.     

     Un tempo quando capivo poco di tutto e molto di niente un po’ di creatività faceva spuntare di tanto in tanto alla coscienza un verso , la trama di un piccolo racconto, ecc.

Come agli inizi di una primavera sbocciava qua e là qualcosa.

E la penna o le dita sulla tastiera raccoglievano quei poveri versi o arricchivano di contenuto una trama , una storia.

Poi quella briciola di creatività è cominciata a diventare ben altro.

Ha progressivamente smesso di produrre versi e racconti e ha cominciato a trasformarsi in insight .

Ha cominciato ad arricchire la coscienza di significati,  mutandola.

Dopo  molto tempo ho capito della importanza della funzione intuizione nella interpretazione dei sogni e come la creatività fosse una valvola di sfogo dei contenuti inespressi (ed allora inesprimibili) dell’inconscio.

Questa raccolta , che affianca ora nel sito la lunghissima  raccolta delle intuizioni di psicoanalisi , è di quest’ultima la radice e la compagna.

 

 

10/8/95

Come.

Come radice d’ulivo,

come serpe ferita

come tralcio di vite,

come intreccio di rovi.

M’agita la fredda rabbia

dell’impotenza,

del dolore civile.

L’ingiusto rito della prepotenza

ha il sapore dei rovi.

 

.

 

24/10/95

Reale?

Tutto appare

e tutto si nasconde.

Nulla è come sembra.

 

Uomini

Come cani legati

a corta fredda catena.

Tenuti

da corti bastoni

allo sbavante rispetto.

Per mesi e giorni

aspettano di potere

sul crudo pezzo di carne,

indifeso,

sfuriare ferocia cieca

25/2/97

Torrente di montagna .

S’intaglia il sasso

sotto la sferza

e cede

sotto l’offesa dell’acqua.

Torce la sua dura

anima

e piangerebbe se potesse.

 

Attraversare.

Attraverso una  periferia

come fosse paese di mare.

Il bianco cotto dal sole,

il verde sfiancato dal caldo,

l’erba polverosa.

Si sente perfino

l’odore del salso.

Ma sì, il desiderio

talvolta s’incarna.

10/3/01

Qualche irragionevole

gioia

qualche volta mi trapassa

senza che se ne conosca

la ragione.

 

Hai di gelsomini e bungavillee

Hai di gelsomini e bungavillee

ricolma tè stessa.

Hai tenerezze

che ti hanno insegnato

a negare.

Hai dolcezze

che io so e tu non sai.

Alle quali mi piacerebbe

abbeverarmi

orgoglioso animale

fiero

della sua rozzezza.

 

Questo disegno

Questo disegno

che come cenere

si scompiglia

e come per magia

s’aduna.

Questo disegno

che ci comprende

e non comprendiamo.

Questo disegno,

grande,

scritto da mano ignota

che follemente disprezziamo.

Questo disegno

che siamo

e non siamo.

Questo disegno

che possiamo essere.

 

Gli stessi mezzi.

Gli stessi mezzi

che ci hanno ferito

feriranno.

Gli stessi mezzi

che dimostrano

il falso

dimostrano

il vero.

 

 

 

4/2/98

Da una musica,

Da una musica,

tra quattro note,

s’intravede lampo

di vita diversa.

Che puttana la musica.

Ha lunghe dita e tocca

inaccessibili tasti.

E per un attimo ti illudi

di essere nel mondo.

 

 

16/9/98

L’onda s’avventa,

L’onda s’avventa,

rabbiosa,

sulla terra per sfuggire

al suo destino d’acque.

Che

implacabile

a sé l’attira.

Non voglio essere più

vecchia zitella

legata

ai suoi oggetti kitch.

Ma solo un po’ triste,

un po’ serio,

un po’ felice,

un po’ matto.

Non voglio più

essere piccola parte

del nulla

ma piccola parte del tutto.

 

Singhiozzo d’estate.

Parte un treno

da una stazione

del sud.

Bungavillee e siepi,

odore di mare

silenzio d’estate,

perduto corso

d’aria sottile,

di lingua conosciuta.

Singhiozzo d’estate

tutto

sarà dopo diverso.

 

S’alza la luna

S’alza la luna

ora

crea teneri fili

di nubi.

S’apre la notte

alla luce

tra incantate ombre.

Passano l’ore.

Ed a oriente appare

come fuoco d’arpa

bagliore.

Di nuova vita.

 

 

 

Serenità.

Serenità,

come gocce di rugiada

sulle minute foglie,

all’ombra di grandi alberi,

nell’intrico del folto.

 

Nel periodare ritmico.

Nel periodare ritmico

del dolore

torna incompreso

un istante.

S’arruffa un pensiero

impellente.

Dispiega e s’involve

senza spiegare.

La vita non è matematica,

né equazione né schema.

E tra compreso ed incompreso

il conto non torna.

E questa distanza forse

è cascata, motore di vita.

 

 

Ritorna ogni ora.

Ritorna ogn’ora

nella solitudine del meriggio

un fantasma.

Ritorna un senso che non comprendo

al quale

non so dare parole.

All’alba sgorga la paura.

Di cose che non conosco

e che pur bramo sapere.

 

Titillano nell'aria.

Titillano nell’aria come campanelli

cristalli di neve.

Suono vibrante

che si posa sulle cose

plasmando unico silenzio.

Come manto celeste

soffonde pace.

Potere della natura !

Come freddi ghiacci

possano, senza saperlo,

donare calore.

 

 

Totale assenza .

Totale assenza

provoca nell’animo mio

pena discreta.

Rovine fumanti

sull’aere perso,

ritrovo d’amanti.

Romba sul momento

fuggente

crepitio di pensieri.

Ritorna ogni volta

l’immagine antica.

 

Passa sull'aedo.

Passa sull’aedo nudo

cavaliere errante.

Porta con sé, tra ferri

e briglie, solitudine d’amore.

Ha visto valli

d’erba verde

e fontane d’acque.

E nulla ha saziato la sua sete.

 

Periodare.

Periodare solitario

 di poesia.

Ritrovo di versi,

di fatue parole.

Girandole d’avverbi.

Cosa esprimi?.

 

Come cane.

Come cane

fradicio di pioggia

che cerca

ovile amico.

 

 

S.Pietro in Ferentillo.

Vento lontano

del ricordo porta

di antiche mura.

Porte d’archi,

di luci e d’ombre.

Di silenzi e clamori.

Valle solitaria

d’incantata foresta.

E nello slargo

opera d’ingegno.

Luogo d’asceta,

pietra di sapienza.

Fonte d’uomo

nel verde.

Selvaggio.

Brano di sasso

di silenzio

rappreso.

Scioglie la gioia

il vederlo.

Affranca il sentire

la pietra fresca.

Valle di lupi,

solitario splendido fiore.

 

Sonno.

Sonno,

come pietra

nel solco.

 

 

Compagno.

Compagno, ne abbiamo fatta

 di strada.

Insieme.

Compagna, come mi piace

chiamarti così.

Compagno di strada,

di vita,

di sofferenza,

di gioia.

Compagno,

abbiamo ancora

molte cose da dire.

E da urlare

per essere ascoltati.

Politica è anche

poesia,

e scienza pure.

E’ fede che brucia,

compagno.

 

31/12/84

Il signore del tempo.

Il signore del tempo

snocciola grani

della sua collana.

Con noncuranza

lascia cadere infine

la collana consunta.

E tosto affonda la mano

nel cesto ombroso

a cogliere grani nuovi

di nuova collana,

ove tutto

è ancora senza nome.

 

 

 Vorrei.

Vorrei, come sterpo,

essere lasciato solo

nel bosco.

A sentire il vento

parlare

tra le foglie.

E nella notte

vedere, tra i rami,

le stelle.

Ed in autunno le foglie

ricoprirmi

e poi la neve.

Svegliarmi a primavera

d’erba nuova

a solleticarmi la schiena.

Gli occhi pieni di rugiada

e non più di lacrime.

 

Porgi le labbra.

Porgi le labbra

come farfalle,

lievi,

al mio sospiro

di desiderio.

 

 

Erano le stelle.

Erano le stelle

come tappeto

di fiori.

Erano fiocchi di luce,

Tremolarono come a spegnersi

una notte.

Occhi atterriti

girarono verso l’alto

e scoprirono il cielo.

 

Difficile.

Difficile stagione

è il vivere nostro.

Intriso,

come canneto,

d’uccelli.

 

Prato della valle.

Sfilano archi oscuri

e passi pensosi.

Velo di nebbia

nega le stelle.

S’apre ora gran spazio.

Prato senz’erba

ellisse d’abbandono.

Silenziosa pietra d’acque

vigilanti occhi muti.

Come solitari passanti

v’incontro sul percorso.

Dita puntate, antiche vesti.

S’intreccia dialogo muto

tra trasparenze incerte.

L’acqua come lago di pece.

Trasuda vapori ed ignoto

appare

il confine.

Nel silenzio ovattato

s’ode

rumore di fontana.

 

 

Poesia. 

Poesia è strumento

strumento d’uomo.

Travagliato esprimo

in note traverse

interiori lotte.

Poesia è

strumento d’uomo.

Non mito.

Non poesia.

Essa è braccio

di cuore inquieto.

E’ freccia d’arco

teso e vibrante.

E’ spazio dove scrivo.

E’,

infine,

poesia.

Trama di parole

dove la carne

si inscrive.

 

 

Gennaio.

Gennaio fece

delle ultime foglie

strage.

Spezzò rami di gelo.

Spazzò strade bianche.

Verrà primavera ?

Giunse con nuvole

come enormi tende.

Negò il sole.

Verrà mai primavera ?.

L’attesa spezza

scandita

 dal ticchettio dei giorni.

No, non negano nuvole

il sole.

Continuamente gridano

la fine della speranza.

 

Specie d’uomo.

Compagno, non ti conosco.

Eppure sai cose ch’io pure so.

C’accomuna ricordo di cose

vissute insieme in posti diversi.

Certo lo stesso abbiamo provato.

Certo stessa amarezza.

Certo stesse lotte.

Compagno, di terribile pasta

d’uomo, di donna

siamo fatti.

Che il sudore

la sofferenza impregna.

Compagno, se Dio esiste,

è questa specie d’uomo

che deve fronteggiare.

Che non china mai la testa

se non davanti ai propri morti.

Di cui perfino il saluto

è segno di lotta.

Compagno, destino nostro è lottare

per guadagnare sulla terra,

non caduco paradiso,

ma vita d’uomini.

 

 

Hai occhi.

Hai occhi

che promettono dolcezze

che io non ho mai conosciute.

Hai fatto poco.

Solo accettarmi per quello

che sono.

Poco forse per te.

Non sai quanto

per me importante.

 

Resta .

Resta nel brano d’erba

vibrare di cicala.

Segno di sole

richiamo di solitudo.

 

E' un paese.

E’ un paese secco questo.

Senza tempeste d’acque

che si scontrano col vento.

Senza mareggiate che

s’impennano sugli scogli.

E’ un paese questo,

arido.

E pur fradicio d’acqua.

Scroscia

nell’ampio vasto

poesia d’acqua

Lume d’acque

s’accende

d’opalescente chiarore

Incognito è l’essere

ed a ciò egli aspira.

 

 

8/4/94

Parte.

Parte un’altra volta

il silenzioso treno

della malinconia.

Ha sedili di legno,

carte sporche per terra.

In fondo un uomo solo,

fissa nel vuoto,

il tunnel della sua vita.

 

2/4/93

Ricerco.

Ricerco ancora

tra sterpi e sassi,

aridi di sole,

la vecchia vena

sorgiva.

 

Come lembi.

Come lembi strappati

dal vento,

penduli sugli sterpi

siamo.

Abbandonati all’aria

a rinsecchire

i troppi umori che,

incautamente,

abbiamo coltivato.

 

 

 

 

7/7/94

Posso sperare.

Posso sperare ancora

di avere nel profondo

radici ?

Non sempre sento

voce d’anima intensa.

Non sempre colgo

scintilla.

Eppure so d’avere

ancora

qualcosa da dire.

 

17/11/93

Noi siamo.

Noi siamo e non siamo.

Come onda lieve

trasporta vago suono.

Come solitario corno

risuona acuto rombo.

