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Il 1/1/2000 , dopo qualche anno dalla fine di una terapia analitica durata alcuni mesi nel corso della quale non avevo capito assolutamente nulla di cosa (mi) stava succedendo, ho deciso, per pura curiosità, di cominciare ad interpretare da me i miei sogni.

Dopo svariati tentativi , inutilmente razionalizzando qua e là,  dopo alcuni mesi mi “coglie” un insight.

Nemmeno sapevo cosa fosse e cosa si provasse.

Ma ho capito però cosa ha provato San Paolo lungo la strada di Damasco.

L’insight è una illuminazione improvvisa e spontanea che ha il sapore della verità (ma , attenzione , non è detto che sia  sempre “verità”. Ma questo l’ho capito molto tempo dopo).

Interpretazione dopo interpretazione , insight dopo insight, dopo un pò ho capito che l’esercizio dell’interpretare,  con la sua moltitudine di prove ed errori e perché no con le sue innumerevoli frustrazioni, è un esercizio grazie al quale si sviluppa poco alla volta nella coscienza la funzione intuizione.

Nell’adolescenza ed all’Università , studiando di malavoglia e con non rilevante profitto , si era sviluppata , grazie all’esercizio dello studio,  la funzione razionale.

Solo una , ho scoperto molto dopo, delle intelligenze a disposizione degli esseri umani: L’altra , in assoluto la più importante, è la funzione intuizione.

Dopo anni di interpretazione ho da dire due cose:

-          La prima è che dopo aver interpretato intuitivamente migliaia di sogni ed aver capito moltissimo sul funzionamento della psiche  (scusate l’immodestia)  io continuo ad essere, felicemente, NESSUNO.

Cioè un piccolo artigiano del comprendere , un ciabattino del capire che vive in un remoto angolo del Pianeta. Continuando a pensare che il rischio potente di questo lavoro è l’Hybris cioè il montarsi la testa , il credersi chissà che genio (e se ciò accade questo è un sintomo sicuro che si è andato pericolosamente  fuori strada).

-          La seconda cosa è che in questo lavoro bisogna osare. In alcuni momenti è necessario ed indispensabile, utilizzando le modeste conoscenze acquisiste in campi diverse del sapere  , formulare , pur esitando, ipotesi, congetture ed illazioni (talune delle quali al momento sembrano folli) .E delle quali a distanza di tempo di alcune si comprende l’irrilevanza  o l’infondatezza ma, sempre,  la necessità. In quel momento era necessario osare e formularle,  mettendoci la faccia e correndo perfino il rischio dell’irrisione . L’errore è essenziale a qualsiasi ricerca. E sbagliare è uno strumento indispensabile di essa. Anzi di più:E’ perfino un metodo per l’avanzamento della ricerca in qualsiasi campo (basta non prendersi troppo sul serio) .

         

 

 


 

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