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E’ iniziato con una autoanalisi (dopo una terapia analitica) e con i tentativi ripetuti di comprendere i propri sogni.

Un pò alla volta qualche interpretazione intuitiva di quei sogni ha cominciato ad affiorare alla coscienza.

Tra sogni ed interpretazioni intuitive il lavoro è durato, fin qui, più di venti anni.

E ciò ha fatto sì che si sviluppasse, e di molto, la funzione intuizione (fondamentale nel lavoro di psicoanalisi) nonché un'altra funzione, c.d. inferiore, e cioè la funzione sentimento.

Quel lungo tempo è stato necessario  per sviluppare fino in fondo il processo di crescita psichica della coscienza, nella direzione della coscienza del Sé, liberandola dalle pesanti scorie, a dir poco,  dell'imprinting infantile.

Negli ultimi quattro o cinque anni le intuizioni in psicoanalisi si sono accavallate ed hanno dato, io credo, un contributo molto significativo alla materia pur esse talora di molto discostandosi da ciò che si riteneva una teoria consolidata in psicoanalisi e cioè il corpus teorico Junghiano.

Soprattutto per il suo aspetto più "mistico" che riguardava la teoria degli archetipi e quella dello inconscio collettivo.

I psicoanalisti junghiani saranno perciò in disaccordo e forse non capiranno.

Ma la causa di tali discordanze teoriche vanno ricercate nella cristallizzazione della teoria junghiana operata dalle scuole di formazione e dal fatto che gli analisti didatti non hanno proseguito la loro autoanalisi , distaccandosi dalla teoria di base loro impressa in quei corsi, e procedendo nella conoscenza del loro stesso Sé.

Nel corso del lavoro sono state individuate due livelli di coscienza definite come coscienza cognitiva e coscienza percettiva.

E successivamente è sembrato di avere individuato un ulteriore livello di coscienza, la coscienza quantistica, che unifica in sé, grazie ai microtubuli presenti in ogni neurone ed in ogni cellula dell'organismo, tutte le informazioni genetiche  (presumibilmente innate) sia relativamente alla psiche normale che all'organismo.

Coscienza  che potrebbe perciò ben definirsi “la coscienza del Sé” dell'individuo.

Verso il marzo dell'anno scorso una intuizione spontanea e poi alcuni sogni cominciano a farmi prendere coscienza, con molte mie perplessità, di alcuni principi di fisica quantistica.

Tutto inizia con l'intuizione che i mutamenti quantici degli elettroni hanno una enorme importanza nella loro interazione con il nucleo dell'atomo o della molecola e contribuiscono a mutare, a seguito di loro mutamenti quantici, lo stato e la natura dell'atomo o della molecola.

E' noto in fisica che l'interazione l'intelligenza razionale nonchè gli strumenti da essa costruiti rendono impossibile la conoscenza dei fenomeni quantistici.

Ciò in quanto l'interazione tra intelligenza razionale e fenomeno quantistico muta la natura del fenomeno e fa conoscere all'osservatore non il fenomeno in sé ma il fenomeno che quella osservazione ha mutato.

Quella intuizione e le successive cominciano a farmi rendere conto che è la funzione intuizione (ormai già sviluppata) a rendere possibile la conoscenza di quei meccanismi di fisica quantistica.

La funzione intuizione, l'altra intelligenza, quindi, e solo quella in considerazione  dato che alla funzione razionale quella conoscenza , per i motivi suddetti, è negata.

E che in un lavoro come questo, orientato alla presa di coscienza del proprio Sé, era perfino ovvio che sì prendesse coscienza di quei meccanismi dato che essi sono i meccanismi di funzionamento fondamentali del nostro cervello.

Quello che è certo che un psicoanalista pur formato   che non abbia sviluppato in sé, in una qual certa misura, la propria funzione intuitiva difficilmente potrà capire la portata di questo lavoro.

Per non parlare dei fisici, solo razionali o iper razionali e che non hanno mai sviluppato nella loro coscienza una sia pur larvata funzione intuizione, che anziché cercare di capire ciò che non POSSONO capire (e non certo per mancanza di intelligenza) dovrebbero tentare di fornire, ove possibile ,  un supporto sperimentale a qualcuna delle intuizioni di fisica quantistica qui illustrate per confermarne o smentirne la fondatezza.

In conclusione di tutto ciò suppongo di essermi creato, per comprensibili motivi, feroci nemici nei psicoanalisti junghiani prima e nei fisici quantistici dopo.

Me ne farò una ragione.

  (scritto il 23/3/23)

 

 

 

 

 

 


 

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