Non s’ode d’inquieto

sospiro

che un raro tremore.

Non s’ode più

che lugubre silenzio.

Noi siamo ?.

Vago è ormai l’ascolto.

Solitario viaggiatore

percorre lido

d’arido lume.

Noi siamo

e non siamo.

Ma qualcosa purtuttavia

resta

come traccia chiara.,

vago lucore,

tremolante stella.

Incerto risultato.

 

 

13/2/95

Alla madre.

Se non hai proprio

nulla da darmi,

dammi almeno uno schiaffo.

Che possa così capire

di non essere orfano.

 

La memoria.

Non sappiamo se la memoria

sia scherzo dell’essere.

Che dà e toglie a capriccio suo.

Da essa tutto discende,

essa è il luogo.

Là ciò che ami (ed in quanto l’ami)

temi possa esserti tolto.

Ed allora nascondi

in profondi recessi

ogni amore.

Che nessuno sappia

e possa perciò strappare.

 

Roma 28/3/95

Sogno.

Dello stesso sogno

è passato l’ultimo sospiro.

Par rimanere d’esso un senso

ch’attraversa l’aria fumosa

come falce.

Ma è ricerca senza senso alcuno.

Eppur regge, è vero,

l’esistere

per il solo suo essere.

 

 

10/4/95

91 anni.

Rantola gli ultimi istanti

della sua lunghissima vita.

L’al di qua e l’al di là

si contendono in lei

le ultime transazioni.

Tutto si svolge

senza che essa nulla sappia

del suo divenire.

 

18/4/95

Poesia.

Poesia sono parole

che l’emozione detta.

Parole senza senso

per me che scrivo.

Simboli di un significato

che vibra,

solo,

(misterioso è il sentire)

per chi possiede

uguali corde.

 

Tramonto.

Nell’ora in cui

l’orizzonte sembra

più lontano.

Nell’ora in cui

pare di poterlo toccare,

avendolo già fatto il sole.

Nell’ora in cui scopri

che non è possibile.

 

 

 

23/4/95

Bosco urbano.

Macula di solitario verde,

tra clangori d’acciaio.

Estenuate pietre assediate

da erbe e poderosi legni.

Isola di irreali silenzi,

d’insospettati sentire.

Vibrano, nell’antico giardino,

tenui, profonde corde.

L’antico verde risuona

dei gravi passi del tempo.

Ed hanno, dei nostri,

miserabile disprezzo.

E’, nel solitario intreccio, solitudine.

Vibra nell’intricato sentore

vitalità potente

che trascende e spaventa

l’isolato viandante.

 

Roma 28/4/95

Piccole donne filippine.

E’ la disperazione di alcuni

senza volto né voce.

E’ senza voce

il dolore del povero,

che nessuno ascolta

per quanto alto sia

il suo grido.

Strazio più atroce

non potevano creare.

In orribili gabbie,

senza sbarre né muri,

imprigioniamo

scarti di lavorazione.

Dove, per orrida magia,

non diamo suono

al loro pur fortissimo grido.

 

 

Roma 28/4/95

Colle.

D’antiche pietre merlate

corona,

colle solio di

svettanti cipressi.

E’ visione improvvisa,

improvviso languore.

Erto di tenerissima

dolcezza.

Come può artefatto

di pietra e di verde

tanto colpire?

Coglie, esso solo,

corda profonda,

violento bisogno.

Di pace.

 

Tuscolano.

Tra grigi, enormi,

mostri di pietra

vive brulicante umanità.

Appare tutto

di uguale inerte spessore.,

pietre e vite.

D’innumerevoli

sgomenta è

l’esistenza.

 

 

Roma 3/5/95

Linea grigia.

Come una linea grigia

attraverso l’esister mio.

Profilo d’ombra

nella notte perduto.

Muto richiamo.

 

26/5/95

Volare.

Se il piccione

ragionasse

non si lancerebbe nel vuoto

fidando solo

sulle sue forze.

L’uomo non vola

con le sue ali

perché ha coscienza

della morte.

 

28/5/95

Scorcio.

Riviera d’erbe

e pioppi.

Semplice squarcio

di innominata

bellezza.

Per questo distruggiamo.

Perché non sappiamo

tanta stupefatta bellezza

creare.

 

Domenica.

Oggi non metto

la dentiera.

In fondo è domenica

anche per le gengive.

 

14/7/95

Risacca.

Al limite tra

l’ignoto ed il noto

risaccano oggetti

precariamente aggrappati

all’esistente.

Precariamente pronti

a scomparire.

Precariamente viventi

al limite

tra luce ed ombra.

 

Vita.

La vita vera

guizza

dentro quella donna

in nero.

Spettacolo insieme

grandioso e tremendo.

 

L’onda.

Percorre il mare

l’onda,

gonfia rabbiosa d’aria.

Si spegne,

esausta,

sull’indifferente costa.

 

Sentiero a mare.

Contorto sentiero

trafitto a tratti

dall’odore bruciante

dei gelsomini.

Nella gran luce

t’assale,

improvviso,

il grandazzurro del mare.

Dobbiamo dirlo.

Non siamo all’altezza della natura

che pure ci ha fatto.

 

 

7/6/95

Scegli.

Scegli di amare me,

sguardo sfuggente,

colto passando.

Scegli di amare me.

Non l’uomo

ma il rannicchiato bambino.

Scegli di amare

quel grumo d’essere

che ricorda il dolore.

 

18/6/95

Paese.

Questo paese

è piatto come mare

in bonaccia.

Senza sale né vento.

Non ha spruzzi di salso,

che danno sapore

alla pelle.

Non ha

sbuffi feroci di vento,

che danno grido

al cuore.

Senza sale né vento.

Paese piatto,

che rende

come deserto

il viverci dentro.

 

 

 

 

 

 

 

 

4/8/95

Sul passato.

Sul passato è meglio

la dimenticanza.

E non capisco quelli

che ricordano tutto.

Pietoso sudario è meglio

su tante ore amare,

su tanti fiori non colti,

su tante vite non avute,

su tanti mondi mai visti.

 

10/8/95

Come.

Come radice d’ulivo,

come serpe ferita

come tralcio di vite,

come intreccio di rovi.

M’agita fredda rabbia

dell’impotenza,

del dolore civile.

L’ingiusto rito della prepotenza

ha il sapore dei rovi.

 

 

 

 

 

3/10/95

Foglia.

Lasciatemi

come foglia morta

sul liminare

del bosco.

Che possa

nell’assolato silenzio

ascoltare

il suo fragoroso mormorio.

 

7/10/95

Si , sono belle.

Si, sono belle

queste colline

che chiudono il cielo.

Ma di altri orizzonti

avrei voglia.

E non ne vedo

ora

attorno a me.

 

 

 

28/10/95

Come sterpo.

Come sterpo, come sasso

abbandonato

al bordo della via

attende

caritatevole mano

che raccolga.

 

 

4/11/95

Un luogo.

Un luogo dove

non sei in lotta con nessuno,

non sei pesato come carne.

Un luogo dove

si accetta l’essere com’è.

Un luogo dove

il riposo è lieve.

 

18/11/95

Pianto.

Non esistono

per il pianto del mondo

lacrime abbastanza.

 

 

23/2/96

Certe volte.

Certe volte

siamo esposti a venti

che scoprono

abissi di solitudine.

Certe volte

i venti squassano

come il fulmine i tronchi.

Non conosciamo, noi,

tracce profonde.

Sappiamo, forse ?

Il vento e la casa

hanno tra loro

corrispondenza.

Leggiamo il vento

per leggere

nei nostri cuori spaccati.

 

Che silenzio sarebbe.

Che silenzio sarebbe

il quotidiano errare

se non squarciasse,

talvolta,

il lampo

il desolato ire.

S’apre allora

ferita antica,

parola intensa.

Un nodo,

un grumo.

 

E' così rara.

E’ così rara

la corrispondenza.

E qualche volta

perdiamo

così rara materia.

Non è il vento

a portarci

ma le vele.

 

Che bufera.

Che bufera sul mare!

L’onda squarciata

infrange

l’aria cupa

di vento.

Come piagato

attraverso

spiazzo esposto.

Mi cede il cuore

per straziata amarezza.

Capisco, si,

ch’essa intera

mi tocca.

 

 

 

7/3/96

Non speriamo.

Non speriamo

che altri

ci dica.

Non più ormai.

Da soli cerchiamo

brandelli

di cose.

Strappate ormai a morsi

da indistinto occulto.

 

17/4/96

Non posso più sentire .

Non posso più sentire

il fragoroso clangore

di inutile prosa.

Ascolto

come lontano

senza sapere il mio luogo.

Sperimento è

non esistere

in nessun luogo

di sé.

 

3/6/96

Son tornato.

Son tornato nel vento

come a casa mia.

Son tornato nel vento

e nel naspo di salso.

Mancava solo l’onda

che esplode

in infinite perle.

 

Potevo.

Potevo innamorarmi di te

volendo.

Per quel tuo sguardo lieve.

Potevo innamorarmi di te.

Volendo.

Potendo.

 

Reggio Calabria.

Dove la disgrazia

è più disgrazia

se capita qui.

 

 

7/7/96

Donna in nero.

Com’è profondo

il tuo essere triste.

Mi dai un ricordo

antico ed oscuro,

carni bianche e vesti nere.

 

4/11/96

Mare

Trafitto all’improvviso

da uno squarcio di mare.

 

 

18/2/97

Leggo.

Leggo le parole del poeta

spezzate come rami,

stillanti linfa.

Zoppica la frase

ad ogni ingorgo.

Più e più esprime

il seno suo.

Nemmeno un libro

potrebbe dire tanto.

 

25/2/97

S'intaglia il sasso.

S’intaglia il sasso

sotto la sferza

e cede

sotto l’offesa dell’acqua.

Torce la sua dura

anima

e piangerebbe se potesse.

 

 

28/2/97

S'avventa.

S’avventa furia rabbiosa

contro la grande pietra

d’arte.

Sotto la sferza

rabbrividisce

l’erba rasata.

S’avventa rabbioso

contro il muro antico

tentando di spianare

l’impudente freno.

L’urlo rabbioso

dice

della sua impotenza.

 

21/4/97

Leggero.

Leggero mi fù

un tempo

l’aria del respiro.

Fù solo per un attimo.

Bastò per rendermi,

ora,

infelice.

 

Aria.

E finalmente si mosse

l’aria.

Dopo un intero giorno

che pareva morto.

 

 

6/7/97

Certe volte.

Certe volte

è come affacciarsi

di colpo

su una grande piazza.

E respirarne l’aria nuova.

 

Vorrei.

Vorrei cose impossibili

ad aversi.

Cose delle quali

non so nemmeno

il nome.

E’ un desiderio cieco

che mi prende.

Cieco che non vede

il suo oggetto.

 

Attraverso una periferia.

Attraverso una  periferia

come fosse paese di mare.

Il bianco cotto dal sole,

il verde sfiancato da caldo,

l’erba polverosa.

Si sente perfino

l’odore del salso.

Ma sì, il desiderio

talvolta s’incarna.

 

 

4/2/98

Da una musica.

Da una musica,

tra quattro note,

s’intravede lampo

di vita diversa.

Che puttana la musica.

Ha lunghe dita e tocca

inaccessibili tasti.

E per un attimo ti illudi

che essere nel mondo.

 

21/2/98

Se non fosse.

Se non fosse per i cani

che silenzio sarebbe la notte.

Deserto d’anime

landa senza confine.

Irreale appare il tempo

e per la prima volta nel giorno

s’acquieta la tempesta.

 

 

16/9/98

L'onda.

L’onda s’avventa,

rabbiosa,

sulla terra per sfuggire

al suo destino d’acque.

Che

implacabile

a sé l’attira.

 

Al vento.

Al vento d’autunno

tremano, come brivido,

le foglie.

Già presentendo l’inverno.

 

 

2/2/99

Fù percorso.

Fù percorso da un brivido

improvviso

dispiegò le ali

e s’accorse di potere volare.

 

23/5/99

Un lievissimo bacio.

Un lievissimo bacio

come farfalla

apprendo dalle tue labbra.

Sapessi quanto atteso.

 

Un solco.

Un solco di dolore

mi attraversa.

 

E' mite.

