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Se è vero, com’è vero, che ogni sintomo , mentale o psicosomatico che sia , è rappresentazione  simbolica di un qualche contenuto inconscio (sia esso generato da significati dolorosi di esperienze vissute e rimosse o da contenuti istintuali del proprio Sé) la patologia complessa e severa può ben essere rappresentazione simbolica dell’intero  proprio Sé inconscio e represso.

Sé, inconscio e contenuti istintuali che non avendo altro modo per esprimersi attraverso la coscienza, che li reprime e li castra da sé, si esprimono nella nevrosi, nella psicopatia ed in ogni possibile somatizzazione.

La patologia , esprimendosi nella forma possibile,  viene sagacemente contrastata dalla clinica medica sostanzialmente confermando e scientificamente emulando  l’attività castrante della coscienza contro il proprio stesso Sé.

E riproponendo perciò anche a quel livello , di elevata scientificità, lo stigma sociale contro il Sé dell’individuo.

Se l’azione clinica contro i sintomi (peraltro doverosa e necessitata) fosse invece accompagnata da una terapia analitica che curasse la coscienza castrante, in parallelo con quelle cure cliniche,  il risultato sarebbe una azione potentemente sinergica che curerebbe il corpo e la mente.

I quali sono cose diverse solo nella concettualizzazione ed intellettualizzazione razionale la quale non vede un centimetro al di là  del proprio pisello. 

I fenomeni di sincronicità,  la funzione onirica , l’emulazione inconscia ed inconsapevole  , ecc., ecc. ci dicono invece di processi biopsichici che procedono assolutamente incuranti di  quella ottusa differenziazione ed investono il corpo e la mente nella stessa misura e con lo stesso progetto, sia pure con diversi mezzi di espressione.

 

 

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