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Nel caso che una nuova coppia si formi, a seguito di  precedenti divorzi o di precedenti separazioni di uno dei due o di entrambi, accade che il maschio e/o la femmina portino nella nuova coppia uno o più figli minorenni.

E talora accade che mentre la femmina della coppia, sospinta dal suo istinto materno, tende ad accudire amorevolmente i figli minorenni del maschio quest’ultimo sviluppa invece una avversione, una ostilità se non addirittura un odio, verso i figli minorenni della donna.

Sia che essi siano maschi sia che siano femmine.

La cosa fa venire in mente un crudele comportamento dei leoni (ma anche di felini di altre specie) che uccidono (o scacciano) i propri stessi cuccioli affinchè la femmina possa nuovamente accoppiarsi con il maschio.

Nel caso della specie umana quel comportamento del maschio nei confronti del figlio maschio minorenne della donna è una rappresentazione ed un agito simbolico dell’odio che la coscienza dissociata di lui ha sviluppata contro il suo stesso Sé e contro la possibilità che “il bambino divino” (secondo la definizione di Jung), cioè l’immagine del Sé, possa attingere quella coscienza*.

E’ insomma una manifestazione simbolica del complesso di castrazione maschile che opera in quella direzione.

L’ostilità e l’odio verso la figlia femmina minorenne della donna evoca invece l’odio verso la coscienza del Sé, castrata dalla coscienza dissociata maschile, la quale essa pure “minaccia” quella condizione patologica*.

(*) Peraltro sono noti casi in cui quell’odio nei confronti dei figli della donna degeneri criminalmente nell’omicidio degli stessi.

           (scritto il 16/9/23)

 

 

 

 

 

 


 

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