E’ mite la serata

sotto un cielo antico

di cui conosco le coordinate.

Pare che una nuova stella

sia apparsa tra la luna e Sirio.

Mi attraversa la sua luce

in un modo che non so definire.

Ed il suo nome non voglio,

ancora,

pronunciare.

 

 

29/5/99

Sento tra le dita.

Sento tra le dita

il tuo profumo

e mi uccide

non saperti qui.

Sappi della mia paura,

e di quanto non mi senta sicuro.

Sento tra le dita il tuo profumo

e resto aggrappato

al tuo ultimo bacio.

Sento tra le dita il tuo profumo

e mi sento meno solo.

 

 

23/4/2000

I miei ricordi.

I miei ricordi

sono un arcipelago di dolore.

Ogni istante una ferita.

Percorro questo mare

soffrendo.

Ogni approdo è diverso dolore.

Vorrei essere altrove.

 

7/5/2000

C'è qualcosa.

C’è qualcosa tra noi

che va al di la’

della ragione.

C’è qualcosa tra noi

che va al di la’

delle ragioni del cuore.

C’è qualcosa tra noi

che confina con l’immenso.

 

 

15/5/2000

Del dolore.

Del dolore

per la perdita del tuo amore

conosco ormai

diversi visi.

Quello dell’alba livida,

 del giorno fatto,

del luminoso pomeriggio,

della sera incombente.

 

17/5/2000

Oggetti.

Come di risacca

sulla riva deserta.

Di ignoti viaggiatori

indecifrabile ricordo.

Osservo l’onda ed il suo resto

cercando di capire la via.

 

Maggio.

Questo maggio

tra tigli e gelsomini

mi fa impazzire.

Ma l’anno scorso

eri tu a farlo.

 

 

31/5/2000

C'è tra noi.

C’è tra noi

qualcosa

che non ha tempo né luogo.

C’è tra noi

qualcosa

che è al di là del tempo.

C’è tra noi qualcosa

che confina con l’universo.

 

7/6/2000

Come amico.

Come amico…

ci rivediamo con gioia.

Come amico…..

ti guardo e ti desidero.

Come amico…..

ci pensiamo con rimpianto.

Come amico….

ricordiamo ogni istante.

Come amico……

il nostro amore è

ogni giorno più profondo

e ci smentisce.

Come amico….

odio questa ipocrisia

che ci tiene divisi.

 

 

15/6/2000

I tuoi seni.

I tuoi seni

sono una fonte limpida

dove il mio sguardo indugia.

Il tuoi fianchi

sono un fiume sinuoso

del quale godo la frescura.

Le tue gambe

sono un bosco d’aromi

dei quali mi ristoro.

I tuoi occhi

infine

sono mare ed approdo

ed in essi mi perdo.

 

 

1/7/2000

Volutamente.

Volutamente

abbiamo lasciato che ci perdessimo

in questa città sconosciuta,

nei suoi dolci vicoli oscuri,

nei suoi incroci.

Volutamente

abbiamo smarrito ogni strada nota.

Poi tu sei ritornata

nella tua piazzetta,

forse spaventata da tè stessa.

Ed io

sono rimasto qui

sperduto

in una città che non conosco.

 

Sfasciume.

S’arenò la barca

dopo tanti colpi,

inerte rottame

nell’acqua bassa.

Non restò che salvare

gli occupanti.

 

 

10/3/01

Qualche irragionevole.

Qualche irragionevole

gioia

qualche volta mi trapassa

senza che se ne conosca

la ragione.

 

8/1/2005

Notte di nebbia.

La sirena antinebbia perfora

la notte nebbiosa

e lacera il velo

di un sonno inquieto.

Eppure siamo così lontani dal mare.

E le nostre navi incrociano

così tanto al largo.

La sirena insiste.

E non si capisce più

se sia suono di sonno o di veglia.

 

18/1/06

Ciascuno.

Ciascuno coltiva in sé,

spesso senza saperlo,

un piccolo,

piccolissimo dolore segreto.

Affiora esso talvolta

ed investe ,

come valanga che travolge,

l’esistenza tutta.

Quel piccolo,

piccolissimo dolore segreto.

 

Poesia furtiva.

Furtiva

come ladro silente

scende nella notte la neve.

E ci sottrae all’alba

le consuete figure.

Donandoci nuove ma provvisorie meraviglie.

E così noi viviamo.

Di doni subito sottratti.

Di baci subito negati.

Di amori subito finiti.

 

Beffarda talora.

Beffarda talora

la vita

socchiude una porta.

Svelandoci mondi di meraviglie.

Di esse godiamo

un giorno, un anno, di più.

Succede un giorno

che quella porta si chiude.

E per quanto tempo di quelle meraviglie

possiamo aver vissuto

ci pare ora di averne vissuto

per un istante solo.

Un breve fulgore

subito spento,

una scintilla

subito scomparsa.

23/1/06

Inverno.

Son giorni ormai

che fa un freddo triste

che entra negli ossi.

Che ti fa sentire solo

anche se sei in compagnia.

 

24/1/06

Sapevi.

Sapevi,

con mano lieve,

dare sollievo alle mie ferite.

Ora il tempo ci separa.

E la tua dolcezza

è ora come l’acqua del fiume che

si disperde nel mare.

 

 

28/1/06

Tautologia oppure filosofia ?

Ciò che è accaduto è

esattamente

ciò che poteva accadere.

E ciò che non è accaduto

non è accaduto

in quanto

non poteva accadere.

Per cui è inutile rimpiangere

su ciò che poteva essere

e non è stato.

Non è stato in quanto

non poteva accadere.

 

10/2/06

Bosco di notte.

Bosco di notte

mi spaventano i tuoi suoni incompresi

ed i tuoi silenzi improvvisi.

Bosco di notte

mi spaventano le tue ombre ed i tuoi bui

che sembrano voragini aperte sul nulla.

Bosco di notte

che pur ti sento così tanto amico di giorno.

 

Sono così stanco.

Sono così stanco di inseguirti.

Sei come un miraggio

che tanto più si allontana

quanto più io mi avvicino ad esso.

Sono così stanco di inseguirti.

Sei come l’ombra che sfugge

disegnata dalla mobile luna.

Sono così stanco di inseguirti

e mi sento come corroso

dal desiderio di te.

Tanto più ti desidero e tanto più mi sfuggi

e più non capisco, ora,

chi insegue e chi è inseguito.

Mi sento perciò

un groviglio di serpi

che guizzano sibilando.

Mi sento perciò

un intreccio di canne

squassate dal vento di tempesta.

 

12/2/06

Mi resta dentro.

Mi resta dentro,

come una ferita bruciante,

quel tuo sguardo ritroso,

uno sguardo un attimo solo,

così intenso d’amore.

Quello sguardo sfuggente ed il tuo no, no, no.

Non ho ho dubbi a chi credere.

Quello sguardo mi attraversa

fin nelle mie più profonde sentine

ed urla.

23/2/06

Tremula,

Tremula m’appari

come filo d’erba

sotto la sferza del vento,

ancora frizzante, di primavera.

Avvolta nel manto

della tua disperazione

le mie parole

scivolano su di te

come su un lago ghiacciato.

La luce dei tuoi occhi,

continuamente muta,

urla aiuto dal profondo

della depressione.

 

18/2/06

Da dove viene .

Da dove viene questo vento

che porta così tante

voci diverse?

Da dove viene questa pioggia

che segna i volti

come lacrime?

Da dove viene

così tanto dolore?

Vorrei avere le risposte.

Ma io stesso sono un pozzo

di inquietudine.

 

20/2/06

Se il proprio Sé parlasse.

Non ho nemici

eppure ce li ho tutti contro.

Non ho nemici

e così in tanti mi odiano.

Io amo e sono odiato.

Io tremo

ove gli altri osano.

Io oso

dove gli altri tremano.

 Io sono

dove nessuno crede.

Io non sono

dove si crede che io sia.

Io sono

anche se non penso.

Io penso

là dove non sono.

 

5/3/06

Piangi.

Piangi a dirotto

e le lacrime ti segnano il viso.

Ed è a me ,

viandante scalzo in questa terra amara,

che è toccato di asciugarti il viso.

E quando finalmente sorridi

capisco

che le tue lacrime erano

perché nessuno, fin lì,

le aveva mai asciugate.

 

18/3/06

Certe parole.

Certe tue parole

sono

sottilissime delizie

che mi lasciano senza fiato.

E per giorni

le cullo

assaporandone la deliziosa melodia.

 

19/3/06

Questo continuo guardare indietro.

Questo continuo guardare indietro

per cercare un senso

alla nostra esistenza.

Questo continuo scavare

per cercare un senso

alla sofferenza.

Questo continuo diventare di sale

che impedisce

il guardare il futuro.

 

 

21/3/06

Ci sono uomini.

Ci sono uomini, ci sono donne

che sono grovigli di rovi spinosi,

intrecci inestricabili di filo spinato.

Ed ogni punta, ogni spina

trasuda dolore.

Se guardi bene, se aguzzi lo sguardo

traluce da dentro quel groviglio dolente

una luce, un fuoco.

E talora quel grumo terribile di dolore

lascia trasparire un verbo.

Ed è,

incredibilmente,

poesia.

 

25/3/06

Passa.

Passa con rumore di ferro

l’enorme fuoristrada

quattro per quattro.

Guida un giovane tosto,

occhiali hi-tech.

A fianco una bionda

dalla pelle dorata

che guarda con disgusto il mondo.

Finalmente ,ce n’era bisogno.

C’era proprio bisogno che qualcuno

scolpisse nell’acciaio

la prepotenza e l’arroganza.

 

 

29/3/06

Sto quì.

Sto qui inerte,

le ginocchia molli,

a cullare il pensiero di te.

Ed il mio desiderio.

E la mia incertezza.

E la mia insicurezza.

Pensavo di avere

trovato in te

porto d’approdo.

E scopro invece

che sei scoglio

aperto ai venti.

Dal quale partire

verso il mare aperto.

 

1/4/06

Lungo la strada.

Lungo la strada per il monte

i giovani tigli

esplodono alla primavera.

 

L’Adagio for strings di Samuel Barber.

Ci sono,

le maledette,

delle musiche

che paiono essere gemelle

alla nostalgia.

Di nostalgie senza ricordi,

di nostalgia come sentimento puro.

Ti scavano nel cuore

con un sapiente coltello

e poi scavano ancora

negli altri visceri.

Fino a lasciarti

sfinito.  

 

 

4/4/06

C'era un tempo.

C’era un tempo

che pensavo

di essere straniero a questa città.

E pareva che così fosse per ogni città,

in ogni latitudine.

Poi lentamente

ho capito.

E’ questa città che è straniera

a tutti.

Aliena all’uomo.

 

5/4/06

Dopo lunghe ore.

Dopo lunghe ore d’insonnia

non ne poteva più di quel buio assoluto

che lo opprimeva.

Si mise allora in auto

e cominciò a correre

verso oriente.

Per accelerare più che poteva

il sorgere del sole.

 

7/4/06

Vorrei avere.

Vorrei avere un giardino

ciuffi di palme come piccole oasi nel deserto,

ulivi e pietre del Carso rosicchiate dall’acqua,

un piccolo rivolo d’acqua del Gange,

un laghetto di acqua marina.

Vorrei avere un giardino

dove il tutto s’incontra con il tutto.

 

 

11/4/06

Moby Dick.

Scagli la tua asta

contro l’immane fera

con sovrumana forza.

La follia che ti rode

rende titanico lo sforzo

contro Moby Dick l’invincibile.

E tu piccolo grottesco Achab

con essa affondi e

si compie perciò

il tuo ineluttabile destino.

Contro il quale con tanta forza,

follemente,

ti sei battuto.

 

12/4/06

Elezioni 2006.

E fu che andò

come per i pifferi di montagna.

Che andarono per suonare

e furono suonati.

 

 

15/4/06

Affetti

In questo mondo spietato

che ci impone il viso dell’armi

opponiamo, potendo, il luogo degli affetti.

Luogo segreto di dolcezza,

luogo nascosto di tenerezza.

In questo caldo buono

restiamo come posati.

Sassi o rami secchi,

lasciati all’ombra della quercia

lungo il sentiero infuocato dal sole.

