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L’evento qui riportato è assolutamente reale.

Ciò che è opinabile è l’interpretazione che ne fornisco nel seguito.

Con un amico , ci frequentiamo da molti anni praticamente dagli anni nei quali ho iniziato l’autoanalisi (circa l’anno 2000),  ci incontriamo periodicamente per fare quattro chiacchiere.

Quattro chiacchiere da bar.

Qualche anno fa lui viene al consueto appuntamento dicendomi sgomento che gli hanno diagnosticato l’Alzheimer.

Una mazzata.

Lo conforto e ogni volta che ci incontriamo guardo con pena i suoi tentativi di prendere a due mani la tazza del caffè portandola con fatica alla bocca.

Osservo i tratti del suo viso mutati.

Il suo parlare impastato.

Una pena.

Mi dice un giorno che lo porteranno a ricoverarsi per due settimane in una clinica specializzata in malattie neurologiche per confermare o meno la diagnosi.

Torna due settimana dopo, distrutto, dicendo che quella terribile diagnosi è stata confermata.

Cerco di confortarlo come posso sentendo la sua disperata angoscia.

Passa il tempo, l’amico è soggetto a periodiche crisi di obnubilamento della coscienza.

Un giorno va trovare una parente in un paesino di provincia e durante uno di queste crisi la parente spaventata lo porta ad un piccolo pronto soccorso di provincia là vicino.

Quì viene visitato da un giovane medico, appena specializzatosi in gastroenterologia, il quale è colto da una felice intuizione e per prima cosa ordina gli esami del sangue alla ricerca dei livelli di ammonio.

I quali risultano subito altissimi.

Il giovane medico ordina delle opportune e periodiche purghe per liberare l’intestino dall’accumulo di ammonio e dopo un pò il mio amico ritorna come nuovo.

L’Alzheimer ripetutamente ed autorevolmente diagnosticato è sparito ed egli ritorna , ancora incredulo, ad una vita normale.

Ancora spaventato per lo scampato pericolo.

Questi i fatti.

Talora commentiamo quel fortunato ricovero a quel piccolo pronto soccorso, che lui definisce il colpo di culo più grande della sua vita.

Sono d’accordo con lui ma io la penso un pò diversamente come riporto nel seguito.

E’ possibile che le informazioni sul falso sé nella coscienza di quell’uomo abbiano dapprima negativamente influenzato, per inconsapevole emulazione nelle coscienze dei medici, la tremenda diagnosi sulla sua presunta malattia.

E’ però anche possibile che i successivi mutamenti intervenuti nella stessa coscienza, a seguito di acquisizione, per emulazione, di qualche significato del suo Sé, abbiano invece positivamente e beneficamente orientato l’acuta scelta del giovane medico del Pronto Soccorso che di fatto gli ha salvato la vita?.

Quando diciamo che noi e solo noi siamo, in un modo o nell’altro, la causa e l’origine di ciò che ci accade, nel bene come nel male, lo diciamo sul serio oppure è solo un modo di dire ?.

     (scritto il 28/1/23)

 

 

 

 

 

 


 

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