.     

     Un tempo quando capivo poco di tutto e molto di niente un po’ di creatività faceva spuntare di tanto in tanto alla coscienza un verso , la trama di un piccolo racconto, ecc.

Come agli inizi di una primavera sbocciava qua e là qualcosa.

E la penna o le dita sulla tastiera raccoglievano quei poveri versi o arricchivano di contenuto una trama , una storia.

Poi quella briciola di creatività è cominciata a diventare ben altro.

Ha progressivamente smesso di produrre versi e racconti e ha cominciato a trasformarsi in insight .

Ha cominciato ad arricchire la coscienza di significati,  mutandola.

Dopo  molto tempo ho capito della importanza della funzione intuizione nella interpretazione dei sogni e come la creatività fosse una valvola di sfogo dei contenuti inespressi (ed allora inesprimibili) dell’inconscio.

Questa raccolta , che affianca ora nel sito la lunghissima  raccolta delle intuizioni di psicoanalisi , è di quest’ultima la radice e la compagna.

 

 

11/1/10

Della grazia.

Della grazia abbiamo bisogno

come la terra riarsa

l’acqua.

E quando un gesto,

un muover d’anca,

uno svolazzo di veste

ce la rimanda,

il cuore trema.

Della grazia abbiamo bisogno

e della bellezza

e tutto pare inaridisca

senza.

 

17/3/10

Una strada lunga.

Ci sono padri e ci sono madri.

Senza volerlo e senza saperlo.

E crescono figli come topi

o scarafaggi o lombrichi.

E uomini o donne perciò vivono,

per tutta la vita,

come topi o scarafaggi o lombrichi.

Talora un giorno qualcuno

s’accorge.

E si ribella rabbioso.

E scopre che la strada

che corre

per diventare un uomo, per diventare una donna

è molto lunga.

E tutta in salita.

 

 

 10/2/10

E' ora.

E’ ora il  momento di disperazione,

il fondo nero che assale l’io confuso.

Si sente il fondo oscuro dell’animo

e l’amaro è in gola.

(Si lo so cullarsi nella tristezza non risolve niente

ma lasciate che mi coccoli in questo momento.

E’ pur sempre una compagnia.)

 

10/3/10

Vento.

Questo vento, che ha attraversato le terre del Sud,

porta con sè le voci di moltitudini ignote.

Sussurri di popoli sconosciuti

che fortemente hanno da dire.

Entra tra le fessure della porta

e sfiora ogni cosa.

Spalanco porte e finestre allora

quando ne sento, fin da lontano,

l’alito forte.

Ed esso entra ora,

libero,

in ogni stanza

e lascia tracce di vita

ovunque.

 

 

9/4/10

Incrociando.

Incrociando lo squallore,

che è una delle coordinate

dell’esistere.

 

10/4/10

Come un onda.

Come un’onda

il dolore

travolge.

Onda alla quale si cerca di resistere.

Dopo inizia la risacca

dei ricordi un tempo felici.

Ora spine puntute di una corona.

 

15/4/10

Viaggi.

Cosa può importarmi dei viaggi!

Ho attraversato una moltitudine di terre,

ai più sconosciute.

Ho ascoltato linguaggi

che nessuno conosce.

Ho osservato panorami

mai visti da occhi umani.

E ho solo ascoltato i miei sogni.

 

16/4/10

Felicità.

La felicità è un attimo solo.

Fuggente.

E quando accade è proprio come dice il Poeta.

Per un attimo, un attimo solo:

M’illumino d’immenso.

 

Certe volte.

Certe volte ci si sente così pieni

di primavera, di aria frizzante, di gemme, di ponentino.

Certe volte ci si sente il cuore così pieno di gioia,

cosa incomprensibile e sventata.

Non ho preghiere ora.

Ma se avessi qualcosa da chiedere

chiederei per sempre un’anima bambina.

 

 

2/5/10

Ex Macello.

C’è un antico giardino

ricco di grandi alberi maestosi.

Raccontano storie antiche

gli intrecci dei rami.

Luogo triste d’inverno

per tante foglie spoglie

ma rigoglio d’ombre d’estate.

Eppure tanta magnificenza non nasconde

che questo fu luogo d’orrore.

Per le tante vite animali

sacrificate

alla voracità degli umani.

 

Bilancio.

In quel raro di momento sincero

capii bene, fratello, quando  dicesti che temevi

d’avere sprecato la tua vita.

Se ci penso io vedo per me, ora, cosa diversa.

Per la incredibile moltitudine di cose date e ricevute,

alcune di esse meravigliose,

negli ultimi anni trascorsi.

 

L’isola dei Cassaintegrati.

All’Asinara c’è uno che ha perso il lavoro.

E un ministro a Roma dice che a lui poco importa,

basta che l’Eni gli paghi i dividendi.

All’Asinara c’è uno che non sa se riuscirà a mandare i figli a scuola

il prossimo anno.

E un ministro a Roma si lamenta perchè della mazzetta di ottocentomila euro

ancora gliene mancano ventimila.

All’Asinara c’è uno che la sera piange e pensa di spararsi.

I compagni, come lui senza lavoro, lo consolano

ma anche loro piangono quando sono da soli.

E un ministro a Roma pensa alle cause sue

e a come fare per farla franca dei tanti imbrogli fatti.

Ha ragione, si sa.

Perché all’Asinara ci sono solo sporchi comunisti e fetenti terroni.

E noi invece ce l’abbiamo duro.

 

17/5/10

Questo posto

Questo posto

al limite del deserto

il vento caldo dalle montagne azzurre

che chiudono l’orizzonte..

In questo luogo aspetto,

il vento caldo che ti spinge lontano,

dimentico di essere.

 

20/5/10

Sconvolti.

Sconvolti dall’amore

attraversammo piazze sferzate dal vento

e gelide di pioggia battente.

Sconvolti scoprimmo

nell’amore radici di dolore .

A nessuno note se non a noi stessi.

 

21/5/10

Cadde.

Cadde in ginocchio alzando al cielo i pugni chiusi.

Lanciò un urlo tremendo.

Ogni goccia del suo sangue, ogni osso, ogni muscolo del suo corpo

partecipò a quell’urlo.

Il cielo a sentire quell’urlo

si spaccò in due con un terribile fragore.

La terra tremò con essa.

Si ripiegò su se stesso mormorando una cosa sua, solo per sé.

 

6/6/10

Micragna.

Passò infine la micragna

e u risu turnò o mircieri.

 

10/6/10

Il profondo.

Scrutando nel profondo del labirinto

uno si immagina lì un luogo di infinita dolcezza

e che là si sciolga ogni angoscia e che là si dissolva ogni paura.

Là la dolcezza è lenimento alle ferite.

Nel fondo oscuro del labirinto,

forse.

 

 

 

13/6/10

Temporale d’estate.

Fosse per me

lascerei entrare il turbine e la folgore,

il vento di bufera e la tempesta.