 

Per ragioni che non conosco.

Per ragioni che non conosco

il mio amore per te

confina con radici profonde

che affondano in un dolore sordo

che mi lascia sgomento.

Forse l’amore ha con il dolore

convivenza .

Forse la gioia di averti

non può vivere senza nutrirsi

del suo opposto.

 

 

19/4/06

Amica

Tra le tante strade che hai percorso,

le ginocchia sbucciate,

la faccia segnata dai rovi,

i piedi piagati dalle pietre aguzze,

io ti ho indicata ora la più piana.

Il fondo sabbioso,ombreggiata dai tigli,

il profumo della primavera che stordisce.

 

 

22/4/06

La malattia grave.

Certi mariti, certe mogli,

certi padri o madri,

certe amanti o leader

sono come una malattia grave.

Che ti si attacca addosso

per mesi e per anni

portandoti quasi

sull’orlo della tomba.

Poi un giorno lentamente  t’accorgi

che contro quella malattia

stai vincendo.

Ma per settimane e per mesi

essa ti rimane ancora ed ancora,

sempre più estenuata,

appiccicata addosso,

non se ne vuole andare.

Succede infine che una mattina

ti svegli e ti senti di dire:

si, sono guarito !

Di certi mariti, di certe mogli,

di certi padri o madri,

di certe amanti o leader

ti sei,

finalmente,

liberato.

 

 

29/4/06

Laggiù.

Laggiù,

laddove il destino,

attraverso i tanti disperati sforzi degli uomini,

trova la sua forma.

 

21/5/06

 

Di quante dolcezze.

Di quante dolcezze sai

ed incredibilmente le neghi !.

Forse non sapevi di averle

non avendo mai incontrato

chi sapesse apprezzarle.

O forse sono io che,

assetato di esse per non averne mai avute,

particolarmente le apprezzo

 

 

22/5/06

Intendimento-fra.

Muoviamo le parole del dire

come pietre aguzze

per dare ad esse un senso.

Invano ci affanniamo a spiegare

e non capiamo che poesia

è

fra--intendimento.

 

Scirocco.

Insinuante,

un vento tiepido

sfiora la pelle,

vagamente sa di scirocco,

vagamente ricorda il deserto.

 

23/5/06

Posti lontani.

Da dove viene questo vento rovente

e che eppure rinfresca?

Da dove arriva questo vento strano

che mi inquieta?

Non so da dove viene e mi ci arrovello.

Eppure è là

che io dovrei essere ora.

 

 

Ancora.

Ancora l’aria s’oscura

e si fa grigio il cielo.

Ma non riflette più ormai

l’animo mio.

Che segue ormai da tempo

tutt’altre vie.

 

25/5/06

Mi piaci.

Mi piaci da ragazzina!.

E tu ti fai ragazzina.

Mi piaci sofisticata!

E tu ti fai sofisticata.

Mi piaci sex!

E tu ti fai sex.

Come creta, come cera

ti fai come il mondo

ti chiede di essere.

Ma tu, tu,

come sei veramente?

Ma tu

cosa sei veramente?

Dove sei veramente?.

 

Itaca ?

Ci illudiamo, ci vogliamo illudere

che in amore

esista un’Itaca,

un approdo permanente,

un’isola felice ferma nell’orizzonte.

Esiste invece

un posteggio a parchimetro,

un garage polveroso,

un magazzino pieno di ragnatele.

Oppure arcipelaghi

nei quali trascorrere

ora qua ora là

qualche tempo felice.

 

 

La prima volta.

La prima volta VIVI l’amore.

Quello che viene dal cuore,

dai visceri, dalle piante dei piedi.

Vivi questo miracolo dei viventi.

Ed intanto IMPARI l’amore.

Ed una volta imparato

ci riprovi poi più e più volte.

Ma non è mai più come la prima volta.

E’ per questo forse

che il primo amore non si scorda mai.

 

Ancora.

Ancora mi stupisco,

e si che di anni ormai

ne ho visitati tanti.

Gusci sfiancati,

barche sfinite,

navi stremate.

E quando esprimono

è uno sfolgorio di luce,

uno scoppiettio di gioia

oppure voci intense di dolore vero.

C’è poco da stupirsi,

sembriamo uno

e invece è ciascuno molti.

 

27/5/06

Ci sono uomini.

Ci sono uomini ci sono donne

che aiutano, senza nemmeno saperlo,

gli altri a tirar fuori

il meglio di loro stessi.

Ci sono poi uomini ci sono donne

che degli altri tirano fuori invece

il peggio del peggio.

E quando si vede a fino che immane profondità arriva

la vergogna dell’uomo

non si può fare a meno di provare paura.

 

 

Lontani da sè.

In questi paesi così opulenti

ci sono bambini che sono

come emaciati, gli occhi grandi sperduti.

Come se i loro genitori non li nutrissero abbastanza o

impedissero loro di nutrirsi di sé.

Nemmeno quando saranno grandi

sapranno della disgrazia che li ha colpiti:

essere stati tenuti lontani da loro stessi.

 

31/5/06

Nell'aria tersa.

Nell’aria tersa dopo la pioggia notturna

ed ora nel pallido sole dell’alba

il mattino che s’avvicina

si scopre glorioso.

Tutta nera m’avvolgi

nel tuo gran corpo

profumo d’Africa intenso

anche se siamo a Torino.

Solo il bianco degli occhi

ti rende ora visibile

nel buio ormai tenero della notte.

 

5/6/06

Ed anche .

Ed anche di questo ti ringrazio,

delle tue parole

che come miele

versi sulle mie ferite.

Che sono così antiche

che ormai faccio finta di non vederle

benché siano così profonde.

Anche di questo ti ringrazio

di come con le tue parole

le curi

senza darlo a vedere.

 

6/6/06

Maggio

Questo maggio invadente

che ti entra in casa

violento

di gelsomini e tigli.

Che ti prendono a tradimento

e ti fanno piegare le ginocchia

come una donna

che sveli all’improvviso

ai tuoi occhi

insospettate bellezze.

 

 

4/6/06

Animali.

Si, lo so

mi piacciono i gatti

perché sono morbidi

e quando li carezzi fanno le fusa.

Ma mi piacciono anche i falchi

che hanno l’occhio vivo ed acuto

e quando ti guardano ti fanno sentire

una merda.

Per via di quella catenella

che li tiene legati

al trespolo.

 

Donne.

Non so perché

ma quando vedo

una donna pompiere,

una donna poliziotta,

una donna autista

mi sento più sicuro,

mi sento più contento.

E spero sempre che queste donne

non  facciano fotocopia di quello

che fanno gli uomini

che di casini ne abbiamo fatti

anche troppi.

E mettano nel loro lavoro

il loro essere donne, il loro essere madri,

il loro essere amanti

e che trovino la loro strada

e ci insegnino,

finalmente,

ad essere solo, solamente,

e sarebbe già così tanto,

uomini.

 

 

I ricchi.

Con i ricchi non si riesce

mai a vincere davvero.

Perché hanno mazzi di carte truccate

con molti più assi degli altri.

Al più si pareggia

non prima però che

abbiano messo in salvo

 il malloppo.

 

9/6/06

Risvegli.

Già la primissima luce

combatte ai vetri

il buio notturno

e per i passeri è tutto un festoso

chiamarsi,

quasi un salutarsi da un albero all’altro.

Trillii indefinibili che solo in questo silenzio

ed in quest’ora è possibile udire.

Lontano si sente, cosa rara,

il fischio quasi furtivo di un treno

e talora perfino

 il suo sferraglìo sul ferro.

Gli ultimi sogni notturni

evaporanno come la nebbia al sole

e solo uno lascia di sé un segno .

Un giorno nuovo s’avvicina

ed è ben più che un nuovo giorno.

 

 

11/6/06

Da qui.

…..e da qui,

vicino alle acque calme,

ti chiamo a gran voce.

Fin qui spero che tu giunga

per condividere il luogo.

Ma la collina è piena di crepacci scoscesi

e di sentieri senza sbocchi.

Ne conosco alcuni,

di altri conosco quanto insidiosi.

Da qui chiamo  a gran voce

continuando a sperare.

 

15/6/06

Non si sa.

Non si sa perché

i fiori

vanno bene ai funerali.

Forse perché come il ricordo

dopo  un po’ appassiscono e muoiono.

Ma i fiori vanno bene

anche per l’amore.

Forse per lo stesso

motivo.

Regala pure dei fiori

alla tua ragazza

ma è meglio non dirle

che cosa significano.

 

21/6/06

Divora.

Divora i fiumi e i mari,

le balene e i serpenti,

l’aria e le montagne.

Divora i boschi ed i prati,

gli alberi ed i frutti.

Divora quelli come lui

e quelli da lui diversi.

Non è una nuova peste

ma un vecchio bipede:l’uomo.

 

22/6/06

Vicoli.

Eh si, lo so

siamo piccoli e neri,

e segaligni.

E bazzichiamo luoghi bui,

cortili sporchi,

vicoli senza uscita.

Con porte di ferro

che mai nessuno apre

e che non si capisce dove portino.

Guardiamo di sottecchi

e sputiamo per terra.

Scansi schifato la mano sporca

di un unto antico

che sempre ti offriamo

eppure ti vediamo di notte

mentre furtivo spii,

speranzoso,

la vita che ti bolle dentro.

 

1/7/06

L’ultimo approdo.

Mezzo scassati,

come barconi alla deriva,

siamo ormai giunti,

ora,

in vista di queste spiagge

che sembravano allora così lontane.

Ogni costa, ogni nervatura, ogni tavola

porta ormai i segni di un tempo

troppo spesso inclemente, raramente felice.

Eppure teniamo ancora

l’onda

e non vogliamo arenarci.

Cerchiamo,

ed insieme temiamo,

la spiaggia nostra,

la rena che ci accolga

e che dia infine quiete

al nostro errare.

 

3/7/06

E Dio...

E Dio creo’ il vento

che entro’ nelle case

oppresse dall’afa.

Ed i bambini sorrisero

sentendolo passare.

Poi il vento cesso’

ed i bambini si sentirono

comunque piu’ ricchi.

 

2/8/06

Come quel vento.

Come quel vento

che piega all’unisono

i verdi rami dell’oleandro

come un direttore che dirige

i suoi violini.

Come quel vento

che viene da così lontano

e porta voci sconosciute,

lingue diverse, suoni mai uditi.

Come quel vento,

così sicuro del suo percorso,

vorrei essere.

 

3/8/06

Quando.

Quando,

 

ancora !,

 

ti penso

un’ombra di dolore m’oscura.

Eppure era forse giusto così.

Ed insieme all’ombra

ricordo,

 

come dimenticare !,

 

i tuoi seni come gocce d’essenza.

Ed altro ancora.

E’  fatica

strapparmi dal ricordo.

 

 

3/9/06

Dormire con te.

Dormire con te

stanotte

è stato così dolce,

anche senza l’incontro profondo tanto atteso.

E per tutto il giorno

ho sentito

quanto meravigliosa sia questa vita

e quanto poco adatti siamo

a viverne

il meraviglioso disegno.

 

 

16/8/06

Questa città.

 Di portici oscuri,

di portici maleodoranti,

di portici allegri

dove tra fughe di colonne

il sole e l’ombra si contendono

il posto.

Luogo d’acque e di terra.

Luogo d’amore per i baci perduti,

per i baci sperati.

Luogo di sapienti scriba

di vetusta età

che calpestano pietre

ancora più antiche.

Luogo d’odio

verso il diverso

che questua il pane.

Luogo infine

dove il sole,

come dappertutto,

sorge ad oriente.

 

24/8/06

Amori clandestini.

Amori clandestini

che cercano

luoghi ombrosi,

posti solitari,

isole lontane della laguna.

Amori clandestini

contro ogni regola,

contro ogni convenzione.

Amori clandestini

che difendono con i denti

quello spiraglio di amore,

quel briciolo di felicità.

Amori clandestini

che finiscono,

come tutti,

lasciando solo il rimpianto.

 

28/11/06

Come cavalli.

Come cavalli feriti,

come cavalli sfregiati

ignari delle nostre ferite

delle quali avvertiamo solo lontani echi.

E non c’è mano che riesca a toccarci

né gesto a consolarci.

2/1/07

Esposto.

