Nel caso delle proiezioni l’individuo vede l’oggetto per quello che è ma si comporta nei suoi confronti come se fosse cosa ben diversa.

Sull’oggetto proietta un qualche suo contenuto inconscio e perciò CREDE che quell’oggetto sia il contenuto inconscio che egli gli proietta sopra (Il mio vicino , un innocuo pensionato, è il mio peggiore nemico, quell’uomo (piccolo e meschino) che mi ha sposato è il mio meraviglioso principe azzurro, questo mezzo con il quale mi muovo in città , la mia  automobile,  è la mia potente coscienza, ecc., ecc.).

La proiezione sull’oggetto è perciò uno schermo mentale, una credenza individuale accecante, che orienta , distorcendolo, il comportamento ed il pensiero .

Nel caso delle allucinazioni l’individuo CREDE di vedere (o di sentire o di odorare …) un oggetto che nella realtà non esiste.

Si tratta in entrambi i casi di una devianza della coscienza percettiva la quale a causa dei costrutti che la infestano distorce o manipola gli input sensoriali che le pervengono dai sensi dando all’ego una visione distorta della realtà.

Secondo Eraclito “L’io credo è morbo sacro” (I Frammenti . Framm.62) .

Di individui vittime di visioni cioè di allucinazioni è ricca la storia del mondo.

Ed in effetti in talune epoche essi sono stati adorati come messaggeri di una qualche divinità.

In particolari condizioni sociali questi individui visionari e le loro visioni allucinatorie della realtà possono innescare potenti , diffuse e talora pericolosissime infezioni psichiche.

C’è da aggiungere che la cosiddetta “visone oggettiva della realtà”, non esiste e non è mai esistita.

Nel caso della vista per esempio ciò che l’occhio percepisce è una frequenza elettromagnetica derivante dalla riflessione delle onde elettromagnetiche della luce che ha colpito l’oggetto.

Questo riflesso viene elaborato dai neuroni della coscienza percettiva e sulla base dei suoi pattern e dei costrutti più o meno  deformanti  che la infestano restituisce all’ego una immagine , un colore.

Per cui ciò che vediamo non “la visione oggettiva della realtà” ma l’interpretazione inconsapevole che di quella realtà ci restituisce la coscienza percettiva.

E l’interpretare, l’azione dell’interpretare , ad ogni livello ed in ogni campo  è l’azione tra le  più imprecise e soggettive ed aleatorie che l’essere umano possa compiere , senza rendersene nemmeno vagamente conto.

 

 

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