L’acqua scrosciante , il vortice cieco, il vertigo di spuma

Spalancherei porte e finestre

ed abbatterei i muri

se potessi.

Oh si! Che la tempesta spazzi via

l’aria cheta,

che sbaragli l’aria morta.

Che la tempesta

annietti l’attuale

lasciando aria al futuro.

 

4/8/10

Senza parole.

Se solo sapessi il peso del mio amore per te,donna.

Ma di esso non ho parole per dire

né credo che ne esistano per poterne riferire.

Non ho perciò modo per dirtene , nemmeno in parte.

Ma , in un modo oscuro del quale non so dire,

qualcosa di esso forse in qualche modo riuscirà a raggiungerti

 e per  esso infine ti commuoverai.

 

27/8/10

Musica.

La musica è il mio giardino segreto,

pieno di ombre oscure e di un verde profondo.

In esso mi perdo e si disperde l’animo all’infinito.

Ogni parte in esso svanisce

perdendosi in mille mondi lontani .

Nel mio giardino segreto i rami bassi intricati

degli alberi fanno cortina al mondo.

Ed a un mondo altro così appartengo.

 

20/9/10

Un giorno.

Verrà un giorno

che ogni atomo ogni molecola

di me si disperderà nell’infinito mondo.

Ma non ho fretta per questo.

Vorrei invece ,

per un attimo solo,

dissolvermi nel nulla.

Tanto per tirare per un attimo il fiato.

 

21/9/10

Senza di te.

Senza di te, amore mio,

non avrei potuto dire di essere vissuto.

Senza di te, amore mio,

mai avrei saputo cos’è amare.

Senza di te, amore mio,

la mia vita sarebbe trascorsa inutilmente.

Senza di te ,

ora,

amore mio

i giorni trascorrono senza gioia.

 

 

Sono là.

Sono là

come appeso in un vuoto d’anima

mentre un vento mi scuote

come ramo nella tempesta.

Vento di amore,

che sento come amore di una vita.

Ma tu non ci sei.

Ed io perciò resto là,

appeso,

come foglia tremula

che sa del prossimo arrivo dell’autunno.

 

23/9/10

Profondo.

Dal profondo labirinto dell’anima

ascolto come da lontano,  un verso indistinto.

Non ne capisco le parole

ma ne sento il suono, la cadenza.

Lo sento come se fosse recitato

ma non lo capisco.

Per quanto mi sforzi

per quanto esso gema ed urli

non ne comprendo il senso.

Il suo suono lontano mi suggerisce

un gesto, le braccia alzate al cielo

nel segno dell’impotenza e della rabbia.

Non mi succede spesso.

Solo quando ti penso lontana

dimentica del mio amore per te.

 

4/10/10

Handicap.

Fu in ritardo alla nascita.

E lo è ora nella vita, nel tempo, nella salute.

Da sempre la sua vita

è una strada in salita con il vento contro.

Non sa di mani che la sorreggano,

non sa di aiuto.

Spinge avanti il suo corpo

tesa in avanti

per vincere la salita,

per vincere il suo contrario  vento.

 

 

4/10/10

“Amor che move il sole e l’altre stelle…”

Per vissuto si sa

che vita senza amore

è normale.

L’amor quando s’apprende

Rende però la vita grande.

E’ dolore quando lo perdiamo,

straniamento quando qualcosa

principia ad agitarsi.

E’ grandezza quando il fuoco divampa.

Così si vive.

Nell’attesa che la grazia ci colga.

 

8/10/10

Concetta di Puglia.

Concetta di Puglia ha un viso un tempo bello

e una corona di capelli rossi

troppo tinti.

Ha un viso già bello

che la vita si è incaricata di deformare

per i tanti colpi  inferti.

Ed ora il colpo più forte

che colpisce un viso ormai inerte

per i troppi massacri

subiti.

 

(A causa di  Patrizia)

Lei la regina del quartiere,

regina senza regno,

signora dei barboni.

Ferma al centro dell’aiola

assiste al traffico impazzito

ospite di un pianeta diverso.

Esile impalcatura sgangherata

coperta da troppi panni

segnata da fin troppe ferite,

lo sguardo appannato

perso in ricordi sbiaditi.

E qualcuno ancora brucia.

Trampoliere senz’ali

ci guarda, noi in catene

che forse invidiamo ,da folli qual siamo,

il suo stare.

A sera scompare tra bagagli senza forma,

sacchetti zeppi di nulla ,

strascicando un carrello strapieno di un fetore

che non sente.

Scompare per un nulla

forse più orrendo di quello del giorno.

Mentre noi corriamo , senza saperlo,

verso lo stesso luogo.

 

11/10/10

A questi passi siamo

A questi passi siamo.

Di dover lasciare porto sicuro

e per vie ignote,

forse,

altro porto sconosciuto ed incerto.

E’ strada tracciata

di cui nulla conosco.

Incerto nel lasciare il vecchio approdo,

inquieto per il nuovo che arriva.

Senza saperne la natura.

 

12/10/10

Incertezza.

Da così tanti fiati leggeri

è difficile capire il senso del vento.

 

27/10/10

Il vicino di casa.

Si offre di portarmi il carrello della spesa

il viso nero come un tizzone, le palme chiare.

Si lamenta del freddo, dice che preferisce il caldo.

Anch’io gli dico e guardo le montagne verso ovest

già imbiancate.

Di dove sei mi chiede?

Di un posto vicino l’Africa, gli dico,  la Sicilia.

Oh the Sicily !, dice.

Ci sentiamo vicini di casa.

Mi sento più vicino di casa con lui

che con il mio vicino di pianerottolo

che strilla feroce sventolando la bandiera di un posto

che sulla carta geografica non è mai esistito.

 

Ovvero.

Ovvero delle acque stagnanti

nelle quali cova l’ignoto.

Ovvero delle acque correnti

nelle quali il nuovo è incomprensibile.

Ovvero delle acque morte

nelle quali tutto si è fermato.

Ovvero delle acque sorgenti

dalle quali il tutto nasce.

 

 

9/11/10

La foglia del platano.

La foglia del platano,

ormai gialla d’autunno,

cadde dal ramo.

Volteggiò indecisa nell’aria ferma

e poi si schiantò,

con un rumore sordo,

contro il vetro dell’auto in corsa.

Sangue di platano dappertutto !

 

La pestilenza.

Ah l’età dell’innocenza !

Ah l’età sognante !.

Ma quando mai !

Per tanta gente

l’infanzia fu una pestilenza.

Che ha infettato di sé

la vita di molti uomini,

di molte donne.

Inevitabile pestilenza,

che ne ha distrutto di vite !

Infezione da guarire

con lunghissima cura.

Ma tu dove mai vedi tutto ciò ?

Ah già !

Uno dei sintomi di quella infezione è la cecità !

 

23/12/10

Il prete.

Il prete ti parla di peccato.

E tu ti ritrai, fedele.

E non capisci che il peccato più grande

è rifiutare la grazia,

così rara,

dell’amore.

 

26/12/10

I poveri ed i ricchi.

