Tra gli altri bazzica il cortile ed il giardino un grosso maschio bianco e nero del quale conosco la storia in quanto bazzicava il cortile fin da cucciolo.

Orbene lui e la sorella erano figli di un grosso gatto maschio, il maschio alfa della zona , (del quale riproducevano perfettamente la pelliccia e le sembianze) maschio  molto aggressivo e litigioso con gli altri maschi che si affacciavano al suo territorio ma per il resto sostanzialmente un tenerone.

Quando i due cuccioli hanno cominciato a raggiungere la maturità sessuale il padre ha cominciato a sviluppare verso di loro una improvvida aggressività.

Fatta di furiosi inseguimenti e feroci morsi verso di essi una volta raggiuntili.

La femmina ormai adulta ad un certo punto ha attraversato la strada e scomparsa definitivamente in mezzo ai campi.

Il figlio maschio invece, pur terrorizzato dalla aggressività paterna, rimase in zona.

Nel periodo della riproduzione , come avviene frequentemente ,  il maschio alfa inseguendo un rivale o una femmina spaventata perse la vita sulla strada.

Al vecchio maschio alfa subentrò allora un altro grosso maschio nero .Il gatto terrorizzato continuò a bazzicare la zona negli orari nei quali era possibile evitare il nuovo maschio alfa.

E continua a farlo anche ora che la zona non è più pattugliata da maschi alfa aggressivi.

Eppur tuttavia quel grosso maschio terrorizzato, ormai adulto, continua a essere terrorizzato.

Scappa per un nonnulla ,viene a chiedere il cibo in orari insoliti e dal comportamento è del tutto evidente che rimasto traumatizzato dalla eccessiva aggressività paterna.

Perché questa lunga premessa ?.

Per dire che l’eccesso di aggressività genitoriale produce traumi nella psiche infantile , sia essa appartenente ad esseri umani o ad animali. Traumi che rimangono, anche nella età adulta,  producendo comportamenti e vite patologicamente segnate da quelle ferite psichiche.

E fin qua è tutto abbastanza ovvio.

Ma  anche quando i linguaggi comportamentali e verbali dell’ambiente parentale non appaiono così aggressivi da determinare traumi psichici nei figli pur tuttavia in molti casi questi ultimi rimangono schiacciati fin dai primi mesi ed anni di vita nella condizione dissociativa , nella paralisi del processo di sviluppo e crescita psichica normale.

Ciò accade in quanto oltre ai due linguaggi ai quali si è accennato esiste un terzo linguaggio non percepibile sensorialmente in quanto esso è completamente subliminale.

E’ noto che nel corso del rapporto tra analista e paziente si attiva un legame affettivo che veicola un linguaggio subliminale tra inconsci che chiamiamo transfert.

Lo stesso accade ogni volta che tra due esseri umani si stabilisce un qualsiasi rapporto affettivo e lo stesso accade , per quanto ciò possa stupire o apparire incredibile, anche quando quel rapporto affettivo si instaura tra un umano ed un animale.

Lo stesso accade ovviamente nel rapporto tra ambiente parentale infantile e figli.

E a causa di questo rapporto affettivo e del sottostante legame transferale la condizione psichica dei genitori viene comunicata e perciò si trasmette ai figli.

Sicuramente questo apparente automatismo è esposto ad una quantità di variabili ambientali e personali ma la cosa rilevante è che anche in apparente assenza di linguaggi sensoriali particolarmente castranti  l’effetto psichico castrante nei figli esposti a quell’ambente  si produce ugualmente.

Occorre farsene una ragione ma la ragione (la razionalità) e l’apparenza (anche per chi l’apparenza è in grado di interpretare) non sono tutto.

Oltre al linguaggio verbale e a quello comportamentale esiste perciò anche un linguaggio subliminale tra inconsci che si attiva ogni volta che si instaura un legame affettivo.

Scopro ora l’acqua calda ma è proprio per l’esistenza di questo linguaggio che l’analista per poter esercitare efficacemente la propria professione deve accettare l’analisi didattica allo scopo di sviluppare la propria funzione intuizione, acquistare consapevolezza di sé, acquistare coscienza di sé e soprattutto liberare il proprio inconscio dagli effetti in esso  prodotti di una qualsiasi storia familiare.

Per evitare di riprodurre altrimenti , suo malgrado ed inconsapevolmente , nei suoi pazienti le proprie identiche limitazioni psichiche , le proprie nevrosi, i propri blocchi castranti.

Dei quali, quale che sia il paziente, quest’ultimo  non ha assolutamente bisogno avendo già da curare i guai suoi.

 

 

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