. 

Omero nell’Odissea fa dire a Penelope una sua visione circa i sogni.

Dice Penelope :”Per loro natura i sogni sono inesplicabili e portano messaggi difficili da interpretare, né ogni cosa si compie per i mortali. Due sono le porte dei sogni immateriali, una di corno e l’altra d’avorio; e quelli che escono attraverso l’avorio illudono, perché portano messaggi che non si realizzano, mentre quelli che procedono per la porta di polito corno compiono cose vere, ogni volta che un mortale li vede.»

Ancora Omero parla della doppia porta nel misterioso antro nell’isola di Itaca in cui si aprivano due porte, da quella a Nord era la porta dalla quale entravano li uomini e quella a Sud la porta dalla quale entravano gli dei, gli immortali.

Virgilio riprende a suo modo il tema delle due porte e le pone nell’Ade dove Enea si reca ad interrogare la Sibilla Cumana. Fatto ciò Enea  ritorna nel mondo dei vivi attraverso la porta d’avorio.

Se questi antichi racconti fossero dei sogni e tutto ciò che in essi è raccontato fossero simboli onirici tra di loro legati da una trama  dovremmo per prima cosa interpretare l’isola di Itaca, l’agognatissimo approdo di Ulisse , come una rappresentazione della coscienza.

Le due porte, una d’avorio e l’altra di “polito corno” , rappresentano allora i due accessi alla coscienza dell’individuo.

Quella di “polito corno” rappresenterebbe l’accesso che i sensi, la percezione sensoriale ha verso la coscienza mentre la porta di avorio rappresenterebbe l’accesso che verso di essa ha l’inconscio ed i suoi contenuti.

Ciò che entra ed è entrato dalla porta di corno si manifesta nei sogni che in questo caso “compiono cose vere”.

Intende probabilmente Omero che i sogni che rappresentano l’esperienza vissuta, ciò che è entrato nella coscienza attraverso la percezione sensoriale , riguardano appunto  cose vere cioè esperienze, consapevolmente o meno, vissute.

Ciò che entra dalla porta di ben più pregiato avorio riguarda invece i contenuti del proprio Sé.

Dice Penelope che i sogni che entrano da questa porta portano con sé “cose che non si realizzano”.

In effetti i bisogni profondi dell’individuo di realizzare sé stesso nella crescita psichica e quindi nel riconoscimento e nella accettazione della sua reale natura profonda difficilmente si realizzano se non si affrontano i propri conflitti intrapsichici e se non si interpretano fino in fondo i messaggi che l’inconscio attraverso ai sogni offre continuamente all’uomo.

Nel racconto di Virgilio Enea  invece rientra nel mondo dei vivi (cioè nella coscienza) attraverso la porta di avorio.

Enea nel poema è rappresentazione del Sé dell’autore come del resto Ulisse e come di solito  qualsiasi altro eroe o supereroe che attraversa i racconti fantastici che sono tutti ,chi più chi meno, rappresentazioni, in svariatissime forme, di processi psichici inconsci ai vari autori.

Tornando nell’antro di Itaca Omero ci dice che le due porte sono poste una a Nord ed una a Sud.

Anche qui si ripete lo stesso tema .

La porta Sud rappresenta la porta dalla quale possono entrare nella coscienza “gli dei, gli immortali” , in altre parole i contenuti del Sé, mentre dalla porta Nord entravano “gli uomini” recto i contenuti esperienziali.

Faccio due incisi.

Se non ci  confronta  fino in fondo con il proprio inconscio riconoscendogli l’azione profondamente risanatrice si può restare ad un livello di conoscenza parzialissimo grazie al quale se  dalla porta Sud entrano” gli dei e gli immortali”  qualcuno potrebbe pensare che da quella porta possono benissimo entrare  anche gli archetipi (qualsiasi cosa si intende con ciò).

Altri invece , odiando sé stessi, proietteranno il loro odio cieco e folle su tutto ciò che proviene dalla “porta meridionale” siano essi terroni, messicani, africani ecc.

Nonchè  tutti coloro  in un modo o nell’altro sono a più a Sud di qualc’un altro.

Chiusi gli incisi.

Se non ci si confronta fino in fondo con il proprio inconscio e non ci si pone la domanda di quale sia la fonte di informazione dei contenuti profondi dell’inconscio sicuramente si potrà pensare “agli archetipi” od “agli dei” od “agli immortali” non considerando che il codice genetico individuale attraversa ed ha attraversato la storia della evoluzione della specie via via iscrivendola in sé.

E se volesse farcela conoscere oggi, qui ed ora, attraverso i sogni ?.

 

 

 

Torna alla home page    Torna alla pagina indici Settembre 2016