Notevole psicoanalista l’uno  , notevole scienziato e fisico l’altro.

Sul rapporto , anche terapeutico tra i due,  esiste vasta letteratura.

Ed anche sul fatto che Jung, grazie ai colloqui con il fisico Pauli,  comincia ad intuire qualcosa del rapporto tra psiche e materia (su cui poi egli ha anche scritto).

Rapporto ed intuizioni che  non potevano non essere sollecitati dai fenomeni di sincronicità vissuti da Jung (successivamente, come vedremo,  anche da Pauli) e che per un approccio in quella direzione sospingevano.

Di tutta questa vicenda desidero osservarne due aspetti simili che hanno interessato dapprima Jung e successivamente Pauli.

Ad un certo punto della sua ricerca Jung comincia ad intuire (ripeto ad intuire) una nuova visione della psicoanalisi che comincia a  distaccarsi  e non di poco dalle mortifere intellettualizzazioni di Freud.

Quando Jung , nello studio di Freud,  comincia ad illustrargli questa sua nuova visione si trova a dovere affrontare  l’accanita ostilità di quest'ultimo.

Dopo un poco un formidabile schiocco  avviene nella libreria di Freud.

E Jung che , probabilmente cominciava a sentire il suo diaframma arroventarsi, soggiunge :Ed ora ne arriva un altro.

Cosa che puntualmente accade.

Due fenomeni di sincronicità dunque scatenati dalla eccitazione delle resistenze nella coscienza di Jung  indotta dal comportamento ostile di Freud.

Ne ho già scritto:Un fenomeno di compressione ed estrusione.

Passiamo a Pauli.

Dopo la terapia con Jung , la quale anche se non lo ha guarito comunque qualcosa ha smosso nella sua psiche, Pauli diventa famoso per il fatto che ogni volta che entra in un laboratorio di fisica un qualche apparato delicato di quel laboratorio si rompe.

Il fenomeno di sincronicità è indotto  , similmente come  caso di Jung, dal fatto che l’ambiente del laboratorio (su cui l’inconscio di Pauli molto proietta) attiva ed induce potenti resistenze nella coscienza di Pauli generando il fenomeno della “compressione ed estrusione”.

Quei  fenomeni ripetuti di sincronicità  metadicevano a Pauli che era la sua grande  razionalità scientifica (proiettata sui laboratori e sugli apparati ) l’ostacolo più potente nei confronti del mutamento della sua coscienza nella direzione del suo processo di crescita.

Dall’altra parte , ammesso che Pauli lo potesse capire , era molto difficile scegliere tra l’ambizione al Premio Nobel e sé stesso.

 

 

 

 

 

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