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Chiunque esprima e rappresenti in qualsiasi forma quel poco o tanto di creatività che dal suo inconscio affiora alla coscienza non può non veicolare, nella forma d’arte  prescelta, contenuti di quell’inconscio.

E’ uno tra tanti è il caso del racconto di Henry James “Il Carteggio Aspern”.

In questo racconto in una Venezia magica del secondo ottocento H. James racconta inconsapevolmente ed in forma simbolica il fallimento del suo processo di crescita psichica .

Non è ovviamente ,proprio per questo, un racconto a lieto fine.

Il personaggio del racconto, un critico letterario americano,  ricerca un misterioso carteggio del poeta Jeffrey Aspern ,carteggio che egli scopre  essere in possesso di una vetusta dama , un tempo grande amore del poeta , che vive ora in un antico palazzo veneziano in un angolo remoto di quella città.

Il critico riesce a farsi affittare dalla vetusta ed avida dama alcune stanze del palazzo allettandola con la promessa di far rinascere il giardino al palazzo annesso.

La dama è assistita da una più giovane , ma sempre anziana nipote , che il critico con le sua arti riesce a far innamorare di sè con la speranza che ella sottragga alla dama e consegni a lui il tanto prezioso e ricercato carteggio.

Quando ciò accade e la donna è pronta a consegnarli il carteggio ella gli offrendo insieme a quello la sua mano.

Davanti a ciò  il critico fugge spaventato .

E la donna allora distrugge il tanto agognato carteggio.

La nipote della vetusta dama è una rappresentazione simbolica di Anima la quale offre al critico i contenuti del suo Sé e del suo inconscio (il carteggio Aspern).

Ma il confronto con Anima e la sua offerta terrorizza l’uomo che davanti  a questa offerta fugge via.

 

 

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