29/5/10

I Conflitti secondari.

L’infanzia per la psiche di molti, troppi bambini, è un gran brutto posto.

Si parte con un imprinting che imprime nell’inconscio uno schema dissociante che prevede e che agisce verso il rifiuto totale o parziale del Sé ( e che possiamo definire conflitto primario o basale).

Poi nel corso dell’infanzia l’ambiente familiare impone all’inconscio del bambino delle strutture che sono  immagine di analoghe strutture inconsce dei genitori.

Il bambino viene allora sollecitato da queste strutture inconsce (acquisite dai genitori) a comportarsi in conseguenza. Generando comportamenti considerati come socialmente inaccettabili dall’ambiente familiare.

I quali vengono ,talora brutalmente e con la violenza, repressi.

In apparenza perché considerati socialmente inaccettabili rispetto all’ambito familiare ma in realtà in quanto essi rappresentano agli occhi ciechi dei genitori ciò che essi negano a loro stessi.

E agiscono verso i comportamenti del bambino la stessa repressione/rimozione che già applicano ai loro componenti inconsci.

Quindi dapprima il bambino viene “costruito” inconsapevolmente per comportarsi in un certo modo e dopo questa modalità quando espressa viene repressa.

Costruendo perciò nella coscienza una struttura di repressione che è in conflitto con la struttura che prima l’ambito familiare aveva impresso nell’inconscio del bambino stesso.

Il bambino a questo punto introietta un conflitto secondario. Un conflitto tra due strutture entrambe inconsce ed entrambe acquisite nell’ambito familiare.

Una struttura che si è strutturata nell’inconscio ed una che si struttura successivamente nella coscienza.

I comportamenti dei bambini sono lo specchio della condizione psichica dei genitori che proprio per questo motivo (a causa delle loro resistenze a guardare in sé stessi) negano il disagio del bambino stesso.

Tendendo perciò , grazie ai conflitti secondari, ad aggravare la situazione.

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