I poveri si sa sono così fastidiosi.

Insistenti, spudorati, senza vergogna.

Ti inseguono per le piazze , ti incocciano dappertutto.

Non se ne può più.

I ricchi invece sono così discreti, così educati, così per bene.

Te lo mettono in quel posto un sacco di volte

senza che nemmeno te ne accorgi.

 

 

 

25/11/10

Gigetto

Gigetto ha 9 anni

e da 9 anni è un corpo inerte

riverso su una carrozzina.

Alle 4 del pomeriggio

la madre riversa quel corpo

dalla carrozzina all’auto

al termine della scuola.

Ma è al mattino che di tutta la scuola

appare il senso quando Gigetto entra in classe

accolto dal saluto festoso dei compagni.

E quel corpo inerte risponde

con un sorriso gioioso.

Gigetto non imparerà mai

l’aritmetica e la storia e la geografia.

Ma tutto acquista un senso

per quei saluti festosi,

per quel piccolo sorriso di risposta.

Tutta la scuola acquista un senso.

Per quel sorriso che allevia,

per un istante,

il grigio cupo nel cuore della madre.

 

All’alba.

L’alba svela

l’azzurro cupo

delle oscure presenze

e ne chiariscono il senso.

 

12/11/10

Lo spessore

Non si capisce cosa sia lo spessore.

Se cosa di alchimia, di magia.

O di mistura , intruglio od altro.

Eppure c’è gente di spessore

ed altri invece no.

Ci sono alcuni che hanno spessore

ed altri che sembrano di carta velina,

di plastica leggera, di fogli di giornale,

di carta sforacchiata.

Ci si accorge degli uni e ci sia accorge degli altri

ma non si capisce perché

gli uni hanno spessore e gli altri no.

 

 

13/1/11

Avendo scalato.

Avendo scalato

dal fondo fangoso e verminoso del più profondo dei pozzi

fino al ramo più alto dell’albero

mi sento di poter dire una parola.

Non tante, una sola.

Altri che non sanno nemmeno di esistere

fanno lunghissimi, interminabili discorsi

dei quali non capiscono il senso

nemmeno di una sola delle tante parole dette.

 

11/2/11

A Cicci.

Con gli occhi velati,

un nodo alla gola che mi impedisce la voce,

ti vedo, mite gattina,

mentre ti allontani

nella nebbia che lentamente t’ingoia.

Giorni e giorni,

già da una interminabile settimana,

stavi nel tuo angolo quieto

in attesa di morire.

Finchè il momento giunse.

Te lo dico ora e non sto esagerando.

Ho provato in questi tuoi giorni oscuri

e nel tuo momento supremo

lo stesso dolore di quando

il mio primo amore,

il mio amore più grande ,

ebbe a lasciarmi.

Lo stesso dolore profondo ed intenso.

Ed allora ho capito:

L’Amore è Uno e Sempre,

quale che sia l’amato.

 

2/3/11

Silenzio.

Silenzio dappertutto

e si capisce perché.

Una bora nordista prende d’infilata

il portico

e costringe a piegarsi

e a trattenere il fiato.

Per non respirare il gelo.

Questo posto è così.

Mai una bella botta di scirocco.

 

3/5/11

Ismaele soffia ancora,

Ismaele è un vento forte e viene da Est.

E’ vento forte e viene da Sud.

Soffia forte contro mura di gomma,

fili spinati e porte blindate.

Soffia forte contro false verità.

Ismaele soffia sempre

e non si ferma mai.

Soffia sempre e nulla può fermarlo.

 

 

4/2/11

Sentiero oscuro.

Sentiero oscuro

segnato dalle ombre lunghe degli alberi.

Giardino oscuro di sconosciute ombre..

Una figura indistinta suggestiona

Ma è solo gioco d’ombre.

Rammenta l’angolo lontano  di un antico cimitero d’ebrei

La paura di esso ne impedì l’incontro.

Capivo poco allora.

Ora so che è dei nostri interiori angoli oscuri

che abbiamo paura ed è di loro che dobbiamo conoscere.

 

10/2/11

Consigli per la marcia difficile.

C’è un tempo per il vino ed uno per le rose.

E c’è un tempo per le spine e per i rovi.

Tempo questo di dolore e perfino

di disperazione.

Quando questo tempo arriva

occorre prendere il passo del podista.

Lento e misurato

come se si andasse in salita.

Non trascorre il tempo, durante il percorso,

e gli orologi è come se fossero fermi.

Inutile portarne con sé , perciò,

inutile guardare il volgere del sole.

Il sonno allevia ma è solo un momento.

Consola talora la preghiera

al dio degli eterni.

… Aspettando che il buio trascorra.

 

 

11/4/11

Fermata: Torino, Porta Palazzo.

Tutti i colori del mondo

dalle più svariate risacche

son giunti in questa piazza lontana.

Tutti i diversi possibili qui riuniti

in una vociante ricchezza.

Neri, bianchi, sinti e rom.

Gialli ed allegri. Festosi e cupi.

Biechi e solari. Belli e brutti.

Bellissime zingare di vistoso vestiario ed

enormi zingare dalle larghissime vesti.

Vendono sul loro spicchio di selciato

tutti gli scarti della più varia umanità.

Coglie un pensiero felice:

Così , così dovrebbe essere il mondo.

Così dovrebbe essere ogni angolo del pianeta.

E a nessuno dovrebbe essere tolta

questa possibilità di ricchezza.

 

 

 

Il diverso da me.

Di qualunque cosa parliamo,

qualunque cosa raccontiamo,

stiamo solo  raccontando,

talora disperatamente,

di noi.

Perfino il nulla ci racconta

e racconta della nostra incapacità

di esprimere.

Di qualunque cosa parliamo

è un pezzo di noi,

un pezzo che non conosciamo,

che viene fuori.

E’ ogni volta un estraneo, un alieno,

un extracomunitario che esprimiamo.

Povero colui che odia il diverso da sè

perché è una parte di sé che sta ferocemente odiando.

 

28/3/11

Non rivestirti.

No, non rivestirti amore mio,

non farlo mentre insieme ridiamo prendendo il caffè,

mentre insieme mangiamo questi due biscotti vecchi dalla dispensa,

dopo che abbiamo vissuto,

per così troppo pochi momenti,

di tutto noi stessi.

No, non rivestirti acchè ogni pezzo di queste mura

di questa mia piccola casa possa impregnarti di te,

possa impregnarti di te ogni mobile, ogni abito, ogni piatto.

Queste tazzine ed il letto nel quale siamo stati insieme.

Ogni lampada ed il sapone,

gli asciugamani ed i bicchieri,

ogni pagina dei libri ed ogni nota dei tanti dischi.

Affinchè anche quando sarai lontana,

tra poco,

io possa ancora sentire di te.

Acchè io possa ancora viverti per tutto il tempo che non sarai qui

e finché non tornerai.

 

 

 

6/5/11

Specie mortale.

Se avesse piume sul retro

farebbe la coda come pavone.

