I significati che il film veicola attengono ad una gestione disumana da parte delle istituzioni della malattia mentale.

Tanto da far pensare a qualcuno che i veri malati di mente che hanno interesse, a causa delle loro potenti resistenze al mutamento, a mantenere lo status quo della malattia mentale siano certi psichiatri, certi psicoanalisti, certe istituzioni.

Il fenomeno naturale al quale il titolo del film invece si riferisce si presta ad essere una ottima metafora di ciò che succede, nella grande maggioranza dei casi,  nella coscienza dei bambini nel corso dell’imprinting.

Com’è noto la femmina del cuculo depone un suo unico uovo in un qualsiasi nido di altra specie di uccelli abbandonandolo là e disinteressandosene.

La femmina di quel nido coverà quest’uovo , in verità un po’ più grosso rispetto a quelli da lei depositati, come se fosse suo.

Allo schiudersi delle uova il pulcino di cuculo svela una sua insaziabile voracità tanto da sottrarre rapidamente cibo agli altri pulcini non solo affamandoli ma buttandoli uno alla volta fuori dal nido fino a disfarsene del tutto.

Grazie anche al fatto che esso diventa rapidamente molto più grosso degli altri pulcini.

Restando così l’unico abitante del nido e continuando ad essere nutrito dalla inconsapevole madre fino a quando non diventa adulto e vola via.

Dov’è la metafora?

Le esperienze che il bambino vive nel corso della sua infanzia diventano nella sua coscienza informazioni strutturanti le quali, ove l’ambiente parentale infantile sia ostile all’inconscio ed a Sè del bambino, strutturano ivi costrutti definiti del “falso sé”.

I quali , essendo ostili ai contenuti dell’inconscio e del Sé del bambino , contribuiscono a rimuovere (a buttar fuori dal nido) ogni nuovo contenuto affiorante dall’inconscio del bambino verso la coscienza.

Restando ben presto gli unici occupanti di quel “nido”.

Quando essi siano particolarmente virulenti ed ostili alla reale natura del bambino, al suo Sé, potranno essere definiti come “complesso di castrazione”.

 

 

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