Quando il messaggio colpisce la coscienza dell’altro, quando esso va a segno (e da qui potrà quindi iniziare il suo percorso mutageno) ciò scatena istantaneamente resistenze molto intense.

Le resistenze così scatenate agiscono , com’è ovvio, non solo a livello di comportamento dell’individuo la cui coscienza le ha scatenato ma anche , per un breve periodo, anche sull’inconscio dell’interlocutore rendendosi così a quest’ultimo percepibili in qualche modo.

Una delle caratteristiche di queste resistenze è il fatto di implicare reazioni emotive di intensa irritabilità, di fastidio ecc.

Sono cioè azioni fortemente irritanti (sia a livello sensibile sia a livello subliminale) che hanno com’è ovvio il compito di bloccare, paralizzare l’inconscio dell’individuo e di far recedere i suoi contenuti inconsci eventualmente  emergenti alla soglia della coscienza.

Ma non basta.

Un altro effetto di questi comportamenti , a livello sensibile ed a livello subliminale, è quello di tentare di indurre comportamenti reattivi nell’altro tesi a inverare nella realtà una situazione di conflitto interpersonale con la funzione di inverare in quella realtà la situazione di conflitto interpsichico in atto, ivi rappresentandolo.

E’ questo uno dei motivi della perenne immutabilità della condizione psichica degli individui inconsci e dissociati.

I comportamenti ripetitivi dell’individuo dissociato  inducono nell’altro comportamenti reattivi che della configurazione psichica del primo sono costantemente confermativi.

Rendendola perciò perenne ed immutabile.

Questo nei rapporti tra individui inconsci e dissociati.

Nella relazione con  l’individuo cosciente di sé si percepisce il tentativo di indurre comportamenti reattivi di quel tipo.

Tentativi che però l’individuo cosciente  di sé e consapevole è in grado di assorbire senza esserne vittima inconsapevole, senza esserne vittima coatta.

E ciò avendo sviluppato sufficienti difese e sufficiente consapevolezza per non farsene travolgere e/o coinvolgere.