Se avesse cresta farebbe il gallo.

E’ invece nullità

che si spara pose da superuomo.

Siamo specie,

oltre che pericolosa,

ridicola.

 

10/5/11

All’inizio.

All’inizio la porta era pesantemente sbarrata.

Bussò e picchiò molte volte.

E fu inutile.

Bussò e picchiò rabbioso per anni.

E fu ancora inutile.

Provò allora con qualche goccia di olio

nella rugginosa serratura.

Che poco si smosse.

Dopo molto molto oliare

gli fu data una grossa chiave incrostata.

Provò inutilmente.

Provò sempre più forte.

Ma poco, troppo poco,  si smosse.

Dopo molto provare, ed erano mesi ed erano anni,

la toppa dette un giro

Spinse forte la porta che si apri di uno spiraglio

Ed entrò quasi di soppiatto un’idea.

Spinse più forte ed altre ancora ne giunsero.

Riuscì infine ad aprire del tutto.

E le nuove idee,

come angeli,

giunsero a frotte.

Decise allora di lasciare la porta spalancata.

Per sempre.

 

13/5/11

L’amor cupo

che mi attraversa con due lance aguzze.

Formano due lunghe strie

di sangue nero antico.

Reso nero dal tanto tempo trascorso

 

Canto primario.

All’alba mi riempio

dell’aria e dell’aroma

che è solo di quest’istante.

Di là dal tetto i tanti abitanti della magnolia,

i passeri veloci ed allegri ed i merli fischianti e le tubanti tortore,

festeggiano come me la fuga dell’ombra.

Ancora più in là sull’immenso platano, sui suoi rami più alti,

il canto sgraziato delle cornacchie, dalle bellissime livree grigie.

Solo noi, come una cosa sola, in quest’angolo ignoto di mondo

festeggiamo l’alba:uccelli, alberi ed uomo.

 

 

15/5/11

Anthea.

Hai due belle tette

che offri generosamente

allo sguardo.

Ma subito sopra hai labbra sottili

ed un grugno duro ed aggressivo.

Oh, se tu potessi,  Anthea,

trovare dentro di te tenerezza e dolcezza.

Le tieni così profondamente

sepolte e scoprirle

ti restituirebbe alla gioia.

Invece profondamente reprimi

perché altri,

tanto tempo fa,

hanno scelto per te quelle labbra sottili,

quel grugno duro ed aggressivo

che le tette non riescono a mitigare.

 

 

Di notte.

Accadde una notte

che tutte insieme le stelle s’illuminarono

ed io m’illuminavo con loro.

Sotto di me le stelle brillarono forte

ed io davo loro luce e loro a me.

Tra tanti sogni questo mi apparve ben strano

perché le stelle erano dentro e la loro luce era la mia.

Tra tutti i sogni questo mi apparve ben strano

dato che io non sono stella ma carne.

 

26/5/11

Foto di gruppo.

Non fa tanto impressione la faccia

di quell’uomo di potere,

che ride glorioso di sé .

Agghiacciano,

quelle si,

i visi dei suoi adoranti ammiratori.

Senza identità, senza  faccia

succhiano come spugne

quella del loro signore e padrone.

Uomini e donne senza faccia

che sono già morti

e credono di essere vivi.

 

Al mattino.

Al mattino è sempre la stessa storia.

Prima è Azinza, ragazza direi bella.

Rannicchiata contro il muro sembra colpita

da innumerevoli mali.

Dicono che l’hanno vista in un altro quartiere

vestita bene

a braccetto con il moroso.

Che me frega, io le do lo stesso una moneta

e lei mi risponde con un sorriso triste

ed io faccio qualche cattivo pensiero.

Poi è la volta di Abdul,

un ragazzone senegalese che mi saluta con il cinque, cordiale.

Una moneta anche a lui con simpatia reciproca.

Poi c’è Ahmad , secondo me è quasi cieco.

Allunga il braccio per trattenere e non mi riconosce.

Moneta anche a lui con tristezza.

Incrocio Muhammad uno smilzo gentile

e si informa della mia salute.

So che lo fa perché vuole qualcosa,

ma al mattino una persona gentile fa comunque piacere.

Verso le piazze c’è sempre Roman.

Mi chiama paron e bofonchia che deve fare un viaggio

in Romania, in un posto misterioso.

Mi chiede venti euro, gli do una moneta.

Poi ce ne sono altri dei quali non so i nomi.

La vecchietta impavida al freddo

ed al caldo seduta immobile contro un pilastro,

l’altra donna che passa alle nove,

quello con la foto straziante,

un ragazzone grande e forte con uno strano berretto,

uno nero come un tizzone ma non è di colore.

C’è peggio della povertà ed è

il doversi umiliare con quelli che si crede

essere ricchi.

I “normali” si stufano di loro

e, troppo sazi,  non capiscono un cacchio di niente.

Certe volte qualche cosa si sveglia dentro e

penso che bisognerebbe erigere in piazza

una ghigliottina per i troppo ricchi.

Ma poi mi pento, contrito,

tanto lo so: La rivoluzione ormai russa.

 

 

1/6/11

Corazze.

Se l’usbergo di difesa è invece prigione di sé ,

se l’usbergo è difesa ferrosa dall’altro in noi .

Se scopriamo che ciò che ci uccide non è altro da noi

e siamo proprio noi che  lo difendiamo strenuamente.

Se scopriamo che noi siamo insieme l’uccisore e l’ucciso.

Se ciò che è indistinto comincia a distinguersi.

Se ciò che si era fuso in un blocco indistinto

comincia  ora a distinguersi e a riassumere

ciascuna parte il proprio ruolo.

 

18/6/11

Tre piccoli rom.

I tre indicano con il dito ,

vogliosi,

i grossi panini imbottiti sul bancone.

Sperando che il mercante si commuova.

Capisco il senso e compro loro il panino.

Cinque euro cacchio !.

Al più piccolo dei rom ora  brillano gli occhi,

quello medio mi ringrazia con un sorriso.

Vanno via con il loro grosso panino

e sul ponte verso l’isola ovale

mi sembra di vedere lo svolazzare

di tre passeri che si contendono una briciola.

 

 

13/7/11

Il pianista fuori posto.

Dapprima vicoli intricati e fumosi

densi di un vapore caldo che trasuda

da mura di pietra roventi.

E poi infine

mare d’erba e di pietra

di luce e venti

d’acque e d’ombre.

Incongruo suona nella distesa grande

un piano.

 

17/7/11

La morte.

Ha placato il turbinio delle acque,

spazzato le nuvole dal cielo,

impedito lo stormire delle fronde,

zittiti i tanti canti di uccelli.

Silenzio dunque, passa la morte.

Ed il suo passo greve agghiaccia il sangue.

 

 

 

11/8/11

Un tempo.

C’era un tempo

nel paesino vicino al fiume

che certa gente cercava di nascondere

la propria stupidità.

E faceva finta di essere intelligente.

Non era un male.

