Immaginiamo che la psiche sia composta da due stanze, una sopra l’altra.

La stanza inferiore è l’inconscio e quella superiore è la coscienza.

Il soffitto della stanza inferiore è ovviamente il pavimento di quella superiore.

Questo soffitto è trasparente e composto da una miriade di piccole tessere di mosaico oppure  di caselline oppure di gruppetti di neuroni.

Dalla parte della stanza di sopra il pavimento appare buio e tetro mentre dalla parte della stanza inferiore il soffitto brilla di innumerevoli lucette.

La casella che brilla di più nel soffitto della stanza di sotto (che corrisponde nel pavimento della stanza superiore alla casella più tetra) viene individuata dal fascio illuminatore dell’inconscio che la illumina e la riscalda.

Dalla parte della stanza di sopra ciò si manifesta con una figurina che si proietta al di sopra della casella corrispondente e che chiamiamo molto poco poeticamente simbolo onirico.

Se la coscienza riesce ad interpretare quel simbolo, quel sogno, la solita casella diventa un punto luminoso sul pavimento mentre dalla parte opposta si spegne.

La casellina, Il gruppetto di neuroni ha cambiato segno.

Il punto luminoso getta allora una lieve luminosità nella coscienza che sulla base di questa fioca luce fa qualche suo piccolo mutamento, aggiusta un po’ le sue cose dissestate, mette un po’ in ordine.

La notte successiva accade la stessa cosa ma per una diversa casella.

E così via per tutta la vita.

Quando finisce la corrente e tutte le luci si spengono vuol dire che la vita è giunta al suo termine ultimo.

Ma se ciò è avvenuto dopo che la stanza di sopra un po’ alla volta, a seguito di quel processo,  è diventata una stanza piena di luce, di gioia e di amore quella vita allora non è stata spesa invano.

 

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