Esposto a venti gelidi

che paiono volere trapassare le ossa.

A piogge flagellanti.

Ho percorso sentieri ardui per tanto tempo

sperando in un approdo.

E ho trovato ora piste ancora più ripide,

sentieri ancora più scoscesi.

Miserere me.

 

4/1/07

Dopo tante lotte.

Dopo tante lotte e battaglie

e  tante ferite

solo questa tremolante fiammella,

sempre sul punto di spegnersi,

mi è rimasta.

Troppo piccola per illuminare una stanza,

troppo piccola per scaldare una mano.

Eppure solo questa ho.

Compassionevole la proteggo

sapendo che senza di essa è il buio.

 

6/1/07

Ormai da tempo.

Orami da tempo più non percorro

i rumorosi sentieri

affollati dalle vuote armature di ferro.

Seguo i percorsi

del tenero, del debole, di coloro che hanno flebilissime voci.

E mentre di là s’assorda l’aria

del clangore dei ferri

di qua ascolto attento incredibili storie

appena sussurrate.

 

23/1/07

E poi...

E poi sei arrivata tu.

Pozzo  di dolcezza,

vertigine d’ebbrezza,

fonte inesauribile di tenerezza.

E la strada ora non sembra più tanto aspra

ed i sassi sono meno puntuti.

I tempi meno cupi.

E così ora non so più come ricordare questo tempo.

Se per la fatica del vivere

o per la sua incredibile leggerezza.

 

8/2/07

Come passeri.

Come passeri infreddoliti

si stringono l’uno all’altro

intorno al padre perduto.

Ed ancora non capiscono

l’enormità della perdita

subita.

 

26/2/07

Lasciatemi stare.

Lasciatemi stare ai miei fantasmi

che sono tanti

e tra di loro aggrovigliati.

 

27/2/07

Una mattina, un sogno.

Succede all’alba

che un sogno ti svegli

e non ne capisci il senso.

Non si sa come

ti senti però pieno d’amore.

Ti senti il cuore come se dovesse scoppiare

per questa pienezza

e resti là senza fiato per tanta magnificenza.

Nel sogno c’è la tua donna

e non ci vuol molto a capire

che in quel sogno è apparsa,

finalmente,

Anima.

 

 

26/3/07

Ed ora , sarcasticamente. :LA GELOSIA !!.

Sta mutanda è la mia

e pure sto par de scarpe.

E’ roba mia e guai a chi la tocca.

E’ mia sta penna e pure sto giornale.

E roba mia nun se pò tocca.

E pure tu sei mia, robba che m’appartiene.

Pezzo di carne parlante e nulla più.

Ah com’è bello l’ammore !

 

29/3/07

Maelstrom

Ci passiamo vicino e non ne sentiamo il rumore assordante.

Ne sfioriamo l’orribile bordo e nulla vediamo.

Poi accade un giorno uno scarto,un evento improvviso

e ci ritroviamo dentro il maelstrom.

Vortice senza fine nel quale ciascuno dibatte

la sua personale e solitaria sofferenza.

E se da qualcuno dei gironi più alti ti sporgi verso il basso

scopri tant’altra umanità che si dibatte nei gironi sempre

più profondi, sempre più cupi.

Non ne senti le urla perché il rumore del maelstrom

è assordante.

Tanto forte che nessuno lo ode.

 

 

3/4/07

Perchè.

Perché la Natura è destinata all’estinzione.

Nel giardino di fronte casa mia

c’è un enorme abete , avrà forse 200 anni.

Un giorno arriva un imbecille,avrà si e no 30 anni,

e con una motosega lo taglia alla base.

Finito.

 

3/4/07

Primavera.

Dopo un cupissimo inverno

l’aria s’affresca di boccioli

ed il verde finalmente traspare.

 

24/5/07

Maggio.

Non se ne può più

di questo maggio esagerato,

tutto gelsomini e tigli,

che ci stordisce con la sua aria

imbalsamata.

Non se ne può più

di questo maggio

che ci nasconde

l’odore di merda che si solleva

in tutto il resto del mondo.

 

 

25/5/07

Silenzio.

Questo silenzio,

in questo bosco centenario,

ha una voce assordante,

insopportabile per molti.

Che del silenzio,

della negazione della loro voce interiore,

hanno fatto regola di vita.

 

1/6/07

Lieve.

Lieve

passi le tue dita

sulla mia ferita.

Ed io ancora

sobbalzo.

Dimentico che essa

è oramai da tempo guarita.

 

Ciascuno

Ciascuno ne porta una.

Taluni anzi sono profondamente segnati da diverse.

Quasi tutti soffrono di esse le conseguenze.

Tutti ne ignorano la natura

ed anzi negano che essa perfino esista.

Così sono le ferite che segnano la vita di ciascuno.

Carnefici ferocemente difesi dalle loro stesse vittime.

 

 

Questo filo.

Questo filo sottilissimo

di cui si ignora radice.

Questo languore improvviso

segno del suo svelamento.

Questo filo che ti lascia inerme ed indifeso.

Questo senso di vuoto e di pieno

che cerca versi.

La voce dell’anima,

quando si manifesta,

è lieve e complessa,

delicata e potente,

oscura e luminosa,

benefica e devastante.

 

Ah !Un mondo diverso.

Ah un mondo diverso !

Dove i sogni sono accolti

amorevolmente dalla coscienza,

senza intermediari e senza

la lunga fatica del capire.

E là si trasformano e trasformano.

Ah un mondo diverso !

Dove ciascuno risponde di sé

al suo Sé

e non alle sue patetiche

cosiddette idee.

E non ai venti altri ,

torbidi e maleodoranti,

soffiati da ventri putrebondi.

 

 

25/6/07

Tempesta 1.

Dapprima fu l’urlo dello scoglio.

E dopo lo strazio dell’onda sulla costa rocciosa.

Seguì l’ululato agghiacciante del vento.

Si chiusero i cuori nel terrore

ed i pensieri si rifiutarono di andare

agli uomini in mare.

Si squarciò l’aria, l’acqua ed il cielo

e fu

tempesta di mare.

 

Tempesta 2.

Non si capisce perché

ma un giorno l’anima

si fece tempestosa.

E forte fu allora il bisogno

di una voce amica,

di una carezza,

di uno sguardo dolce.

E la mente intanto vagava perduta

sulla dolcezza dei tuoi seni,

sulla pelle delle tue cosce.

E si capì allora il motivo:

E’,

ancora ed ancora,

il testosterone che ti prende a tradimento.

 

27/6/07

Grazie,grazie,grazie.

Qualsiasi cosa io faccia

tu mi ringrazi.

Ed  ogni volta stupisco

dato che sono io che dovrei invece

ringraziarti

per tutto quello che mi dai.

Sirena marina

mi porti l’aroma intenso del mare

e gli spruzzi di salso

che mi restano sulla pelle per giorni.

Uccello mitologico

mi sveli l’infinito del cielo

e la pochezza del nostro restare.

Animale antico

mi spaventi mostrandomi

l’immensa profondità del tempo

del quale non siamo mai stati padroni.

 

L’equilibrista.

In fondo nessuno mi aveva promesso

che questo mondo mi appartenesse.

Né che questa vita fosse eterna

ed io ne potessi disporre

a mio piacere.

Sono qui per caso

ed ogni respiro è un regalo.

Sono qui perché il lancio dei dadi

ha fatto uscire un numero che mi corrispondeva.

Ora m’accorgo che la prospettiva non è infinita

come pareva un tempo.

Ed il filo che ci regge sul vuoto

e sul quale avanziamo,

inconsapevoli e traballanti,

si perde all’altro capo nel nulla.

 

19/9/07

Mafie , camorre ed altre schifezze (ovvero poesia disperata).

C’è laggiù

nelle terre calde

una ferita.

Che non si risana.

E sanguina e striscia di rosso

la terra, l’aria, la vita di tutti.

Ed ogni volta è un dolore

solo a pensarla.

Anche se sei distante diecimila chilometri.

Ma un giorno,

disgustato oltre ogni limite,

venne fuori il dio Zut,

un dio minore.

Allagò quelle terre

e salvò solo gli onesti.

 

7/7/07

Spazio d’estate.

In questo spazio di estate

guatando con occhi di falco

ninfe dorate

che si offrono e si negano

senza sapere nulla di sé.

Perse dietro la cieca ammirazione

dei loro stessi corpi.

 

Giardino abbandonato.

C’è un angolo terroso

tra i ferri rombanti.

Come le  alghe morte

della risacca

una infinità di miseria

qui s’aduna.

E di sè impregna il suolo,

l’aria, l’erba e le piante.

Tanto povera è l’anima del luogo

che perfino i passeri

elemosinano il cibo.

 

29/8/07

Lungo il canale.

Lungo il canale le piccole anatre grufolano

nel fondo fangoso.

Da un balcone invadono il sentiero

gli esercizi di un piano.

Note a cascata che alleggeriscono il passo.

Poi pensi al mondo ,

squinzettetuttetetteeculo e uomini orripilevoli

modello Corona.

Soccorre da una finestra una delle stagioni di Vivaldi

con un violino che illanguidisce.

Ripenso al mondo,

vorrei ci fosse un posto dove poterne stare lontano.

 

8/9/07

L’amore.

L’amore è lo straniero che bussa violento alla porta,

è l’arabo che scompiglia i gerani bene allineati sul davanzale,

è il folletto che con un soffio solleva le gonne alle donne morigerate.

E’ il vento di tempesta che spezza in due gli uomini e li riempie di malinconia,

è il vento caldo del nord che stravolge le menti.

L’amore è.

 

 

 

San globulo rosso.

E’ una settimana che sogno il tuo corpo

ma il gibilisco è immoto

per via della debolezza.

San globulo rosso facci la grazia,

scuoti l’inerte !

 

22/9/07

L’orizzonte.

Vi siete accorti

che l’orizzonte

è una metafora del futuro?

Ciascuno vi vede

scenari meravigliosi,

ogni genere di speranza,

ogni tipo di illusione.

Eppure basta salire

su una sedia

e si scopre cosa c’è

veramente dietro.

Cumuli di immondizia putrescenti,

popoli che sguazzano

nel benessere

ed altri che muoiono di fame.

Un pianeta ormai perduto

orribilmente dilaniato

dalla specie più vorace e feroce

che mai sia stata creata:

L’uomo.

 

19/10/07

In fondo alla caverna.

In fondo alla caverna c’è una piccola fonte.

Illuminata tutta da un diamante che sta sul suo fondo.

Devi bere a piccolissimi sorsi tutta la sua acqua

e quando avrai finito il diamante non ci sarà più.

Tu sei diventata quel diamante.

 

15/12/07

Natale.

“Bruciamo i rom”.

“Gasiamo lo zingaro”

“Fuori i negri”.

“A morte l’Islam”

Il tenero Natale soavemente

impazza

sui muri della città.

 

24/9/07

Capelli neri.

Quando ti svelo

l’ala corvina dei tuoi capelli

quasi per caso

ti ricopre il viso.

Come un velo pudico.

 

5/10/07

Flautis vocis.

Fai,

finalmente,

un gesto.

Spezza,

con fragore,

con rabbia,

con forza decisa,

il tuo pastorale

sull’altare dei poveri.

Che il tuo dio

ne senta il fragore

e si svegli

dal suo sonno colpevole.

 

Questa ferita.

Questa ferita,

così antica,

così profonda.

E che veicola così tanta sofferenza.

E penso:

E se non l’avessi?

Io che ho avuto tanto

di quanto sarebbe cresciuta,

senza di essa,

la mia vanità,

il mio orgoglio,

il mio narcisismo?

E forse queste ferite

a questo servono:

A farci conoscere i nostri poveri limiti.

 

2/1/08

Onda

Sospinta dall’urlo del vento

si squassa rabbiosa l’onda

per spegnersi lentamente sulla spiaggia

come lacrima solitaria.

Ricorda la forza della passione

che si spegne alfine

nello stesso modo.

Tanto possente ed arrogante prima,

tanto malinconica infine.

 

23/1/08

Poesia araba.

Il tuo corpo è un prezioso giardino

con molti deliziosi frutti di primavera

ed un piccolo cespuglio di rose.

Un vibrante bocciolo schiude là i suoi petali alla rugiada del mattino.