Ma venne un sindaco e fece una ordinanza

e sdoganò la stupidità.

Ora quella gente mostra la propria stupidità

come se fosse una medaglia.

Gli altri invece nascondono

la propria intelligenza

per paura di essere emarginati.

 

5/9/11

Spirare del vento.

Cerco lo spirare del vento nella piazza riarsa,

un refolo, un fiato basterebbe.

Vento che porta

notizie di vite lontane,

di lontane esistenze,

di lontani dolori che pure conosco.

Avido di conoscenza

mi espongo ad esso

ogni volta che posso.

 

8/11/11

L’amor che c’attraversa

e ci vive

colpisce all’improvviso.

Lacrime agli occhi

d’improvvisa commozione.

Per un nonnulla.

Ed è solo un sospiro d’affetto.

 

13/9/11

Quel che resta del centro.

Del centro che ora lascio

abbandono , purtroppo, gambe meravigliose

e suggestivi decolté e labbra rosse

ed occhi di fuoco.

E tanti desideri frustrati.

Lascio anche

tantissimi vecchi , uomini e donne,

che avanzano curvi

trascinando penosamente i loro carrelli della spesa.

E che rosicchiano giorno dopo giorno,

faticosamente ,

quel che resta della loro vita.

Lascio senza rimpianti

i troppo violenti e laceranti fragori,

notturni e non,

che lacerano le vecchie pietre e l’anima,

con la loro oscena e prepotente presenza.

 

7/10/11

Parole di notte.

Nella notte fonda

lui le sussurrò nell’orecchio qualcosa.

Lei rispose con un sospiro nel sonno

e si girò verso di lui.

Non sapremo mai quelle parole nella notte

ma esse e quel sospiro ci dicono di un amore.

 

12/10/11

Stamane.

Stamane da sveglio,

era molto presto e la macchinetta del caffè borbottava felice,

ho fatto un sogno.

E ho visto te e me

davanti alla cucina

a sorseggiare un caffè appena fatto.

Socchiudevamo gli occhi

a quell’aroma forte.

Socchiudevamo gli occhi

perché il caffè era bollente.

Socchiudevamo  gli occhi

per quella cosa meravigliosa

che c’era tra noi.

 

1/11/11

Che meraviglia.

Che meraviglia quando l’alba si affaccia alla mia finestra.

C’è nebbia stamane

ed un muro d’acqua, gialla per le lampade stradali,

attraverso la campagna m’unisce con il paese di fronte.

Sull’albero piccoli pesci

saltellano tra un ramo e l’altro.

 

19/11/11

Gabbiani.

Gabbiani a stormi sopra campi d’immondizia,

che hanno dimenticato la strada per il mare.

Fenicotteri dal delicato color rosa

che pascolano a centinaia sopra i campi appena arati,

senza sapere più dov’è l’Africa.

Più in là uomini che hanno perso sé stessi.

Chiudo la finestra e tiro le tende

per non vedere più tanta tristezza.

 

12/12/11

Pupazzi.

Nasce il bambino

ed è creta.

Mani inconsapevole

lo plasmano come pupazzo,

molto più raramente come uomo.

Da adulti,

i pupazzi son tanti.

E altre mani forti tirano ora i loro fili.

Ed i così tanti pupazzi ballano e ridono,

la morte nel cuore.

 

14/3/2012

 L’altr’anno.

L’altr’anno non sono riuscito

ad andare al mare d’inverno.

E i tanti gabbiani costà hanno atteso invano il mio gesto,

che come seminatore, spargeva per loro il cibo.

Non son potuto andare quest’anno nemmeno a Venezia in primavera.

E percorrere la notte le sue tante calli oscure,

sobbalzando ad ogni passo e fruscio alieno.

E forse nemmeno quest’anno ci riuscirò

visto il tempo inclemente che mi percorre.

Ma come dice una antica preghiera:

Oggi siamo schiavi in Egitto ma

domani saremo liberi in Israele.

E quindi è questo deserto che occorre attraversare

un passo dopo l’altro.

Non andate via gabbiani, per favore aspettatemi !

 

17/6/12

Il vecchio platano nell’angolo del giardino

sussurra piano le tante voci che gli porta il vento.

Alcune mi riguardano

altre voci riguardano altri.

Ascolto curioso questi sussurri

che riferiscono del senso.

 

19/8/12

Per quanto l’apparenza possa ingannare

in fondo al nostro cuore

siamo angeli

che aspettano un sorriso.

E magari una carezza.

 

16/11/12

Dammi uno dei tuoi sorrisi,

per favore.

Mi sento ora cosi' riarso,

così bruciato

dal mio amore per te.

Fammi uno dei tuoi sorrisi,

ti prego

acchè si spenga

infine

questa arsura.

 

3/12/12

Vasi di cristallo.

Fragili vasi di cristallo

offriamo,spavaldi,

il petto all’universo,

sgomenti

da tanta immensità

 

9/12/12

Non guardarmi.

Non guardarmi, ti prego,

con i tuoi dolcissimi occhi .

Chè non mi piombi addosso

il ricordo di così tanto amore

dato e ricevuto.

Chè io non venga,

ancora,

travolto dal dolore

per non essere con te.

 

2/2/13

Felicità.

Sarai forse tu

o il ricordo di te

o la musica che sto ascoltando.

O  la voce dentro di me.

Oppure non so.

Eppure stamane al risveglio

ascolto in me

una inesprimibile felicità.

 

10/2/13

La moglie del macellaio.

Lancia sguardi maliziosi

mentre affetta una bistecca.

Fanno vibrare il cuore perché Gilda ha occhi profondi.

Gilda nasconde forme e curve sotto tanti maglioni

ed un camice bianco lievemente macchiato di sangue,

Gilda non si è arresa al tempo o all’età

ed ha un bel viso delicato.

Ancheggia le sue forme mentre va nel retrobottega

mostrando con eleganza il suo formoso lato B.

Gilda usa con destrezza

affilati coltelli

ma non li agita davanti al naso di nessuno.

Gilda ha molto da dare

ed ha ancora voglia di amare e di essere amata.

Non si arrende al freddo

od al luogo vagamente cemeteriale,

perché Gilda ha ancora voglia di essere innamorata.

 

23/2/13

Piuma.

Della piuma la dolcezza

e l’impalpabile leggerezza.

Ma come la piuma, ahimè,  impalpabile.

 

 

21/7/13

Ma tu chi sei ?

Una carezza ?.

Fottiti!

Almeno un tenero sguardo?

Crepa!

Una parola buona ?

Ma vaffanculo!

E poi tristezza al mattino,

e sofferenza la sera

oppure mal di schiena.

oppure male qua o male là.

Un po’ di gioia , prego ?

Crepa !.

Un qualche piacere per favore ?

Fottiti !

Un po’ di speranza , tanto per gradire ?

Ma va al diavolo !

Ma insomma tu chi cacchio sei !?

Sono la mamma , caro. Lo sai i figli so piezze e core !

