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Da quando abito in questo sperduto angolo di mondo lo incontravo ogni mattina passando in bici,  seminascosto nel fosso interpoderale.

In primavera dispiegava le sue larghe foglie e sporgeva appena dal fosso nel quale viveva.

Passando in bici lo salutavo affettuosamente, ciao amico!.

Mi ispirava ogni volta amore.

Possibile?, possibile!.

Ed ogni volta mi riservavo di dedicargli un’ode.

Troppo forse per lui , troppo sicuramente per le mie capacità.

Una cosa stupida , lo so, ma potevo permettermelo.

Splendeva di verde lungo tutta l’estate e in autunno lentamente ripiegava le sue foglie attorno al tronco e si assopiva per tutto l’inverno.

Per anni ed anni quasi miracolosamente ha resistito ai geli invernali e ai tagli d’erba primaverili che periodicamente ripulivano le alzaie del fosso.

Questa primavera passando mi sono stupito nel non vedere il verde brillante delle sue foglie che appariva tra l’erbe.

Mi sono accorto invece che il tronco non emergeva più dal fondo del fosso.

Questi primi mesi dell’anno hanno segnato notti rigide e mattine molto fredde.

E questa primavera non ha fatto eccezione.

Ed il povero banano, che per tanti anni eroicamente aveva resistito, in questa terra non sua  nascosto dalle rive del fosso, quest’anno non ce l’ha fatta.

E ha ceduto al freddo primaverile sognando forse la sua terra lontana , ai bordi dello sconfinato deserto.

Addio amico mio caro,speriamo che esista un paradiso anche per i piccoli banani.

 

 

 

 


 

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