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Forse le neuroscienze ci diranno un giorno quale parte del cervello è impegnato dalla coscienza.

Ma penso sia ovvio che la coscienza, per quanto sviluppata essa sia,  occupi solo una porzione  di quel cervello anche se è incerta la sua topografia.

L’elaborazione che il cervello, tutto il cervello, fa delle informazioni produce nella coscienza coazioni (piccole o grandi “applicazioni specializzate”)   le quali o impediscono di fare o sospingono a fare.

In entrambi i casi ogni coazioni a ripetere è una limitazione più o meno incisiva  , più o meno significativa, del c.d. libero arbitrio.

La stessa incapacità dell’ego di percepire le limitazioni imposte alle proprie possibilità di scelta è il frutto di una coazione “accecante”.

L’ego , nell’individuo cosciente e consapevole di sé, è in grado di percepire quelle limitazioni , in una direzione  o nell’altra, delle proprie possibilità di libera scelta,  e , grazie alla consapevolezza, può comprenderne il senso , ciò che esse  rappresentano,  per potere ogni volta disattivare di quelle coazioni la pervasività.

L’inconscio nell’individuo inconscio di sé e da sé dissociato è il convitato di pietra il quale non potendo soddisfare i propri bisogni nella coscienza ed attraverso la coscienza li esprime e li rappresenta attraverso i sintomi  e le patologie, mentali e fisiche.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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