Tra i suoi sentieri mi smarrisco

ed il suo ricordo riempie di gioia la mia vita.

Ma,

insieme,

mi tormenta.

 

10/3/08

Il vento e la città.

Da un po’ di tempo

questa città

è attraversata

per ogni dove dal vento.

Volano dappertutto

i cappelli degli uomini

e svolazzano le gonne

provocando timorati gridolini.

Parrebbe che questa città

si sia,

finalmente,

aperta al mondo

e , grazie al vento,

diventata parte dell’universo.

Io sono quella città

io sono quel vento

io sono colui che entrambi osserva e che di entrambi vive.

 

E’ bello.

E’ bello saperti con me

e qualche volta,

questa cosa così forte,

mi spaventa.

Non voglio pensare

di poterti perdere.

Non voglio pensare

a come mi perderei.

 

 

2/2/08

Il tuo angelo custode

Sento anch’io,

del tuo angelo custode,

 il fruscio delle ali.

Vedo anch’io che ti segue ovunque

e guida i tuoi passi.

Si posa lieve sulla tua spalla

quando ne hai bisogno.

E,

seduto sulla spalliera del letto,

si copre gli occhi e leggermente arrossisce

quando stiamo insieme.

Ma,

giuro,

sorride anche a mezza bocca, felice.

 

7/3/08

Essere altrove (ovvero una botta di “cupio dissolvi”.)

Lo dico con franchezza.

Mi sono rotto di tutti,

dei parenti vicini e lontani,

degli amici più stretti e delle amiche più care.

Mi sono rotto dei poeti e degli scrittori e dei preti e dei vescovi e del papa.

Mi sono rotto del vento freddo del nord e del sole caldo del sud.

Mi sono rotto del sesso ma anche il non-sesso scassa.

Mi sono rotto di quelli che hanno sempre il ditino alzato

e di quelli che ci infliggono i loro conflitti interiori,

inquinando l’atmosfera dei luoghi dove stanno.

Poi ci penso e forse sono io che dovrei essere altrove o forse sono già là senza saperlo.

Sono certamente io a voler appartenere ad una altra specie, ad un’altra città, ad un altro pianeta.

Oh si!

Fortissimamente,

vorrei poter essere altrove !.

 

18/3/07

Se finisce l’amore.

Mi eri così preziosa

e così cara.

Ma è finito,

ora,

il tuo amore per me.

Chi raccoglierà ora

i miei pezzi sparsi?

Chi curerà con uno sguardo

le mie ferite?

Chi riempirà la mia vita?

Eri così preziosa

e ti ho perduta.

 

4/4/08

Dopo la ferita.

Dopo la ferita

sfuggi il mio sguardo.

Non agitarmi, dici.

Invece io

cerco i tuoi occhi

e senza parole sussurro:

Sconvolgimi l’anima.

Ancora.

 

 

5/4/08

I giardini d’Orleans.

Nei giardini d’Orleans

ci sono enormi alberi

con molte stanze.

A lungo ho girato per quelle stanze

senza sapere cosa cercassi.

In una stanza ho trovato te,

un giorno,

e da quel giorno ho smesso di cercare.

Abbiamo passato molto tempo insieme

ed ora è finita.

Allora ho ripreso a girare tra le stanze

dei grandi alberi

e, ancora una volta,

non so cosa cercare.

 

11/4/08

L’amore ineguale.

Con forza hai spezzato il cerchio che ci avvinceva.

Io non avrei avuto la forza per farlo.

E’ pur vero che tu, oltre me,

avevi tanta vita intorno.

Per me invece la mia vita eri tu.

 

26/4/08

Come te, come me.

Mi sarebbe piaciuto essere,

come te,

tollerante.

Ma c’è sempre qualcuno

che mi strappa la rabbia dalle viscere.

Mi sarebbe piaciuto essere,

come te,

comprensivo.

Ma c’è sempre qualcuno

che non riesco proprio a capire.

Mi sarebbe piaciuto essere,

come te,

tenero e dolce.

Ma forse solo in parte ci sono riuscito.

Il fatto è che non voglio più andare

contro la mia natura profonda,

per troppo tempo negata.

Sono perciò quello che sono.

Mi sarebbe piaciuto però,

io rosso tu bianca,

restare con te per sempre.

 

30/4/08

Acque calme.

Ad acque calme

avrei così tante cose da dirti.

Ad acque calme

avrei da dirti cose

che non ho mai detto a nessuna.

Ad acque calme ,

lo so già,

non riuscirei nemmeno a parlarti

gli occhi pieni di lacrime per l’emozione.

Ad acque calme……

Ma quando mai lo sono ??!!

Ci struggono dentro cose

che fanno di quelle acque,

anche adesso,

un mare in tempesta.

 

2/5/08

Percorro cupo.

Percorro cupo,

avvolto nel mantello della malinconia,

strade che non sono più curioso di conoscere.

 

Don Tano.

 

Don Tano, fino ad oggi,

ha sciolto nell’acido un bambino

ed ammazzato tredici persone.

 

Ma il vero pericolo è quel barbone

che chiede l’elemosina seduto

sul marciapiedi.

 

Don Carmelo Piromalli con la droga

si è comprato il porto di Gioia Tauro.

 

Ma il vero pericolo è quel senegalese che vende accendini

all’angolo della piazza.

“E che cazzo, non ha il permesso di soggiorno!!”

 

Don Gennaro Guaglione ha strangolato con le sue mani

due ragazzini che si erano messi in testa di fondare una nuova banda di camorristi.

 

Ma il vero pericolo è la badante polacca che assiste il vecchietto in carrozzina.

“ E che cazzo, non parla nemmeno bene l’italiano!!!.”

 

Il rumeno, impazzito di miseria ,

ha violentato una donna italiana.

 

Ma il vero pericolo è la ragazza rumena che per dodici euro viene a pulire dove sporco io.

 

Carmelo Geremia, detto “o professore”,con i proventi degli appalti truccati si è comprato un pezzo delle nuove torri di New York.

 

Ma il vero pericolo è la ragazzina rom che con la scusa di leggerti la mano cerca di fregarti il portafoglio.

 

Alcuni ragazzini hanno ammazzato a pedate un loro coetaneo.

 

Ma il vero pericolo sono i musulmani che chiedono un luogo degno dove pregare.

 

Ho chiesto al prefetto se posso

restituire il passaporto e cambiare nazionalità.

Gli ho detto che in questo periodo un po’ mi vergogno di essere italiano.

 

Meno male che ci sono i diversi da odiare.

Se non ci fossero saremmo costretti a guardare

dentro di noi e tra di noi

e potremmo restare impietriti dall’orrore.

 

10/6/08

Umano, troppo umano.

Nei miei passi recenti

conobbi un uomo

dalla insaziabile voracità.

Ogni infamia era ammessa

per spianare gli ostacoli frapposti

a quella inarrestabile bramosia.

A costui ben s’attaglia il motto:

Umano, troppo umano.

 

3/5/08

L’amor.

L’amor che dentro mi ribolle.

L’amor che gonfia il petto e riempie di lacrime gli occhi.

L’amor che, anche ora, spinge la mia mente verso di te.

L’amor che non trovando altro sbocco

si trasforma, disperato,  in versi.

 

La strada di Gheriglio.

Gheriglio non sapendo trovare

le proprie scarpe

cammina con le scarpe degli altri.

Non riuscendo a trovare la propria strada

segue i passi degli altri.

Così ci si aliena da sé.

 

Millanta.

Con millanta e millanta di atomi

si costruì una farfalla.

Con millanta e millanta di lettere dell’alfabeto

costruì una poesia.

Con millanta e millanta di significati

costruì sé stesso.

E tutto questo è nulla perchè

una sia pur sottilissima bava di vento

scompiglia, in un istante, l’ordine della vita.

 

 

Non ti illudere.

Non ti illudere,

mi dici.

Ed i tuoi occhi implorano:

Non lasciarmi sola.

Non ti illudere,

ripeti.

E capisco che intendi :

Aiutami a tenere ferma una decisione

che ci uccide.

Ma sono cose da chiedere?

 

Forse hai ragione tu.

Forse hai ragione tu.

E quando mai le donne

hanno avuto torto!

Il fatto è che i maschi

distillano un ormone

che annebbia la loro mente

e fa volgere i sensi

sempre nella stessa direzione.

Guarda il piccione innamorato !

Gira su sè stesso

in una danza da scemo

mentre l’altra

nemmeno se lo fila.

Guarda il gatto in amore !

Corre cieco sotto le ruote delle auto

senza nemmeno rendersene conto.

Ed ora guarda me !

 

Lo vedi quel motociclista?

Lo vedi quel motociclista fermo?

Moto feroce, casco aggressivo,

giubbotto e brache imbottite.

Sembra un guerriero alieno,

un marziano da combattimento,

la quintessenza dell’aggressività.

Ed ora sta tremando dietro l’angolo,

in sosta vietata,

sperando che la vigilessa in gonnella,

un metro e sessanta scarsa,

non lo veda e non gli faccia la multa.

 

In quest’angolo di mondo.

In questo angolo di mondo,

tra il colonnato corinzio ed un portico grigio,

passano,

come in un film ripetuto all’infinito,

vite che cercano amore oppure sesso facile oppure più nulla.

E questi ultimi non perché siano satolli

ma perché hanno ormai rinunciato a vivere.

 

20/5/08

Quando...

Quando è buio anche a mezzogiorno.

Quando il cuore è pesante come un mattone.

Quando ti senti la morte dentro.

Quando non c’è un verso che ti aiuti.

Quando la cupezza non si scioglie in acqua e nemmeno nell’alcool.

Quando la musica non ti rinfranca.

Quando il sorriso che aspettavi non arriva.

Quando la parola che cercavi è disperazione.

 

21/5/08

Mare nero.

Quando ti incontravo,

talvolta,

gli occhi mi si riempivano di lacrime

e non riuscivo nemmeno a parlare.

Ci stringevamo allora forte la mano

finche non passava.

Ora che hai voluto che finisse,

la parte della mia vita  che ti apparteneva

lentamente si allontana da me

come una barca su un mare di pece.

 

22/5/08

La realtà delle cose.

Se hai paura delle cose

devi aspettarti che le cose

si atteggino in modo da farti paura.

 

23/5/08

In cucina.

Anche oggi ho preparato,

ormai è un po’ di tempo,

una bella grigliata mista

di malinconia, nostalgia e rimpianto.

E’ inutile che gli amici mi telefonino.

E’ inutile che le amiche mi stuzzichino.

Stasera ceno da solo.

 

27/5/08

Imago.

Malgrado il tempo abbia già inanellato

molti grani della sua corona di spine,

se guardo lontano ancora ti vedo.

Ed una nuova spina si infigge.

Debbo imparare a guardare,

tenendo gli occhi bassi,

il più vicino possibile.

E non so ancora cosa sperare:

che quella imago si allontani da me per sempre

o che invece ancora a me si riavvicini.

 

1/6/08

Il compagno G.

G  non voleva essere poeta ma uomo.

G-R cercava perciò una strada.

G-R-A chiedeva a gran voce che qualcuno gliela indicasse.

G-R-A-Z  si era sempre più smarrito in questa ricerca.

G-R-A-Z-I perciò correva velocemente verso la disperazione.

G-R-A-Z-I-A si era irrimediabilmente perduto nel suo labirinto.

G-R-A-Z-I-A-N non riusciva ad intravedere sé stesso nemmeno da lontano.

GRAZIANO purtroppo non ce l’ha fatta e si è buttato giù dal ponte.

……….

Noi non dovremmo celebrarlo ma porci le sue stesse domande.

 

 

 

 

Il sig. A ed il sig. B. (ovvero il Senatore ed il Cavaliere)

Chi conosce quante ville possedeva A.?

E quante barche? e quanti miliardi?

Del signor B. invece sappiamo tutto.

Quante ville, quante barche, quanti miliardi.

Anzi quanto “grano” come dice lui.

Di fronte alla ricchezza di A.

era cosa degna la lotta di classe.

Di fronte all’esibizionismo di B.

già sembra troppo sprecare

una risata sguaiata.

 

Mary Quant.

Un giorno Mary Quant

inventò la minigonna.

Diceva di avere compiuto un atto

di grande creatività.