 

15/8/13

Traversato deserti

e spiagge petrose.

Ed ancora porto avanti,

dolorante,

questa mia carcassa.

So ormai

che nulla è

e tutto è significato.

So ormai

che non c’è vita

al di fuori di esso.

 

29/12/13

A volte mi colpisce,

a tradimento,

una irragionevole felicità.

Per fortuna dura solo

pochi istanti,

se no ci sarebbe

di che preoccuparsi.

 

 

18/2/14

Il giardino.

Nel grande giardino che mi accoglie

coltivo un angolo segreto

dove allevo i miei fiori migliori, le mie piante più delicate.

In fondo dietro la macchia degli alberi

c’è invece un angolo remoto

dove ogni tanto giungo

scoprendo sempre ogni volta cose nuove.

Ora una piantina là portata dal vento,

ora un seme che un uccello ha ivi deposto

e che ora ha prodotto un tenero e sconosciuto arbusto.

Prendo nota di ogni nuovo venuto

e lascio alla natura di svolgere là liberamente il suo compito.

Mi è più caro certo il mio angolo segreto

ma anche l’altro tocca a volte fortemente le corde del mio cuore

quando esse fanno vibrare ricordi intensi e speranzose illusioni.

 

21/2/14

Ieri, piccola.

Ieri, piccola,

mi hai sfiorato,

con le dita sottili della tua creatività,

l’anima.

Per un attimo ho tremato e temuto,

si temuto, di potermi innamorare di te.

Che guaio sarebbe stato !.

Troppe generazioni ci separano e troppe diverse vite.

Non conosci del tuo potere, piccola,

e non sai quanto può colpire profondo.

Perla rara e luminosa in un panorama di grigi.

 

 

 

14/5/14

Per tutta la vita cerchiamo luoghi

(su e giù da aerei, su e giù dai treni

800 km in auto).

Luoghi che non esistono sulla superficie  del terreno.

E dei quali nessun GPS indica la strada.

Cerchiamo in realtà luoghi dell’anima

che ci diano

un attimo di sereno,

uno sprazzo di gioia,

un guizzo (dio scampi !) di felicità.

Cerchiamo per tutta la vita

sti luoghi ignoti..

Dice ?

Ma tu li hai trovati ?

A volte si a volte no.

 

16/5/14

Raccoglimi come il sasso colorato sul fondo del fiume,

come lo sterpo secco sul bordo della strada,

come il filo d’erba che,

ardito,

svetta dalla siepe.

Raccoglimi come scarto d’esistenza,

come residuo d’essere lì lasciato dalla vita.

Raccoglimi, come essere incerto denso di vita.

 

 

20/6/14

La forza oscura che spinge dentro,

quasi a soffocare,

amore e desiderio che si torcono,

disperati,

come serpi intrecciate.

Dridrigno i denti

mentre ne scrivo un verso

per riferirne ad uccelli impagliati

che col tempo hanno perso

parvenza di occhi,

bottoni di vetro trasparenti,

caduti da orbite ora vuote.

 

7/7/14

Lyricum.

Ascolto lirica d’uomo

ed è ,

così tanto spesso,

voce di disperazione,

grido di dolore profondo.

Occorre dirlo.

L’infanzia  è da spogliare

dai tanti fiocchi e fiocchetti ,

rosa o azzurri che siano,

per portare a nudo il suo continuo orrore,

la perenne strage di umanità profonda.

Fatta senza saperlo e senza volerlo,

da padri e madri che pur sanno di amare,

carnefici senza colpa,

vittime essi pure,

a loro volta,

dello stesso malanno:

la peste dell’incoscienza.

 

 

15/8/14

Frammento.

Affamati di vita

fino alla disperazione.

Ma quando un soffio di essa

lievemente  li sfiora

se ne ritraggono terrorizzati.

 

Porta chiusa.

Hai sbarrato le tue porte

e serrato tutte le finestre.

E ti sei chiusa al vento di primavera.

Ed io , dopo aver tanto provato,

non ho più chiavi per le tue porte

nè sussurri per le tue finestre.

E così che deve essere ?.

E così che vuoi che sia ?.

 

L’ordine.

Come sono ordinato!

Mi stupisco di me.

Ma il mio ordine è diverso dal tuo

ed è ancora diverso da quello di quell’altro.

Tu pensi al mio ordine

e dici: oh ma che disordine!

e non trovi pace per questo.

Però sappi che perfino il principe del caos

è ordinatissimo .

Ed il suo ordine è il caos.

 

18/8/14

Freccia.

La freccia che tanto tempo fa hai lanciato

ancora mi attraversa il cuore.

Anche se da molto tempo ormai

non tendi più il tuo arco.

 

Felicità è un istante

forse anche meno,

è scintilla, è palpito.

E’ successo così tanto tempo fa

eppure ancora  me ne rammento.

 

 

28/8/14

Questa brezza.

Questa brezza,

che subito dopo l’alba ,

accarezza il prato non potrebbe essere più chiara.

E dice perciò  cose che svelano e rivelano.

Cose che talora allegrano

e a volte no.

 

16/9/14

So bene perché piangi

e ho ben conosciuto la tua anima

imprigionata nel filo spinato.

Le tue parole sono coltelli e forbici

e non sai più di tenerezza.

Se mai ne hai saputo.

Sei amara come una ciotola di fiele

ed aspra come una grattugia arrugginita.

Eppure ora sai ancora piangere per la tua anima

imprigionata in quell’orrore.

E disperatamente vorresti liberarla.

 

25/10/14

Di cosa è fatta la felicità.

Sconosciute piccolissime cose

a volte colpiscono l’anima triste

e uno sprizzo di felicità ci assale.

Briciole di nulla come atomi misteriosi

dal nulla venuti.

Esplodono dentro salvandoci da giornate

altrimenti grigia.

Ah! potessimo catturarne a volontà.

Dispettosi come folletti solo a volte

ci assalgono e nessuno sa come chiamarli.

Fossero i neutrini ?

 

 

15/2/15

Non sempre c’è da fidarsi dell’amore.

 Era ragazzo come tanti,

grande e grosso.

Passava per strada senza che nessuno lo vedesse.

Ma scriveva poesie,

che belle si diceva

A leggerle si sentiva interiore tormento

senza che si capisse perché.

A leggerle erano simboli e non parole,

simboli che a capirli

dicevano di prigioni taglienti

di filo spinato

di coperchi pesanti.

Chiusi da mani d’amore.

Si capivano parole ma non quello che

egli disperatamente silenziosamente

urlava.

Dallo spiraglio filtrava ogni tanto un verso,

che bello si diceva.

Un giorno  di novembre ha scavalcato

il parapetto del ponte

e di lui non si è saputo più nulla.

Ci restano ora quelle poesie,

che belle si diceva,

che a capirle

erano grido di aiuto, urlo di rabbia impotente

contro una prigione spinosa

imposta da mani d’amore.

Amore antichissimo

amore incolpevole

che ha trascinato,

senza saperlo,

in quel cuore

pesi insopportabili

per l’animo dell’uomo.

