.    

La terapia analitica è il continuo dialogo tra analista e paziente nel corso del quale il primo interpreta tra sé e sé ,intuitivamente, tutte le forme di espressione del paziente (sogni, espressioni verbali, comportamentali e posturali, sintomi di varia natura , eventi, ecc.).

Siccome la terapia opera non solo sulle relazioni intrapsichiche del paziente ma anche sulle sue relazioni interpersonali l’analista interpreta anche gli eventi dell’ambito sociale e familiare  del paziente ove riferiti (in quanto dallo stesso notati).

Nel corso del dialogo terapeutico il linguaggio spontaneo e consapevole dell’analista restituirà  alla psiche del paziente , non necessariamente alla sua consapevolezza, i significati intuiti nella forma che quel linguaggio spontaneo consentirà.

Contribuendo a mutare i contenuti della coscienza e dell’inconscio del paziente.

E’ questo il setting analitico classico.

Che non è l’unico possibile.

Possono realizzarsi situazioni in cui le frequentazioni amicali o parentali  tra analista e soggetto instaurino tra di essi un legame di transfert per cui quella frequentazione renderà possibile un trasferimento di informazioni tra i due inconsci e tra le due coscienze contribuendo al mutamento dell’altro.

Nella direzione della crescita psichica e del Sé dell’altro.

Nella assoluta inconsapevolezza del soggetto ma non ovviamente dell’analista.

 

 

Torna alla home pageTorna alla pagina indici Gennaio 2019