Sapeva benissimo invece,  essendo donna,

di avere solo inventato un altro strumento

per dare il tormento ai maschi.

 

Il genere.

Maschione è decisamente troppo.

Anche maschio peraltro

mi parrebbe eccessivo.

Diciamo che mi sento

di appartenere di più al genere:

Io speriamo che me la cavo.

 

 

Talora.

Talora si intravede,

bel buio più profondo,

un barlume , ma che dico,

una scintilla di felicità.

Senza un motivo, senza un perché.

 

21/6/08

Oh! la prima volta che vidi il mare!

Com’è immenso, senza limiti.

La guardo sorpreso.

Io che di mari ho visto

la Cala piena di merda,

il mare putrido di Mondello,

l’acqua trasparente del Salento,

la furia cieca sugli scogli del Foro Italico.

La guardo sorpreso.

Io che di mari ne conosco molti.

E tutti profondi.

 

E' un tempo nuovo.

E’ un tempo nuovo

che s’approda,

che ci viene incontro.

Un tempo senza maschere

né veli.

Un tempo che sconvolge

e a molti fa paura.

Un tempo a lungo

 

28/6/08

Temporale d’estate.

Il lampo ed il tuono

sono persone serie.

E quando sono proprio sopra la tua casa

ti accorgi che il lampo

ha luce che nessun lampione possiede

e che il tuono voce forte

che non è eccessivo definire tonante.

E’ meglio averli sopra casa

che quando si è nel bosco.

Qui il vento è padrone

e strapazza rami e foglie,

come impazzito folletto.

Tacciono spaventati gli uccelli

ed ogni vivente s’intana.

Le nubi nere sfiorano ruvidamente le cime

e nelle radure sfidano il terreno

quasi a volersi impossessare

di ogni forma di vita.

Solo dopo un pò

il tutto s’acquieta

ed ancora trema la terra.

 

5/7/08

Creazione o evoluzione?

C’è un contrasto forte

tra chi crede nella creazione

e chi nella evoluzione.

Ma ai primi chiedo:

Come potrebbe un creatore

essere così sprovveduto

da affidare una Natura tanto indifesa

alla cieca ferocia dell’uomo?

 

29/8/08

Marea.

Il tuo amore per me

è come una marea.

Un giorno avanza potente

dilagando sulla riva

e di sé arricchendola.

Ma un giorno però essa si ritrae

desertificandola.

Ora è tempo di marea alta

ed io sono qui aspettando l’onda

affinchè di te io possa nuovamente godere.

 

 

30/8/08

Ogni volta.

Ogni volta che ti rivedo

è una vertigine spiazzante.

Che sposta la mente nel tempo e nello spazio.

Fuori di qua, altrove.

C’è poco da fare,

l’innamorarsi è la forma di rincoglionimento

più meravigliosa che esita.

 

17/7/08

Notte senza stelle.

In questa notte senza stelle

abbaia lontano un cane.

Un altro ulula verso la preda sognata.

Io coltivo invece nel mio orto oscuro

un senso di colpa.

Per essermi accalorato ieri,

per essere stato stupido come il mio interlocutore,

come la mia interlocutrice.

In questa notte senza stelle

vorrei poter spaccare le montagne

ed invece

non mi è nemmeno permesso di essere stupido.

 

4/8/08

I poveri.

I poveri sono fastidiosi,

sono troppo insistenti.

Sono quasi insopportabili,

talora puzzano anche.

I poveri spesso non sono nemmeno di qua,

vengono da fuori.

I poveri sono litigiosi,

non s’acquietano mai.

Fermi !. Non guardate lontano.

Noi siamo esattamente come loro.

 

20/8/08

Un posto.

In questo posto mite

(la brezza che accarezza,

lieve,

la pelle,

i grandi alberi che smorzano

l’ardore furioso del sole).

 

27/8/08

L’essere sospeso.

Stamane,

è come se l’anima

vibrasse

tra tante suggestioni.

Sarà il ricordo di Delfina?

O risuona per il rimpianto,

oh si quanto struggente e tormentoso!,

di Elisa?

Sarà la speranza appena intravista

di una nuova storia possibile?

O sarà la paura che essa provoca in me?

Oppure…?

Ed ancora…..

L’aria sopra il glicine sontuoso è tremula ed indifferente.

Sconvolge,

talvolta,

la consapevolezza di quanta immensa

sia

la nostra solitudine .

 

24/9/08

Passaggio fugace.

Incedi,

soffusa di tristezza,

il passo malinconicamente lento.

Il bel viso assente

in una attesa senza speranza.

 

Insinuazione.

Tra i tanti travagli

s’insinua,

furtivamente pare,

un refolo di dolcezza.

Che riscatta,

pare,

una vita che sembrava

altrimenti perduta.

 

La felicità.

La felicità

è vicenda asintotica

che mai si raggiunge.

Seppur sempre intensamente ambita.

 

Quanto mondo.

Ma quanto mondo mi è stato precluso.

Ma quanto, ma quanto e

per così tanto tempo.

Senza sentire, senza provare,

senza capire, senza conoscere.

Senza rimedio.

Solo ora lo so,

solo ora lo capisco.

Il tuo corpo che mi sfiora

è un’alba radiosa,

risveglio di meraviglie

e, insieme,

rimpianto di ciò che si è

irrimediabilmente perduto.

 

13/12/08

I dadi.

Lanci i dadi

e ti tocca un certo percorso

di vita.

Un altro lancia i dadi

 e gli tocca un altro percorso.

Ma nessuno di noi

ricorda di avere lanciato dadi.

Ed ancora non si è capito

chi cazzo lo abbia fatto al nostro posto.

 

28/10/08

La stanza dei mille veli.

Nella stanza dei mille veli

mi aggiro da tempo.

Mi ci perdo talora

mi ci ritrovo altre.

Per quanti veli,

affannosamente,

io squarci

altri ancora ne appaiono.

Taluni nuovi,altri orlati dalla polvere del tempo.

Altri ancora più antichi.

Foresta di tulle

intricata come jungla di rovi.

Irta di veleni e serpenti.

Nella stanza dei mille veli

non c’è bussola che aiuti.

 

14/11/08

L’ispirazione.

Nel giardino umido

della pioggia d’autunno

cammina lieve.

Nel buio fitto,

solo vagamente rischiarato da un lampione,

cammina quieta.

Sapevo già che non ha ombra

e che i suoi passi non lasciano orme

sulla neve.

Eppure il suo peso è assai

e pesa dentro come un macigno.

 

 

18/12/08

La vita è così.

La vita è così

incredibilmente ricca,

in un modo perfino

inimmaginabile.

E di essa riusciamo a cogliere,

pur così tanta ricchezza,

piccolissime, miserevoli briciole.

Modestissime formiche siamo

di fronte a così tanta immensità.

Che giornata oggi!

Così piena di felicità

da straboccare dappertutto.

 

Quell’accidente di Vivaldi

Quell’accidente di Vivaldi

doveva essere un uomo

irresponsabilmente felice.

Ma così tanto

da versarne a piene mani

in ogni sua musica.

Sarà stato perché era grande

oppure perché insegnava il violino,

e Dio sa cos’altro,

alle giovani ospiti

del Pio Ospitale.

Ma che lusso oggi ragazzi!

Mangiare pasta e fagioli

ascoltando i concerti di Vivaldi

suonati dai Solisti Veneti.

 

 

20/12/08

Gelo.

Cominciò

con un sottile filo di gelo

attraverso lo stomaco;

Fu quando capì,

con l’età,

che questo è un viaggio senza ritorno.

Era così anche prima

ma solo ora l’aveva capito.

 

 

….. quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.

Di orrori siam capaci,

inimmaginabili.

Siamo

quell’uomo straziato

i visceri fuori dal corpo.

Siamo

quella donna

stuprata, sventrata, sfregiata

che pure ancora vive

nel luccichio degli occhi

un urlo di indicibile sofferenza.

 

Ah! S’io fossi foco!

 

Siamo

quelle larve d’uomo

tra il filo spinato e

quel frustino spietato

di umanità perduta.

 

Ah! S’io fossi foco!

 

Siamo

quel papa crudele

che per rispettare la vita

la rende vieppiù disumana e senza pietà.

 

Ah! S’io fossi foco!

 

Siamo

quel mercante di morte

che vende spade di fuoco

che spezzano in due bimbi innocenti.

 

Ah ! S’io fossi foco!

 

Siamo ….., basta. Basta così!

 

Siamo però anche e per fortuna

quell’oscuro poeta

che senza armi né gloria

ama il verso e la vita.

 

 

 

 

 

1/1/09

Sotto i portici.

Sotto i portici, il primo dell’anno.

La neve,

finalmente,

ha spazzato via

dai portici ombrosi

la canea ululante

assetata di acquisti.

 

6/1/09

Infrattato.

Infrattato tra pietraie di rovi,

tra cespugli spinosi,

tra mucchi di pale di ficodindia irti di aculei.

Da lì tirava,

segreto,

i suoi fili dolenti.

Un giorno però,

e dagli e dagli,

si scoprì il suo nome.

Era il bisogno di amore.

 

2/2/09

Canto “civil”.

Prima il cuore prorompe,

poi la musica assorda.

E quando le tempie pulsano rombando

 

parte il canto “civil”.

 

Ricordo di un dolore antico,

di una freccia spezzata.

 

Canto “civil”.

 

Di un grande rombo

il ricordo,

di una speranza finita.

Il vento scava ora

nelle profonde gole della memoria

e solleva polvere di dolore.

E mai s’acquieta

questo treno lanciato,

questo sasso  che precipita cieco,

questa scheggia infinita.

 

Come.

Come un gigante

che attende di essere

svegliato.

Come un masso informe

che attende lo scultore

che ne liberi la forma.

Come il vento forte

che spera nella vela

che lo raccolga.

Come la foglia secca

che desidera la terra

che la trasformerà a nuova e diversa vita.

Così vivono, disperati.

 

 

9/1/09

Corri da sola.

Corri senza meta

affannata

e non riesco a fermarti.

Oh si, come vorrei fermarti

e godere del tuo sguardo!

Ansimante continui

un percorso solo tuo

del quale io sono solo una sosta.

Ed io aspetto…

Seduto al bordo della strada

su una antica pietra

scruto la strada che si perde

all’orizzonte

dalla parte dalla quale

prima o poi apparirai.

Come sempre.

 

30/1/09

Fu dapprima un refolo.

Non tanto da far stormire

ma appena  bastevole

al tintinnio delle conchiglie

appese sul balcone.

Fu dapprima un refolo di vento,

leggero come un fiato profumato,

ad annunciare la primavera.

Novella lieve

come una primavera dell’anima.

 

 

9/2/09

Trascino.

Trascino la barca,

d’azzurro chiaro,

sull’arenile pietroso.

Tra vecchie funi

ed antichi remi.

La pesca è stata grande

ed il cuore esulta.

Lo sguardo verso l’orizzonte lontano

è ora limpido come il cielo.

 

10/2/09

Testamento biologico.

Se un qualche dio avesse voluto

farmi nascere un vegetale

mi avrebbe, usando il suo consueto sarcasmo,

fatto nascere finocchio.

Mi ha fatto però uomo

e perciò voglio vivere in sensi.

Se dovessi diventare un vegetale

distaccate,

vi prego,

tutti gli interruttori.

Con troppo disgusto

in questi giorni

ho visto tanta gente,

alcuni vestiti di scuro

altri con tuniche rosse,

discettare,

sogghignando,

sul dolore altrui.

 

 

11/2/09

Non solo oggi.

Non solo amore mi dai,

non solo amore mi hai dato.

Mi hai dato, è importante sai,

anche tanti ricordi del tuo amore,

tanti ricordi di momenti

che oggi mi appaiono

come gli splendidi fiori della meraviglia.

 

18/2/09

Il corpo.

Hai il corpo della gazzella

che bruca placida l’erba di primavera.

Hai gambe lunghe ed agili

ed uno sguardo che trafigge.

Sbagli bersaglio però, ragazza.

Io ho il passato alle spalle

e tu tutto il futuro davanti.

Sbagli bersaglio

ma di quello sguardo assassino

comunque ti ringrazio.

