La realtà è cosa solida e tangibile.

La percezione di essa è invece fatto soggettivo e volatile.

La percezione della realtà , che l’ego assume con fatto incontestabile, è il frutto della elaborazione da parte dei sensi e della coscienza percettiva degli imput che dalla realtà arrivano.

La coscienza percettiva elabora i segnali che le arrivano dai cinque sensi ma tale elaborazione non è asettica.

Essa è costantemente influenzata e distorta dalle informazioni che configurano questa parte della coscienza.

Inoltre le proiezioni di ciò che è inconscio alla coscienza creano a loro volta uno scenario fantasmatico di quella realtà il quale è a sua volta distorcente.

Lo scarto tra la realtà e la percezione che ne ha l’ego può essere rilevato dall’analista nel corso dei dialoghi terapeutici.

Non è quasi mai invece rilevato dal soggetto stesso in quanto esso non ha la possibilità di fare un raffronto tra la realtà e ciò che di essa egli percepisce.

L’analisi di questo scarto , che l’analista è in grado di rilevare, dice del livello di  distorsione tra la coscienza in atto (e le sue informazioni e le sue protesi) e la coscienza del Sé del tutta inconscia al soggetto.

Se un individuo crede che la terra sia piatta o che sia il sole che ruota intorno alla terra dice di un individuo che si fida ciecamente dei propri sensi e che è solo ignorante di astronomia.

Ma se lo stesso individuo cerca di fare proselitismo rispetto a  queste sue idee sbagliate vuol dire invece che è un individuo dissociato da sé che cerca di infettare anche agli altri la sua stessa patologia mentale.

L’equazione (insieme giusta e sbagliata) di questi comportamenti è: “Tanto più sono circondato da malati di mente tanto più significa che io sono normale”.

 

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