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Ovvero: La valvola di coperta e la valvola di sentina.

La storia della conoscenza è fatta di prove ed errori , di tentativi sbagliati che talora portano a risultati corretti.

Di ipotesi che successivamente si rivelano fallaci ma che se non fossero state formulate non avrebbero consentito un ulteriore avanzamento della conoscenza.

Se ciò è vero in ogni campo della conoscenza è vero anche nel campo della conoscenza in psicoanalisi.

L’ipotesi di partenza è che la coscienza umana sia composta in realtà da due coscienze o , se si preferisce, da due diversi livelli di coscienza.

La coscienza percettiva gestisce gli imput sensoriali che le pervengono attraverso i cinque sensi dalla realtà sensibile.

Elabora i vari segnali , li confronta con i propri pattern e restituisce all’ego una immagine, un suono, un odore, una sensazione tattile , un sapore.

Qualcosa di riconoscibile insomma.

L’altra coscienza o l’altro livello di coscienza è la coscienza cognitiva.

Se la coscienza percettiva confina grazie ai sensi con la realtà sensibile la coscienza cognitiva confina invece con l’inconscio e con i suoi istinti e con i suoi  contenuti.

Nell’individuo dissociato la coscienza percettiva non ha alcuna difesa o ha scarse difese nei confronti degli imput di realtà.

Assorbe tutto da quella realtà e sulla base di ciò condiziona e determina i comportamenti dell’individuo senza che l’individuo stesso se ne possa rendere conto.

A titolo di esemplificazione si riporta un esperimento di parecchi anni fa.

Nel corso della proiezione di un film sullo schermo apparivano per pochissimi secondi dei messaggi che l’ego dello spettatore non riusciva a percepire e quindi ad elaborare.

Messaggi subliminali che durante l’intervallo inducevano l’individuo a bere una bibita rinfrescante.

Con grande soddisfazione dei venditori di bibite.

L’individuo dissociato è totalmente o parzialmente  indifeso rispetto agli imputs di realtà.

Essi  invadono continuamente la sua coscienza in gran parte  restando al disotto della sua capacità di percezione cosciente.

Non a caso la pubblicità è l’anima del commercio ed è  la dea del consumismo sfrenato.

La coscienza percettiva ha o dovrebbe avere strutturalmente una difesa nei confronti degli imputs di realtà.

Una difesa che lasci filtrare gli imput sensoriali “riconoscibili” e rimuovere , annullandone gli effetti condizionanti , tutti gli altri.

Un meccanismo di difesa che è geneticamente costruito per consentire alla coscienza dell’individuo di strutturare un adattamento congruente all’ambito parentale nel quale viene a nascere.

Se le coscienze dell’ambito parentale non hanno contezza della esistenza  di questa particolare difesa della coscienza esse non potranno “insegnarlo”, indurlo , alle coscienze dei nuovi venuti.

Poco male si direbbe. Ed invece è un disastro.

 

 

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