.               .

Per quanto distorto, delirante, irrazionale ed antiscientifico esso possa essere esso ci dice che in questo modo, francamente patologico, sta cercando di farsi strada nel muro di cemento di una coscienza dissociata un pensiero altro che, lontano chilometri dal Sé represso ed emarginato dell’individuo,  pur di quel Sé ci sta dicendo.

Nel solo modo possibile con la quale quella coscienza, quella intelligenza solo razionale, consente l’espressione.

Del resto è noto che quale che sia la forma con la quale l’individuo dissociato cerca di esprimersi, in qualsiasi forma di espressione, metadice sempre della sua condizione mentale.

Come ogni forma con il quale il Sé dell’individuo fa trafilare alla coscienza il suo urlo disperato e di dolore.

La sua terribile fatica di vivere e sopravvivere, sotto il tallone di acciaio di una coscienza lontanissima (in termini di conoscenza, in termini di informazioni che in essa lo descrivono) da esso e a sua volta schiacciata dai suoi feroci complessi di castrazione, che hanno nell’odio atavico e nella pulsione di morte il loro motore.

                 (scritto il 15/10/23)

 

 

 

 

 

 


 

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