Ciò che si definisce come intelligenza è il risultato della capacità di elaborazione del cervello.

Se una parte di questa capacità di elaborazione è perennemente impegnata per gestire ed elaborare imponenti costrutti del falso sé (la condizione “normale” negli individui dissociati) ed a mantenere attivo l’adattamento complessivo possibile in una condizione psichica alterata com’è appunto quella dell’individuo dissociato da sé ben si comprende come l’intelligenza e la capacità di capire dell’individuo dissociato può risultarne menomata o più o meno indebolita.

Non è che diventando coscienti di sé si diventi più intelligenti .

Semplicemente via via che si interpretano i sogni e si integrano nella coscienza componenti del proprio Sé i vari costrutti sostituitivi di protesi vengono eliminati.

Il che libera capacità di elaborazione da parte del cervello.

Il che ancora aumenta la capacità della funzione intuizione (vedasi “Associazioni spontanee due”) di individuare il percorso associativo più breve tra simbolo e significato con la conseguenza di individuare rispetto ad ogni simbolo il significato più profondo.

Ovviamente anche la capacità elaborativa in capo alla funzione razionale ne trae beneficio.

Ma in ogni caso non è che diventando coscienti di sé si diventa più intelligenti.

Si resta più o meno intelligenti quanto lo si era prima .

A meno di ipotizzare una qualche modificazione neurologica dovuta all’uso si deve pensare semplicemente che la capacità di elaborazione complessiva in dotazione viene   resa più efficace, più efficiente

 

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