Le proiezioni sull’altro, le proiezioni “sull’oggetto” non sono “solo” proiezioni..

Esse sottendono un meccanismo coattivo ben più perverso e pericoloso.

Se l’individuo B. è dissociato da sé è come se non avesse una vita propria da vivere. Egli è stato castrato rispetto a quei legami vitali tra inconscio e coscienza i quali, ove fosse attiva la connessione,  porterebbero ogni notte ed ogni giorno a quella coscienza la linfa vitale della vita.

Porterebbero nuove idee, nuove intuizioni, nuovi spunti creativi, nuove emozioni, nuovi sentimenti, ecc.

Un flusso ininterrotto di vita che nell’infanzia è stato brutalmente interrotto.

E questa la tragedia primaria che il piccolo individuo nel corso della sua infanzia incontra dopo la sua nascita e nel corso della sua infanzia e della sua adolescenza.

Non avendo una vita propria da vivere la sua coscienza via via ne costruisce una protesi, una pallida rappresentazione.

La tragedia comincia così a commutarsi in (tragica) commedia.

Ma non basta.

Se l’individuo B. (uomo o donna che sia) incontra l’individuo A..   (donna o uomo che sia ) e nasce tra di loro un sentimento o qualcosa del genere ecco che cominciano ad attivarsi l’uno sull’altro e l’uno rispetto all’altro i primi legami proiettivi.

Come invisibili dita questi legami cominciano  a manipolare reciprocamente  l’inconscio e la coscienza dell’uno e  dell’altro.

L’uno comincia ad essere dipendente dall’altro  e viceversa.

Uno comincia a manipolare l’altro costringendolo a rappresentare la sua tragedia “preferita” sotto forma di commedia.

E la tragedia preferita di entrambi è quella che hanno vissuto nella  rispettiva infanzia.

L’uno poco alla volta “costringe” l'altro,  sotterraneamente ed inconsapevolmente per entrambi , a vivere e comportarsi secondo quella antica rappresentazione.

Non avendo B. una vita propria da vivere vivrà così nei suoi comportamenti l’antica esperienza dell’altro.

E viceversa per A..

La cronaca purtroppo oggi ci racconta spesso di donne maltrattate , talora brutalmente, dai loro uomini.

E qualcuna da costoro viene talora tragicamente uccisa.

Alcune di esse riescono a sfuggire a questo destino e quando gli si chiede loro perché non avessero abbandonato quell’uomo violento che così brutalmente le aveva per tanto tempo maltrattato la risposta disarmante ed apparentemente incredibile è: Ma lui mi amava. Ed anch’io lo amavo”.

Non si sa che tipologia di amore legasse i due.

Dato che si presume che amare sia sempre il volere il bene dell’altro.

Quel tipo di “amore” era costituito con ogni probabilità in gran parte dai legami proiettivi perversi che univa e legava l’uno rispetto all’altro.

Ciascuno induceva inconsapevolmente l’altro a vivere sotto forma di rappresentazione la propria personale antica tragedia .

La donna agiva suo malgrado, interpretandone il ruolo,  la commedia della madre castratrice e l’uomo il ruolo del bambino a suo tempo castrato.

Contestualmente e contemporaneamente l’uomo agiva il ruolo di colui che si ribella a questo sopruso assalendo colei che quel sopruso nell’antico tempo aveva perpetrato .

Allo scopo folle di tentare di liberarsene.

Talora infine il complesso di castrazione estraeva il suo pungiglione mortale ed l'individuo agiva allora il principio di distruzione e di autodistruzione che quel complesso caratterizza.

E talora allora la tragedia, per quella donna e per quell'uomo,  diventava veramente tale..

 

 

 

 

Torna alla home page    Torna alla pagina indici Luglio 2017