La definizione di malattia mentale dipende oltre che dai comportamenti dell’individuo anche dalla accettazione o meno che l’ambito sociale è disposto a fornire alla condizione patologica.

Per cui certi ambiti sociali considerano frutto di patologia mentale taluni comportamenti mentre altri ambiti considerano gli stessi comportamenti assolutamente normali e talora perfino ammirevoli.

La condizione diffusa della dissociazione da sé ha però in questi anni portato ad una evidenziarsi di ideologie e di comportamenti che esprimono forme di odio e di avversione profonda verso ogni forma di diversità.

Sia essa etnica, religiosa ,culturale, sessuale o sociale.

Odio ed avversione nei confronti della diversità talora così intensi ed estremi da far sospettare con ragione che gli individui che lo esprimono siano oltre che dissociati da sé anche affetti da potenti complessi di castrazione.

L’odio e l’avversione verso la diversità , in qualunque modo essa si esprima , ed il corrispondente e correlato odio verso ogni forma di mutamento, non sono perciò ideologie ma bensì forme di pensiero delirante e quindi sintomo di patologie mentali che rimangono latenti fino a quando un qualche innesco sociale , religioso, economico e quant’altro  non sospinga  l’individuo , affetto da tali patologie, al passare all’azione.

Passaggio all’azione che potrà esprimersi in forme  “semplicemente”  criminali ma , e oggi accade sempre più frequentemente , anche in forme terroristiche con effetti devastanti.

 

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