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C’era una volta  , nei secoli bui (e resta ancora da capire quali fossero quelli “illuminati”) , uno spietato tiranno  della famiglia degli Ezzelino, che usava liberarsi dei propri nemici ed avversari  facendoli , tra l’altro, precipitare in un profondo pozzo nel fondo del quale essi venivano lasciati morire di fame, di stenti e per le ferite riportate.

L’individuo dissociato da sé è un pozzo di dolore e di sofferenza profondamente rimosse e quindi mai percepite  .

Dolori e sofferenze ciascuna provocata da ogni azione rimovente che abbia “sprofondato nel pozzo del dolore” ogni contenuto istintuale affiorante alla coscienza , ogni progetto di crescita psichica.

Dolori e sofferenze provocate ogni volta che un sentimento (ritenuto inadeguato) è stato rimosso.

Dolori e sofferenze provocate ogni volta che una emozione non ancora percepita è stata rimossa dalla coscienza .

Dolori e sofferenza provocate ogni volta che un sogno tenta di portare alla coscienza un qualche contenuto inconscio e dalla coscienza viene respinto non compreso.

Dolori e sofferenza provocate dalla pronta reazione rimovente della coscienza ogni volta che un quid di quel tanto dolore e sofferenza tenta di affiorare alla percezione dell’ego.

Giorno dopo giorno , anno dopo anno, tutta questa massa di dolore e di sofferenza mai percepita e perciò ingenuamente ritenuta come mai esistita avvelena non solo l’anima dell’individuo ma ogni aspetto della sua vita , della sua salute nonché della vita e della salute di tutti coloro che gli stanno vicino.

In una quantità di modi diversi volta a volta chiamate con dotti nomi e con dotte razionali toponomastiche ma che hanno tutte le stesse profonde radici nell’inconscio dell’individuo.

Nel corso della terapia e del processo di sviluppo quei dolori e quelle sofferenze lentamente (nella quantità sopportabile da ciascuno) affioreranno alla percezione dell’ego.

Esiste di questo processo di affioramento lungo la via della presa di coscienza di sé una potente rappresentazione simbolica:La via Crucis.

 

 

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