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L’uomo è stato colpito da un ictus con emiparesi sul lato sinistro del corpo.

Adesso sta facendo una faticosa terapia fisiatrica riabilitativa per il recupero della attività motoria.

Il fisioterapista lo segue mentre impara a salire e scendere le scale.

L’uomo sposta in fuori la gamba sinistra colpita dalla paresi , la porta sul gradino superiore e aiutandosi con il braccio destro sul corrimano alza la gamba destra e la porta sullo stesso gradino.

Quindi apre di lato la gamba paralizzata , la porta sul gradino superiore ed , ecc. ecc..

E così più volte ripetendo sempre  gli stessi movimenti, gradino dopo gradino , seduta di terapia dopo seduta di terapia.

Cosa sta facendo ?.

Sta cercando di insegnare al suo cervello ferito , ad una area ancora sana di quel cervello, un nuovo movimento necessario per la deambulazione , per quanto possibile.

Quei movimenti forniscono , più e più volte , a quella parte del cervello nuove informazioni affinchè esso apprenda un nuovo processo (ego, volontà, attività neuronale, comandi muscolari) allo scopo di costruire in sé una protesi artificiale sostitutiva dell’ormai perduta capacità istintiva di deambulazione.

Nel corso dell’infanzia alla coscienza del bambino/a da parte di un ambito parentale dissociato da sé giungono solo informazioni per costruire coscienze dissociate e di conseguenza protesi del falso sé.

Quell’ambito , unica fonte di informazione di quelle coscienze in formazione, ora dopo ora, giorno dopo giorno , mense dopo mese fornisce a quelle coscienze sempre lo stesso tipo di informazioni deviate e devianti rispetto alla reale natura del bambino/a , rispetto  al suo Sé.

Essendo esse  le sole informazioni che quelle coscienze in formazione possono ripetutamente ricevere , la coscienza/cervello apprenderà solo da quelle.

Da ambito di genitori dissociati apprenderà la dissociazione da sé, da ambito di genitori nevrotici la nevrosi, da ambito di genitori psicotici la psicosi.

Grazie alla grande plasticità del cervello quest’ultimo successivamente cercherà di costruire adattamenti compensativi che rendano l’individuo, poi adulto , in grado, in qualche modo, bene o male, di sopravvivere.

La terapia analitica come nei due casi precedenti procede nello stesso modo.

Fornisce al cervello, alla parte sana del cervello non infestata dalle protesi del falso sé, ripetutamente , grazie ai sogni del paziente ed al dialogo terapeutico con l’analista,  nuove informazioni , questa volta sane e non devianti, circa la reale natura del paziente.

La coscienza/cervello apprende  così nuovi pattern e realizza , grazie alle nuove informazioni/significati ed ai mutamenti del substrato neuronale indotti dalla nuova esperienza , nuove connessioni tra  la coscienza e gli istinti, tra la coscienza e l’inconscio.

Processo in tutto od in parte fallito nel corso dell’imprinting infantile.

 

 

 

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