 

26/2/15

L’albero nel deserto.

In mezzo al deserto c’è un albero

dai frutti rari e dolcissimi.

Difficile coglierli

dato che guardiano occhiuto

ne  impedisce la raccolta.

Perciò occorre prudenza ,

e molta  astuzia ,

per raggirare  il sospettoso guardiano.

Si colgono talora quei frutti,

taluno con gioia altri con segreto dolore.

Difficile evitare il guardiano

e forse impossibile abbatterlo.

Ci si prova comunque

dato che quell’albero,

accidenti,

comunque è  mio.

 

27/2/15

Natura e ragione.

Dice : Ma sta gattina fa tre parti all’anno

che aspetti a  sterilizzarla.

Hai ragione , dico,

pensa che sta ancora allattando i suoi cuccioli

e forse è ancora incinta !.

Eppure mi fermo.

Eppure esito indeciso.

Ma sono forse dio per cambiare a mio capriccio le cose di natura ?.

Adesso basta, è ora di finirla.

Per troppo tempo ho bastonato,

senza saperlo senza volerlo,

 la mia interiore natura.

Per volontà d’altri noti ed ignoti.

E non posso ora  continuare  a farlo..

Soprattutto su inermi animali.

Sui quali esercitare l’orribile prepotenza

della irragionevole ragione.

Che la natura abbia il suo corso

quale che sia il sacrificio che essa richiede.

O non è stato forse sufficiente il sacrificio,

da una vita,

da quella irragionevole ragione

 imposto ?

 

10/3/15

 L’interpretare come

rimedio del dolore.

Il capire come misura

della propria umanità.

Il comprendere  come metro

della propria compassione.

L’accettare come termine vero

di sé.

 

24/3/15

Il mio vicino è un bastardo.

Il mio vicino è un bastardo,

anzi di più, è un fetente.

Ed io non perdo occasione

per guardarlo storto,

per dirgli sù di tutto,

anzi di più.

Si sa è un bastardo anzi un fetente.

Mi odia tantissimo, sono sicuro !

Temo ora per la mia vita

Un giorno, sono sicuro,  verrà con un fucile

per spararmi.

Alzo allora il mio muro,

barrico porte e finestre

e gli dico sù sempre di più, di tutto.

Mi odia tantissimo, sono sicuro !.

E io ancora di più lo offendo

così di più crescerà la sua rabbia ed il suo odio.

E lo avvelenerà.

Ed alzo perciò un altro muro e

metto anche  i ferri alle porte.

Si sa la sicurezza non è mai troppa

con vicini così !.

Un giorno il mio vicino

si è presentato al mio cancello

e si è inginocchiato là fuori.

L’ho guardato stupito

mentre barricavo le altre finestre.

Mi ha guardato e ha detto piangendo:

Ma perché non possiamo essere dei buoni vicini ?

E’ stato esattamente in quell’istante ,

si proprio in quel preciso istante,

che ho capito di essere uno stronzo.

 

Sento lontanissime urla e gemiti di dolore

così lontane , in fondo.

 In fondo.

Ma io sono qua e le urla lontanissime.

Come posso essere io quello ?

Eppure io sono qua

e sono anche là

e sono io che gemo in un tempo tanto lontano.

 

17/4/15

La grande prateria.

 Si estende infinita

ricca d’erba e non d’altro.

E non se ne vede il fine.

A piedi o a cavallo,su carri traballanti,

ne percorriamo

i confini non osando in essa

avventurarci.

Attratti ne respingiamo l’invito,

alcuni inorriditi.

Nel lungo percorso di anni

guardiamo sottecchi

l’immensa distesa

sapendo ,

si,

che un giorno

da essa saremo per sempre inghiottiti.

Corriamo perciò più veloci

in una inutile fuga.

Un giorno, sappiamo bene fin d’ora,

la cavalcatura avrà scarto improvviso

e dentro la grande prateria

scompariremo.

E scopriremo allora ,

finalmente, forse,

se davvero esistono i grandi pascoli

di Manitou.

 

7/5/15

Il vento e l’albera di carrube.

 Sta in fondo al sentiero ai bordi del campo.

Scruta ansiosa le nubi in attesa del vento di primavera.

E quando esso si avvicina

essa si infiocchetta di fiori gialli e rosa

e mostra le sue foglie più verdi.

Sotto la carezza del vento di primavera

freme e vibra e stormisce lieve.

Dura poco però.

Dopo arriva il vento d’estate

caldo, odoroso e pesante

 e le foglie smorzano il loro colore

ed i fiori perdono i tanti petali

Il vento d’autunno porta la sua tristezza

e l’albera trema a volte di malinconia.

D’inverno talora arriva il vento del nord

che la scuote rudemente e lei scricchiola e geme,

mai sazia.

Finchè esso s’arresta lasciandola esausta.

Le ricorda ogni volta , oh si, un lontano inverno

nel quale una notte

giunse improvviso, dopo anni che non s’era fatto vedere,

un vento del nord particolarmente impetuoso.

La scrollò tutta rudemente e ne spezzò anche qualche ramo.

L’albera non dimenticherà mai più quel vento furioso

che giunse fino a piegarla quasi a terra

lascandola poi là quasi morta

tutta ancora vibrante.

Da allora , seppure con rimpianto,

l’albera imparò che non c’è da fidarsi di certi venti del nord.

 

5/7/15

T’incazzi, ragazza, perché

parlo di un paese che non conosci

ma che ha nome simile

a quello che conosci tu.

Abbiamo fatto strade così diverse in mondi tanto diversi.

Abbiamo conosciuto luoghi che nemmeno si assomigliano tra loro.

Impossibile comparare esperienze tanto diverse.

Come puoi pensare che il paese che hai conosciuto

sia l’unico paese possibile ?

Esistono un sacco di mondi

solo in parte conosciuti

e del tutto sconosciuti

alle moltitudini.

 

 

13/7/15
Mi illudo talora
(lo sai che di illusioni vivo)
che di sera nel silenzio della tua stanza
tu rilegga i miei scritti
scuotendo
quella tua testolina bionda.
Mi illudo
che 
all’improvviso
ti colga un sospiro
di desiderio,
di rimpianto,
di speranza
che sia .
Mi illudo così
non sapendo cos’altro fare.
 
12/9/15
A che serve l’anima ?
Ristora il suo dolore,
leniscilo.
Che esso non soffochi il cuore.
L’anima a questo serve. 
A confortare il dolore straziante
che talora affiora e ci rammenta
di altri, lontanissimi, dolori.
Che allora non potevamo ascoltare
ma che erano immani ed immanenti.
 
