Dopo migliaia di anni di corpi mitologici che simbolicamente indicavano la via del processo di crescita e della presa di coscienza di sé finalmente la conoscenza della cosa in sé comincia a planare .

E nasce una scienza o filosofia scientifica  definita psicoanalisi.

Merito di Freud (almeno questo bisogna riconoscerglielo) ed ,evolvendosi il pensiero , si fa un salto conoscitivo con Jung.

I seguaci del primo si impantanano  nel complesso di Edipo (altra forma mitologica per rappresentare la cosa in sé) mentre i seguaci del secondo (che pure aveva capito molto) si impantanano nell’inconscio collettivo.

Come mai la evoluzione del pensiero psicoanalitico e soprattutto della conoscenza di sé si è bloccato lì ?.

La colpa , davvero grave, è della analisi didattica . 

L'analista docente , senza rendersene conto,   sprona il suo didatta alla adorazione acritica della teoria fondante di scuola.

Anziché spronarlo  , partendo da lì, ad  andare avanti , a ricercare in sé stesso e nei suoi sogni, a correre i suoi rischi.

Non è forse questo il compito del ricercatore?

Andare avanti, mettere in discussione lo status quo, scontrarsi con le teorie dominanti per evolverle, metterci la faccia e sbattergli il grugno , se necessario.

Il sistema delle analisi didattiche di formazione, così come oggi configurate,  sono la gabbia rassicurante (e castrante) che ha bloccato la evoluzione della psicoanalisi  e, quel che è peggio, della conoscenza di sé.

 


 

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