 

2/4/09

A silvio

Cavaliere, ho appena saputo

che il pianeta terra

fa una rivoluzione all’anno.

Ma che mi dici??!!

Fosse comunista pure lei???!!!

 

21/2/09

Voli

Lanciò le briciole verso l’alto

verso lo stuolo di gabbiani

che le afferrarono al volo,

stridendo felici,

Poi essa pure si librò

e si unì ad essi.

 

27/2/09

In fondo.

In fondo al pozzo oscuro

c’è una luna incerta.

E’ nodo intricato

di sofferenza e gioia,

di piacere e frustrazione,

di delizie e dolore.

Per quanto guardi,

per quanto discerna

il nodo appare sempre inestricabile,

intrinsecamente confuso.

 

1/4/09

Nella notte.

Nella notte insonne

un vecchio nero, pianista di jazz,

sembra impastato del blues

che sta suonando.

 

23/4/09

L’ospite.

Da molto tempo ormai

sempre più mi accorgo

di essere un ospite.

Di questa terra,

di questa vita.

E nulla di ciò che mi sta attorno

mi appartiene veramente.

Meno che mai il cieco ansimo rabbioso,

meno che mai l’aggressività ottusa.

Di mio ho solo

qualche modesto sentimento,

qualche ideuzza, qualche sogno.

 

5/5/09

Nei più intimi pensieri.

Nei più intimi pensieri

sono essenza d’erba,

fibra di radice,nerbo di foglia.

Desiderio tanto intenso da essere brama.

Fuso nel verde,

erba tra l’erbe,

foglia tra foglie.

 

6/5/09

Maschi e femmine.

Dove abito io

ci sono tre mini

occupati da ragazze.

Non si sentono mai,

tutto il giorno a studiare,

escono solo per andare a lezione.

In un altro mini abitano

due ragazzi.

Tutto il giorno strimpellano la chitarra,

giocano con la pallina,

urlano, entrano ed escono di casa mille volte.

Sbattendo ogni volta le porte…

Com’è che i maschi sono così stupidi ed infantili

e le ragazze no!!??

Dipenderà dal testosterone??.

 

15/5/09

Illuminazione.

La gioia la colse,

all’improvviso,

quando

 la perlacea luce dell’alba

sconfisse,

infine,

la cupezza della notte.

 

2/6/09

C’era una volta il sorriso…

Tutto questo ridere,

tutta questa ilarità,

questo sorriso perenne

che sembra

una agghiacciante paralisi

del volto.

Tutta questa falsa allegria

che cerca di nascondere

il ghigno terribile

del potere assoluto.

Viene da piangere

ad osservare questo riso immutato,

questa maschera ilare

che nasconde

il verminaio del nulla.

Viene da piangere

ad osservare il riso

degli astanti

che riflettono quel ghigno,

gli occhi vuoti.

 

17/6/09

Tanti infiniti.

Siamo così pieni

di tanti infiniti

e continuamente

ci abbagliano

con le loro eternità.

Non ce ne districhiamo

per la nostra pochezza

ma di essi,

comunque,

riusciamo pure a vedere

qualche sprazzo,

qualche scintilla.

 

18/6/09

Una giornata ben spesa.

Passano tre zingare e un codazzo di bambini.

Gli occhi scuri, la faccia astuta.

I vestiti di stracci o gli stracci come vestiti.

Si guatano intorno la faccia sospettosa e furba.

Chissà perché ogni volta mi mettono un sacco di allegria.

 

 Passano due ragazzini,

 lei si torce le mani per l’imbarazzo, gli occhi brillanti,

lui ha il passo incerto paralizzato dalla timidezza.

Lei è bianca e lui è nero.

(ma allora sono come noi !!!)

 

La mamma e la figlia hanno un carrello per uno.

Ne danno uno al ragazzo nero fuori dalla Coop

perché ne recuperi la monetina.

L’altro dicono lo diamo a quell’altro nero che sta là in fondo.

E’ giusto!

 

Il cardinal Martini dice a Scalfari:

“A volte i non credenti

sono più vicini a noi

di tanti finti devoti.

Lei non lo sa ma il Signore si.”

 

Accidenti che bella giornata !

 

 

25/6/09

La stagione degli amori nei colombi.

Il piccione fa la sua danza circolare

ed il suo continuo canto glu-glu.

Gonfia le penne del collo,

gira su sé stesso pestando i piedi.

Nessuna se lo fila e lui continua.

Ma un giorno una scellerata rispose.

Ed allora un piccolo balzo, un frullar d’ali

ed è già tutto finito.

 

30/6/09

Razzismo.

Quanti nuovi colorati vestiti

e quante diverse capigliature.

E pelli diverse

e svariate culture.

Varie incomprensibili lingue

e splendidi visi circondati da veli.

Nuovi languidi sguardi

e nuovi ghigni feroci.

Tra i tanti mondi possibili

appaiono ora i mondi multicolori.

Pensa che sfiga ad essere daltonici

e vedere tutto in bianco e nero.!

 

 

9/7/09

Mondo di delizie.

Mi confondi di delizie

delle quali mai ho conosciuto

eguali.

Mi pare incredibile,

che proprio a me.

Ancora,

dopo tanto tempo,

non so ancora spiegarmi

il perché.

 

10/7/09

G8.

Gli otto grandi (!?) parlano della fame nel mondo

nutrendosi di aragoste su piatti d’oro

profilati di platino.

Discutono di povertà dormendo in suite

con biancheria di seta.

Chiacchierano dei poveri del mondo

mentre dodici segretari fanno i conti

dei loro lucrosi cachet.

Si scambiano libri di marmo da 100.000 euro

ai quali il pensionato,

che non arriva alla terza settimana,

ha contribuito con 10 euro.

Scorre la lacrimuccia sulle orribili macerie

mentre 60.000 persone dormono in tende

soffocanti.

Ora da otto sembra passeranno a 14.

Ed il pensionato già paventa che questa volta

dovrà contribuire con 20 euro

11/7/09

Come vorrei.

Come vorrei

potere essere incorporato nell’erba,

assorbito dai boschi,

sciolto nel ruscello,

fare parte di ogni vivente.

E succederà un giorno

che ogni mio frustolo,

ogni mia particella,

ogni mio atomo

sarà parte dell’universo mondo.

 

9/7/09

Traccia antica.

Questa antica traccia

che pur ci indica la strada del futuro.

Questa pista ormai fredda

che pure dobbiamo seguire.

 

20/7/09

In una calda serata di luglio.

Una brezza lieve

attraverso la stanza

agitando le tende

come un sospiro.

Brezza che,

per il suo tocco fresco,

sembra l’alito della grazia.

 

 

22/7/09

Quelle che…

Quelle che…

la portano in giro nemmeno fosse la madonna pellegrina;

Quelle che…

sembra ce l’abbiano chiusa in una cassaforte;

Quelle che …

sembra che la tengono dietro ad una cancellata di ferro

(si intravede tutto ma non si può entrare);

Quelle che…

se la tengono da parte per quando diventano vecchie;

Quelle che …

sembrano che dicano “entrino signori entrino”;

Quelle che…

non nuotano a rana perché bisogna allargare le gambe;

Quelle che …

la tengono sempre al buio perché se no si impressiona;

Quelle che ...

vorrebbero ma non possono;

Quelle che ..

loro vorrebbero ma è il marito che non è d’accordo;

Quelle che …

una tantum la danno malvolentieri al marito

(ma certo che Giovanni è un’altra cosa);

Quelle che …

 

5/8/09

La putrida putrella.

La putrida putrella

si svegliò all’improvviso

e si rese conto di essere

fatta di ferro.

Da quel momento cominciò

a chiamarsi rugginosa putrella.

 

7/8/09

L’amore col tempo.

L’amore, col tempo,

scava radici

nel profondo.

Come una vecchia talpa

affonda la sua tana

e sempre meno lascia

tracce di sé

sopra.

Di esso si sente però ancora

come un respiro profondo,

come tuono lontano

che promette tempesta

o come desiderata pioggia

all’arsura.

 

19/8/09

Al nemico.

Un tempo,

che mi sentivo generoso,

auguravo al mio peggiore nemico

una rapida dolce morte

tra le calde braccia della sua donna.

Poi egli divenne più efferato.

Ed ora, perciò,

è più opportuno augurargli

una morte lenta tra atroci tormenti.

 

Una piacevole novità.

Mentre guardavo una vetrina,

due giovani fanciulle mi hanno chiesto

cosa stessi guardando.

Abbiamo così,per un po’,

lietamente parlato di cellulari.

Che piacevoli sorprese che riserva

talora la vita!.

Dopo però, non si sa mai,

ho controllato che avessi ancora il portafoglio.

20/8/09

Glenn Gould.

Un giorno Glenn trovò infine

il piano che aveva così tanto cercato.

E nel tristo scantinato di Astoria Street,

smemore di tutto,

cominciò a suonare da par suo.

Creò così dal nulla così tanta bellezza

che festoni di note arricchirono lo squallido soffitto di cemento.

Creò così tanta armonia che luci e colori mai visti

intinsero le scarne pareti.

Così fece Glenn , creatore di bellezza.

 

22/8/09

Dopo un pomeriggio.

Dopo un pomeriggio,

il fuoco attraverso i muri di pietra,

di colpo un vento ha smosso i rami grossi

e le girandole sono ridiventate allegre.

 

5/9/09

Felicità.

Felicità è un istante ,

una brezza lieve sul viso,

un vago sentore di profumo,

una musica lontana.

E’ un istante solo,

un rapidissimo flash

ed ecco che appare,

sospeso nell’aria imbalsamata,

l’angelo dell’animo profondo.

 

 

13/9/09

Sguardi.

Sguardi

come spade fiammeggianti

che trafiggono il cuore,

gambe come lance

guizzanti,

corpi come magie .

Il cuore si sfianca

nel tanto ammirare.

 

17/9/09

Animali.

Ho sempre avuto

tanti animali per casa,

e da tempo ormai

mi sono formato la convinzione che,

cuccioli o adulti,

gli animali sono come i bambini.

E’ perciò che quando vedo uno

che spara agli uccelli o arpiona una balena

non posso fare a meno di pensare

che quel bastardo sta ammazzando

un bambino.

Spero tanto, ma lo spero proprio tanto,

che il giorno del Giudizio

la giuria sia composta solo da animali.

 

23/9/09

Uomo comune.

L’uomo comune

attraversa la sua vita

cieco.

Frange il suo legno

contro spaventose onde

oppure ristagna inerte

nella più soffocante bonaccia.

Di nulla comprende il senso.

Di nulla comprende di ciò che lo muove.

Insulso eroe di ogni tempo,

campione assoluto

della più totale incoscienza.

7/10/09

I tre odori.

Ho ogni anno tre appuntamenti fissi.

All’inizio di primavera,

nel piccolo ombroso ritaglio di verde sotto casa,

fiorisce il pergolato di glicine.

Profumo intenso che entra prepotente in casa

e riempie le stanze.

Ed è come l’innamorarsi.

A maggio invece

esplode la grande spalliera di gelsomini.

Ti travolge per pochi meravigliosi giorni.

Proprio come fa la passione.

A ottobre infine fiorisce l’oleandro.

Ed è aroma sottile,

intenso e delicato insieme, ma per un giorno solo.

Proprio come il ricordo sfuggente di una bella donna

che ha attraversato per un istante la tua strada.

Se ci pensi sembra il tutto una metafora della vita.

Tra poco però dovrò cambiare casa.

E tra tanti saranno proprio questi tre silenziosi amici

che lascerò con più rimpianto.

Eh si, sembra proprio una metafora della vita.

Ma anche della morte.

 

23/10/09

Torre.

Torre ti facesti,

inviolabile,

tranne che per il bisogno.

Torre ti facesti,

inespugnabile,

fuori che per il dolore.

 

19/11/09

Il mondo roverso.

Nel mondo rovesciato

gli alberi hanno le radici per aria

e le foglie sono sottoterra.

Nel mondo rovesciato

i pesci camminano sulla terra

ed i gatti nuotano sott’acqua.

Nel mondo rovesciato

i puttanieri straparlano di famiglia

ed i razzisti adorano il crocefisso.

 

22/12/09

Neve.

Nevica!!

I più sgomenti,

i piccioni.

 
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   

 

 

 

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