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Ciò che il buddismo zen chiama “illumìnazione” è la splendida e splendente definizione, che  assolutamente condivido, di ciò che in psicoanalisi si definisce “insight”.

Una forma spontanea di “illuminazione” della coscienza che dice ogni volta che un nuovo significato del proprio Sé è transitato dall’inconscio a quella coscienza.

Grazie alla funzione onirica ed alla funzione intuizione ed alla sua natura quantistica.

Parrebbe che grazie alla meditazione profonda e con il rifiuto della speculazione intellettuale, cioè della razionalità (ma come sono d’accordo!), si raggiunge ciò che in psicoanalisi si definisce la “coscienza del sé”, la coscienza della propria reale natura.

Che il buddismo definisce la natura del Buddha (Il Cristo interiore , il proprio Sè, la reale natura dell'individuo).

Ciò che la psicoanalisi e l’autoanalisi conquista in consapevolezza, il buddismo conquista, per quanto è dato capire, nella assoluta inconsapevolezza da parte dell’ego.

Poco male per loro.

Quello che conta è il risultato nell’uno e nell’altro caso.

Solo che l'analista consapevole di sé ha a cuore, per averla sperimentata e vissuta nelle sue stesse carni, il dolore e la sofferenza dell'essere umano, e dell’essere vivente in genere.

Ed applica la sua terapia della parola e le sue tecniche mentali alla cura di qualsiasi sfigatissimo appartenente alla specie umana che di quell’aiuto avesse bisogno.

    (scritto il 22/1/23)

 

 

 

 

 

 


 

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