26/9/15
Il paese oscuro.
Che tristo paese
è diventato questo
dove si vorrebbe vietare
agli uccelli di migrare.
E così lo stupore del nuovo.
Dove si alzano reti
per impedire alle farfalle
di andare libere nei cieli.
E così la loro meraviglia.
Che tristo paese
è questo 
dove il povero è disturbo
e l’affamato un nemico.
Che trista mente 
è la nostra
che nega agli altri
ciò che ,
 senza saperlo,
nega in noi stessi.
Trista mente 
che  odia nell’altro
ciò che odia in noi.
Ciò è malanno vero 
e non del corpo,
è malattia vera, 
e non della società, 
 ma dell’animo.
 
 
3/10/15
Ore 18,45.
Un’aria mite,
una bella luce chiara,
un cuore quasi sereno.
Il tuo ricordo mi segue ovunque
ed io non lo scaccio mai.
Se tu fossi quà ora
godremmo insieme
di questa aria mite,
di questa luce chiara,
di questo poco
che sa di tanto.
 
19/12/15
Non t’inquietare 
tesoro mio
se qualche volta ti rubo
un bacio.
Non t’inquietare,
non ho altro di te.
Non t’inquietare
con questo amore 
un po’ disperato
che talora
mi fa sentire un pò scemo.
 
13/6/16
La piccola Mara.
La piccola Mara coltiva,
pur nello squallore della sua esistenza,
un segreto.
Un piccolo giardino fiorito
irrigato, a volte, da un amore nascosto.
Agli occhi dei più.
Ogni tanto la sento cantare piano
e comprendo che l’incontro è avvenuto.
Con sua grande felicità,
capisco.
 
 
19/6/16
Sogni.
L’erba sogna di essere cespuglio,
il cespuglio sogna di essere albero,
l’albero sogna di essere uccello,
l’uccello sogna di essere gatto,
il gatto sogna di essere leone,
il leone sogna di essere scimmia. 
E la scimmia spera di non  diventare mai uomo.
 
18/1/17
Al risveglio.
L’uccello del mattino
canta all’alba
la sua canzone d’amore 
inascoltata.
 
22/1/17
Il tempo non e` finito.
Nel sogno uno,
forse Enrico, recita forte:
“Il tuo tempo non  e` finito.
Anche se il tempo e` infinito”
Del suo tremore
l`animo s`acquieta
allora.
Ho tempo ancora !
 
 
 
1/11/18
La Principessa in fondo al suo castello di pietra 
nella valle che porta al passo
verso valdifiore
coltiva in fondo al cuore un amore segreto.
Verso un principe lontano 
che nulla sa di lei.
Ma un messaggero amico ogni notte 
porta un suo scritto
a quel lontano amore .
Ogni volta fu scritto
gli occhi velati da lacrime
che le parole portano con se.
Ed ogni notte egli risponde 
alla sconosciuta principessa.
In uno scritto una notte  disse:
Un giorno verrò.
E la principessa attende ora speranzosa quel giorno
finché in un'alba la cosa accadde .
E l'uomo lacero e sfinito dal difficile viaggio
che era durato mesi e mesi 
busso al grande portone
del castello di pietra.
Ed ora, ben si capisce, 
non c'e più  altro da dire.
 
 
Corse tutto il tempo
per strade che non conosceva
tentando ogni bivio,
scrutando ogni traversa.
Corse con bisacce pesanti
che erano tutto il suo avere
E che per strada sempre più si svuotavano.
finché dopo miglia e miglia
Resto senza  nulla e temette la fame.
E invece era giunto senza nemmeno saperlo
alla sua metà.
Che era quella di restare senza nulla
ma ricco di se.
 
19/11/18
Il Lazzaro.
Il lazzaro bussa disperato alla porta
e chiede pane.
Abbiamo un così enorme debito pubblico !
Il lavoratore dopo decenni di fatica chiede il suo giusto riposo.
Abbiamo un così enorme debito pubblico !
Il pensionato arranca e finisce i soldi alla seconda settimana.
Abbiamo un così enorme debito pubblico !
L’operaia con i suoi figli non ce la fa a mettere insieme casa e lavoro.
Abbiamo un così enorme debito pubblico !
Siamo un grande paese con una grande ricchezza privata,
dice l’economista.
Ed una enorme evasione fiscale.
E tanti che si arricchiscono con il lavoro nero.
E abbiamo un così enorme debito pubblico 
anche per i tanti che si sono così arricchiti.
E i tanti lazzari urlano:
Perché dobbiamo soffrire solo noi 
per quell’enorme debito pubblico ?
Perché il ricco epulone non restituisce 
ad esso parte della sua ricchezza ?.
 
 
 
 
26/4/17
Quest’amore così stupido.			
Quest’amore così stupido e vano
che prende e lascia .
Zuppo di  nostalgia e di rimpianto.
St’ammore che entra ed esce
per sta femmina dolce 
che pur ne scappa e ne rifugge .
Spaventata da sé.
St’ammore antico eppure nuovo
che appanna il ricordo 
del tanto tempo 
che 
l’abbiamo 
intensamente
vissuto.
 
T’ho vista.
T’ho vista ieri sera 
per caso 
che caso non era
 ma destino.
Così carina nella tua maglietta di casa 
così semplice e svelta
così ragazzina .
Come quando 
nei corridoi tetri
facevi la buffa paperella
 solo per me .
Come quando aprivi le tue dolcissime labbra
di me vogliose.
 
10/12/17
Concerto.
In un pomeriggio travolto 
da un Natale incombente 
s’apre un varco in un luogo remoto.
Un viso appare di tale intensa bellezza 
da provocare fin dolore.
E poi insieme musica così densa 
da riempire  di un turbinio 
di vera festa l’anima.
E appare così l’amore che s’affaccia sull’abisso 
irridendolo.
 
 
 
 
 
13/1/19
Coltivo a volte 
un piccolo grammo di felicità,
una chiacchiera con una ragazza di una speciale intelligenza,
quattro parole con un simpatico venditore di miele,
un fortunato accordo di jazz di Jarrett,
una mattina di sole in una grande piazza.
Coltivo piano
quel grammo lieve,
prima che si dissolva lentamente
nell’aria tersa.
 
14/5/19
La ragazza innamorata.
Al 21/a di via dei Tigli
poco dopo l’alba arriva
una piccola macchina sportiva
e ne scende una ragazza.
La macchina riparte e lei,
camminando a mezz’aria, entra
nella sua piccola casetta.
Che subito s’illumina dal di dentro.
E non c’entra nulla l’enel.
Ieri mattina poco dopo l’alba 
la piccola macchina sportiva 
era parcheggiata nel piccolo cortile
della casetta.
La quale tutta risplendeva dal di  dentro.
E anche qui l’enel non c’entrava per nulla.
 

 

16/5/19
Propaganda elettorale.
Il topino candidato 
ha scoperto che premendo un certa leva
raccoglie consensi.
Essendo topino ambizioso, 
ma sempre topino è, 
continua a premere 
sempre quella stessa ed unica leva.
Perché solo quella conosce e 
solo quella sa usare.
Molti altri topini come lui,
che solo a quella leva sono sensibili,
applaudono entusiasti.
Ed un uomo osservando quei topini
resta indeciso
se liberare o no il suo gatto.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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