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In talune culture è tradizione asportare chirurgicamente ai maschietti il prepuzio ed alle femminucce il clitoride e/o le piccole e le grandi labbra vaginali.

Non so in quale antico testo  sacro (!?)  (né mi interessa)  è stato scritto che queste parti del corpo maschile o femminile siano in sovrappiù cioè inutili e sovrabbondanti.

Queste pratiche orrorifiche , che hanno origine e natura religiosa (e si dice ciò senza nemmeno vergognarsi di associare tali pratiche brutali ad una qualsiasi religione che pure si presume si richiami ad un qualche dio),  sono senza ombra di dubbio alcuno una incarnazioni nella realtà del corpo umano di una analoga , se non altrettanto  brutale,  castrazione psichica , sessuofobica quanto mai altre.

Queste amputazioni rituali metadicono, anzi metaurlano, del loro significato psichico e stupisce che ben pochi siano stati capaci di ascoltare questo urlo.

Quella castrazione fisica  di quella psichica, già intervenuta nei primi giorni o mesi della vita del nascituro ,  è rappresentazione simbolica nel corpo esattamente come accade con qualsiasi altro sintomo psicosomatico che di una qualche distorsione psichica è rappresentazione.

Essa è l’incarnarsi nella carne viva, l’agito rappresentativo,  della castrazione psichica.

Di quest’ultima è testimonianza fisica  visibile nella carne.

La castrazione fisica del tipo indicato dichiara e denuncia nelle psiche di coloro che la praticano sui loro figli e sulle loro figlie (senza orrore , senza vergogna)  della esistenza nelle loro psiche  di  imponenti complessi di castrazione, dei quali  questi genitori hanno  subito l'imposizione nella loro infanzia e che quei complessi   hanno o tra breve imporranno nelle  giovanissime coscienze  delle loro proli.

E questo una generazione dietro l’altra risalendo fino alla memoria dei tempi.

E non è certo un caso e non stupisce  che popoli pur molto diversi tra di loro , ma  afflitti da simili radicali conflitti intrapsichici,   siano in perenne e sanguinosa lotta tra di loro.

 

 

 

 

 

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