziona in qualche misura , ovviamente negativamente , la vita dell’individuo.

Di questa cosa antica e tremenda , intrisa e carica come ben si può immaginare di terribile sofferenza,  nel corso del percorso di crescita si può (e si deve) prendere coscienza al fine di disattivarne l’effetto pernicioso.

Ciò accade quando il processo di crescita si avvia alla sua conclusione e l’immagine del Sé ha già quasi completamente colonizzato l’intera coscienza.

Il nuovo Sé (che è ovviamente uguale al vecchio Sè), l'immagine del Sè  assume il suo ruolo nella coscienza e rende perciò ormai superata l’antica tragedia e ne consente quindi  la presa di coscienza.

 

 

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